Afterhours “Non usate precauzioni – Fatevi infettare”
Da Milano alle mecche del rock, New York e Los Angeles. Niente facile, ma gli Afterhours ci sono riusciti e la Virgin, che ha recentemente acquistato tutto il loro catalogo, prova a raccontare l’evoluzione della band con un’operazione video probabilmente inedita in Italia: ben 4 dvd, i primi due usciti da qualche giorno (il primo disco contiene interviste, partecipazioni televisive, live, materiale raro, il secondo tutti i videoclip del gruppo), il terzo e quarto arriveranno a primavera inoltrata. In questo “Non usate precauzioni – Fatevi infettare” si ripercorre la storia degli After dagli esordi. Una storia iniziata a metà anni Ottanta quando degli After di oggi c’era il solo Manuele Agnelli. Manuele diventò presto Manuel e la band iniziò subito a segnalarsi come uno dei nomi più promettenti del “nuovo rock italiano”, che ancora non era stato definito e non aveva preso coscienza dei propri mezzi ma che sarebbe esploso di lì a qualche stagione. L’esordio (“All The Good Children Go To Hell”) arrivò nel 1989; nello stesso anno gli After, insieme ai Ritmo Tribale, vennero chiamati a partecipare al New Music Seminar di New York. Nel ’90 venne pubblicato “During Christine’s Sleep” per l’etichetta Vox Pop, che Agnelli nel frattempo aveva fondato con Giacomo Spazio, Paolo Mauri, Mauro Giovanardi. Giorgio Prette arrivò prima di “Cocaine Head”, l’album del ’92 che venne presentato da Alternative Press come disco del mese. Poi la storia più nota: l’arrivo di Xabier Iriondo, “Pop Kills Your Soul”, l’incisione della cover di Rino Gaetano “Mio fratello è figlio unico”, la spinta ad una trasformazione radicale come quella che comportava l’iniziare a cantare in italiano. Operazione nient’affatto semplice e immediata, soprattutto perché non sentita da Manuel come necessità impellente. La cover di Gaetano, però, aveva un po’ cambiato le prospettive e nel frattempo molte band nostrane, dopo anni di duro lavoro, stavano iniziando a raccogliere consensi cantando nella nostra lingua: Ritmo Tribale e Casino Royale ottennero notevole visibilità, Negrita e Marlene Kuntz pubblicarono i fortunati album d’esordio. Quando uscì “Germi”, insomma, c’era già una scena e gli Afterhours rischiavano di arrivare troppo tardi. La forza di Manuel e soci però non era in nessun modo destinata a passare inosservata. Seguendo i dettami del cut-up burroughsiano, Manuel iniziò a tagliuzzare frasi da Novella 2000, dalla Bibbia, da riviste di cucina, da libri di matematica e ad assemblare testi che non lasciavano scampo, testi che forse in Italia non si erano ancora sentiti. In “Germi” Manuel riuscì ad unire la poesia esplicita di Lou Reed con l’irriverenza di Serge Gainsbroug e i risultati furono versi come «scopami fra/fiori urlanti strategie/insetti malvagi/da scacciare e maledire», «sole bastardo marcisci su di me/vieni dentro, vieni dentro», «così dolce e fortemente/chiavo la mia mente/è una cosa così sporca/che la farei per niente», «ti sdrai e il tuo corpo langue/impaziente di offrire il suo sangue». Tutto sembrava andare per il meglio, ed invece arrivò la crisi. Secondo le parole dello stesso Agnelli, il periodo successivo a “Germi” fu uno dei più brutti della sua vita. Ma dal baratro, quando la loro stessa carriera era a rischio, gli Afterhours uscirono fuori col loro capolavoro, quel “Hai paura del buio?” che segnò l’inizio del legame con la Mescal e che a ragione è considerato la pietra miliare del rock italiano Anni Novanta. “Male di miele” e “Voglio una pelle splendida” erano i singoli che si ascoltavano ovunque, Agnelli venne salutato come il Messia e le date degli After iniziavano a far registrare il tutto esaurito. Pop, noise, punk, Nirvana, Jane’s Addiction, Velvet Underground, Bruce Springsteen, nei diciannove pezzi del suo secondo album in italiano la band milanese mescolò di tutto e convinse anche gli scettici del suo inequivocabile valore. “Non usate precauzioni” si ferma qui. Poi arriveranno “Non è per sempre” e il live “Siam tre piccoli porcellini”. Iriondo dirà addio alla band. Gli Afterhours si rimetteranno in discussione e, rinunciando all’arma dell’ironia presente in dosi massicce negli album precedenti, usciranno con un disco, “Quello che non c’è”, di una forza incredibile, qualcosa di molto avvicinabile alla forza che avranno le straziate storie d’amore di “Ballate per piccole iene”, l’album del 2005 di cui i nostri realizzeranno anche una versione in inglese. Ma di tutto questo si occuperà il secondo doppio dvd del progetto, che uscirà il prossimo maggio.
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