Afterhours @ Flog, Firenze - 12.12.06
Dato il sold out per lo show in programma il 13 dicembre, all’ultimo momento è stata aggiunta un’altra data, oggi. Risultato: un concerto degli Afterhours non isterico, bellissimo, da godere in tranquillità in un club non pieno, senza nessuno a calpestarti o a versarti la birra addosso. Se a questo si aggiunge che siamo agli sgoccioli del lunghissimo tour di “Ballate per piccole iene” (iniziato nel marzo 2005), si può immaginare l’atmosfera che si respira sin da quando i nostri salgono sul palco e attaccano Bungee Jumping: l’atmosfera rilassata di un concerto tra amici. La scaletta saccheggia gli ultimi due album, sette pezzi eseguiti su dieci per “Ballate per piccole iene” (’05), sei su nove per “Quello che non c’è” (’02), e quando va a ritroso a cercare canzoni con più anni sul groppone la scelta cade sulle poco ovvie Lasciami leccare l’adrenalina, Tutto fa un po’ male, Questo pazzo pazzo mondo di tasse. D’altra parte in questi quasi due anni di tour c’è anche chi ha visto gli Afterhours dieci volte, lo ricorda Manuel Agnelli prima di dedicare loro un pezzo «che forse non avete ancora sentito»: Ossigeno, da “Germi” (’95), morboso ed inquietante, col ritornello ripetuto ossessivamente dal pubblico. E’ la fine la più importante, Il sangue di Giuda e gli altri pezzi dell’ultimo album suonano più secchi nei nuovi arrangiamenti, minimali ed efficaci, nei quali nondimeno fa la sua porca figura il sax di Enrico Gabrielli, che già avevamo apprezzato nei concerti in inglese dello scorso inverno. Alle serate di febbraio e marzo scorsi è legato anche il ricordo dei malumori di una parte del pubblico, malumori che, complice l’aria di festa del finale di tour, stasera sembrano non essere mai esistiti. Sono solo applausi per un’altra canzone tirata fuori dalla giostra della memoria, l’ipnotica Milano circonvallazione esterna, e addirittura si vedono le fiammelle degli accendini per Il mio ruolo. Nei bis gli Afterhours affilano le due ballate irrinunciabili del catalogo, Ci sono molti modi e Quello che non c’è, che rafforzano l’impressione di essere ad un’esibizione per pochi intimi. Manuel scatarra in aria in continuazione, gli schizzi non risparmiano la prima fila, la gente è contenta, applaude e canta. Il frontman trova modo anche di scherzare. «Cosa volete?» chiede. «Pogare», gli rispondono. «Pogare? C’è una palestra qui fuori, potete andare lì». Oppure: «Avete qualche richiesta?», gigiona. «Male di miele», urlano. «Ma naturalmente», acconsente, salvo poi suonare il giro di Strategie, che non è Male di miele, ma forse è meglio e l’effetto è un maremoto sotto il palco. Per la chiusura gli Afterhours sono raggiunti sul palco da Giovanni ‘Micevice’ Ferrario, che aveva aperto la serata con un minishow in solitaria, e salutano tutti con Satellite Of Love di Lou Reed.
«è così insano/dentro i miei occhi/chi ami è un angelo/che uccide se lo tocchi»
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