di Lucio Garofalo
2007-02-25 - Questo mio breve intervento intende fornire un modesto contributo per sensibilizzare le coscienze di tutti sulla questione del "disagio giovanile" nelle nostre zone, troppo spesso considerate (erroneamente e superficialmente) come una "oasi felice", ma che in realtà rivelano un progressivo imbarbarimento dei rapporti sociali e interpersonali, un pericoloso arretramento e peggioramento delle condizioni di vita dei giovani e degli anziani. Pertanto, intendo subito puntualizzare che la formula linguistica adoperata è errata e fuorviante, in quanto il disagio non è legato ad una condizione meramente anagrafica.
Sarebbe invece più corretto parlare di "disagio sociale", benché questo malessere investa soprattutto le "categorie" dei giovani e degli anziani, ossia le fasce più deboli e vulnerabili della nostra società, essendo più esposte alle difficoltà e alle avversità, anzitutto materiali, che la realtà quotidiana oppone ed impone senza offrire alcuna speranza di "salvezza" o di superamento.
L'assenza di un lavoro degno di questo nome, lo spauracchio dell'emigrazione (anche per le fasce sociali maggiormente scolarizzate), il ricatto, sempre più borbonico ed obsoleto, delle clientele politico-elettorali, la crescente precarizzazione dei contratti di lavoro e più in generale della stessa esistenza: queste sono tra le cause più drammatiche, più profonde e strutturali che producono e alimentano il malessere materiale ed esistenziale delle giovani generazioni che nascono, crescono e si formano culturalmente nella nostra terra, l'Irpinia, ma poi sono costrette ad emigrare altrove, per far valere le proprie qualità e il proprio talento, per rinvenire un luogo in cui vivere, per scoprire un campo in cui realizzarsi non solo dal punto di vista professionale, ma anche sul piano umano e sociale. Se invece restano, sono costrette a "scelte" assai umilianti e mortificanti, quali inchinarsi al solito "santo protettore", oppure farsi mantenere a vita dalle proprie famiglie. Queste sono condizioni per nulla dignitose, che in nessun caso permettono di affermare la propria indipendenza economico-materiale, ma soprattutto di pervenire alla piena autonomia sotto il profilo umano, sociale e politico. Si tratta infatti di situazioni sempre ricattabili, segnate da dolorose frustrazioni interiori.
Con queste righe io intendo scagliarmi contro l'ipocrisia, l'indifferenza, l'impotenza, l'inefficienza, lo strabismo delle istituzioni locali, apatiche ed incapaci di interrogarsi seriamente per cogliere le cause reali del "fenomeno", ossia le ragioni di questa diffusa disperazione di tipo esistenziale. Cause che sono sotto gli occhi di tutti e coincidono soprattutto con uno stato di emarginazione, di solitudine e di precarizzazione crescente che investe soprattutto i giovani, ma non solo i giovani. Infatti, nelle nostre zone sono tanti i disoccupati che hanno oltre 30 anni, se non oltre 40 anni, oppure tanti - e destinati ad aumentare, purtroppo - sono i lavoratori già "anziani" che si trovano senza lavoro e senza speranza dopo un licenziamento improvviso e inatteso.
Per comprendere la crescente drammaticità della situazione, basterebbe citare un dato davvero impressionante ed allarmante, che dovrebbe scuotere le coscienze intorpidite di ciascuno di noi : nel 2006, appena concluso, il numero dei suicidi in provincia di Avellino ha superato quota 40!
Questa cifra è davvero sconvolgente ed inquietante, e non può non turbare la nostra sensibilità, ma soprattutto dovrebbe indurre a fare qualcosa tutti coloro che sono deputati a livello politico-istituzionale per rispondere a drammatiche "emergenze" sociali come quella dei suicidi.
Ebbene, quale è la "risposta" delle istituzioni politiche locali?
Semplice: il ricorso sistematico ed imbelle alle forze dell'ordine, all'inasprimento dei controlli (anche di tipo elettronico) e dei posti di blocco, alla repressione poliziesca, come se questi sistemi autoritari potessero rimediare efficacemente al malessere diffuso e dilagante nelle nostre comunità, che trae origine da altre "emergenze" e da altre problematiche sociali che ancora non hanno trovato una soluzione adeguata e razionale: la disoccupazione, la nuova emigrazione, la crescente precarizzazione delle condizioni di lavoro e di vita, l'assenza di diritti, di tutele, di speranze per i tanti giovani, e meno giovani, dell'Irpinia.