Afterhours @ Estragon. Bologna 11-03-2006
Il nuovo Estragon e Bologna si preparano al concerto degli Afterhours come se stessero arrivando i Velvet Underground in persona: biglietti terminati già da un mese, un fiume di persone in strada, autobus strapieni, parcheggio intasato, fila ai guardaroba, ecc. E questi sono soltanto alcuni degli aspetti negativi del successo. Che dire poi della schiera di ragazzini, delle donne tutte infighettate? Buon per noi, per carità, ma quando mai ad un concerto degli After abbiamo visto così tante donne? Inutile negarlo ma il fenomeno Afterhours ormai si è allargato, l’album “Ballate per piccole iene” è stato un fenomeno di massa, è andato ben oltre la scena alternativa. E non lo dico con l’ottusità di chi vede il successo per forza come un male. Nick Cave duetta con Kylie Minogue e Bob Dylan fa il pagliaccio in una pubblicità di lingerie, eppure non mi sono mai permesso di pensare che si siano commercializzati. E’ che se decidi di diventare un personaggio pubblico devi accettare qualche compromesso. Qualche settimana fa a Piacenza, Manuel Agnelli si è reso protagonista di una scazzottata con uno spettatore e di un atteggiamento provocatorio ed ostile verso una parte del pubblico che intonava le sue canzoni in italiano, mentre lui cercava di cantarle in inglese. Lo so, danno fastidio anche a me i cori durante i concerti, ancor di più quando sono assolutamente fuori luogo. So anche che a Manuel questa cosa fa veramente incazzare, lui vorrebbe che il suo pubblico stesse lì ad ascoltare e ad apprezzare la sua esibizione. Non sono neanche così perbenista da scandalizzarmi se un cantante perde le staffe e finisce per venire alle mani con qualche spettatore, cosa peraltro normale nel circuito underground d’oltremanica di qualche anno fa, ma così facendo Agnelli finisce per alimentare il mito di rockstar dannato e ribelle, così caro a quei giovani che odia tanto e sul quale ci scatarrerebbe volentieri. Ho visto decine e decine di concerti di Agnelli e compagni e non smetterò certo di seguirli. Ma cosa mi aspetto oggi dagli Afterhours? Buona musica, certo, sono una delle poche band italiane di cui ci possiamo vantare anche all’estero. Un sound sempre più compatto e raffinato. E questa nuova formazione mi ha soddisfatto, non tanto il basso, Roberto Dell’Era è sicuramente più scenico di Andrea Viti ma non altrettanto bravo, quanto la presenza del polistrumentista Enrico Gabrielli, già con Parente e con i Mariposa, alle tastiere e ai fiati. Poi? Una scossa alla musica italiana, un segnale che faccia cambiare l’approccio dei media ai circuiti alternativi. La collaborazione con Greg Dulli, il tour con i Twilight Singer ed il progetto del disco in inglese sono dei grandi passi in avanti. Infine? Infine la maturità artistica di un gruppo che non deve dimostrare niente a nessuno, che va avanti per la propria strada, che, consapevole di avere un gruppo di affezionati, inizia a proporre qualcosa di diverso. Solo così Agnelli sarà libero di esprimere la sua musica in tutta tranquillità, senza essere costretto ad urlare per coprire i cori più fastidiosi o ad eseguire in maniera spicciola e brutale canzoni come “Voglio una pelle splendida” o “Quello che non c’è”, o essere fischiato se prova ad eseguire “The bed” di Lou Reed. Per carità, non che ieri all’Estragon siano state tante le persone che hanno fischiato i tentativi di Manuel con l’inglese, ma il coro “italiano italiano” c’è stato e Agnelli è sembrato alquanto stizzito. Che poi le canzoni dell’album “Ballate per piccole iene” non perdono minimamente nella loro versione inglese, anzi. Manuel, Giorgio e soci hanno creato per questo tour degli arrangiamenti più attenti, si avverte una maggiore cura del suono, le chitarre sembrano più raffinate, c’è maggiore spazio per il violino e per il sassofono. I momenti più intensi in cui danno sfogo alla loro vena più psichedelica ci sono eccome. Insomma gli elementi per un gran concerto ci sono tutti. E allora fanculo alla gente che si lamenta e si comporta in modo irrispettoso. Fanculo al successo, fanculo ai locali pieni. Dopo essere riusciti a dare alla musica underground italiana la dignità che merita, dopo averla portata con il Tora! Tora! in giro per tutta l’Italia, Manuel e soci devono pretendere il rispetto che meritano, ma non con i pugni, non con le prediche, altrimenti si rischia di cadere nella parodia di se stessi, bensì con una scelta difficile, un ulteriore sforzo da chiedere al proprio pubblico, magari affidandosi solo ed esclusivamente all’inglese e fottersi di tutti questi giovani d’oggi che riempiono la sala ma che in fondo in fondo è meglio che se ne stiano a casa.
Setlist: La sinfonia dei topi White Widow Non si esce vivi dagli anni 80 Judah's Blood Sui giovani d’oggi ci scatarro su The thin White Line Ballad for my little hyena The bed Voglio una pelle splendida Quello che non c’è The Ending Is the Greater There's Many Ways 1.9.9.6. Ritorno a casa Ho tutto in testa ma non riesco a dirlo Fresh flesh Germi Cose semplici e banali Ice Box Bye Bye Bombay Rapace Andrea’s birthday
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