Modena City Ramblers “Dopo il lungo inverno”
Etichetta: Mescal Brani: Prologo / Quel giorno a primavera / La musica del tempo / Tota la sira / Oltre la guerra e la paura / Le strade di Crawford / Western Union / Mia dolce rivoluzionaria / Il paese delle meraviglie / Intermezzo / I prati di Bismantova / Mala sirena / Mama Africa / Risamargo / La stagione di delinqueint / Il treno dei folli / Come nuvole lontane / Stranger in Birkenau / Epilogo Produttore: Peter Walsh
Strano che sia Cisco sia i Modena abbiamo aspettato pochissimo, il minimo indispensabile, per dar luce ai nuovi lavori, i primi dopo la separazione. Dall’una e dall’altra parte si è tradita un’ansia – nient’affatto negativa beninteso – di proporre subito la propria musica nuova. Il ritorno dei Modena già nel titolo annuncia una chiara voglia di rinascita e lascia annusare quell’inequivocabile sensazione di sapere come uscire più forti da una stagione fredda che permea l’intero lavoro. Così come avevamo mosso qualche critica a Cisco, che ci era sembrato claudicante nel tentativo di deviare verso il folk d’autore nell’esordio solista di un paio di mesi fa, così applaudiamo alla scelta dei nuovi Modena di non essersi voluti reinventare a tutti i costi. Dentro “Dopo il lungo inverno” ci sono gli ingredienti che eravamo abituati a trovare nei vecchi dischi del gruppo emiliano: meticciato latino-balcanico-celtico, ballads struggenti, divertimento e impegno civile, folk da ballare, suggestioni mediorientali. Le voci di Betty e Dudu (meglio la prima della seconda, che a volte esagera con l’enfasi), già rodate dal vivo, si sono inserite al meglio nelle nuove composizioni, facendo sentire la loro personalità. I Modena ripartono col piede giusto, dunque, e il loro è un ritorno che non vuole passare inosservato, con 19 tracce e la copertina stampata in quattro colori diversi (ognuno simboleggia una stagione). Con Quel giorno a primavera riparte subito la festa, si passa con gioia per l’incipit fossatiano di Oltre la guerra e la paura («mio fratello guarda il mondo e non sa cosa pensare/mio fratello guarda il mondo in cerca di un segnale») e per la ‘zingarata’ di Western Union con la Original Kocani Orkestar, fino ad arrivare al reggae de Il paese delle meraviglie («questa è la più bella stagione/è un’eterna e ricca primavera/di ogni cosa sono il padrone/e nella mia vita non c’è frontiera»). Quando si rallenta il ritmo, arrivano le emozioni evocanti spazi aperti fuori dal tempo di I prati di Bismantova e di Come nuvole lontane, entrambe con l’interpretazione commovente di Betty. Per non parlare di un gioiello in cui le voci di Betty e Dudu si affiancano felicemente: Mala sirena, che, col suo saper far maturare un sentimento di speranza («la vita rinasce/sulle tue cicatrici») dal vuoto e dalla distruzione, può essere preso come paradigma di “Dopo il lungo inverno”.
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