Casa del Vento “Il grande niente”
Etichetta: Mescal Brani: Il grande niente / Un giorno / La meglio gioventù / Ala sinistra / Il fiore del male / Perle strade / Finché il vento / Illegale / L’ultimo viaggio / Sul confine / L’amore infinito / Piovono pietre / Sempre in movimento / Alla fine della terra Produttori: Casa del Vento & Andrea Rovacchi
Un disco di spessore, di memoria, di commozione vera, un disco umile e cortese. Con “Il grande niente” la Casa del Vento si accredita definitivamente come una delle realtà musicali più autentiche nella desolazione senza fondo dell’italico mainstream. Con i Modena forse destinati a perdersi dopo il cambio di formazione, è rimasta la Casa del Vento a tenere alta la bandiera della musica che non ha paura di mischiarsi con l’impegno civile: come i vicini di casa Bandabardò, lo fa attingendo al folk ma con approccio meno freak, come dei Tetes de Bois meno poeti e meno matti, scagliandosi senza timore contro le ipocrisie del nostro tempo. “Il grande niente” è una raccolta di 14 episodi in cui la scrittura e l’interpretazione di Luca Lanzi (voce e chitarre) spiccano per intensità e lucidità. I primi 4 brani (Il grande niente, Un giorno, La meglio gioventù, Ala sinistra) fanno presto a farsi apprezzare e cantare: gridi di battaglia in cui si rivendica l’estraneità da tutto ciò che nega il diritto all’intelligenza nella società di oggi, dalla malavita organizzata, alla corruzione, alla finta felicità televisiva. Poi arriva Ginevra Di Marco ad impreziosire un pezzo già notevole, Il fiore del male, dolce ballata dedicata alla memoria di Pier Paolo Pasolini. La bellezza trova posto anche in altre ballate: Finché il vento, un canto contro lo scoramento («dentro al deserto/porta da bere»), anche quando tutto sembra renderti immobile («e intanto i ricordi hanno perso il cammino/ed anche i tuoi sogni hanno perso le ali») è possibile trovare un soffio amico («le nuvole guardano/ancora i tuoi giorni/portate da un soffio/che bacia il tuo amore»); L’amore infinito, la purezza del sentimento più bello del mondo resa con semplicità disarmante («porto con me/l’amore infinito/lo conserverò/per sempre»); Alla fine della terra, che rimanda col pensiero ad uno dei più bei pezzi dei Modena, Canzone dalla fine del mondo, stesso sguardo puntato lontano, dove l’orizzonte non è limite ma porta per l’infinito («per un giorno così bello/da potersi abbandonare/una barca in mezzo al mare/senza terra da toccare»). Nella Casa del Vento abitano sei musicisti dei quali abbiamo bisogno più di quanto pensiamo: voci autentiche che rifiutano di omologarsi, che sputano irriverenti sui piatti che ci vengono serviti dalle lobby di potere, che sanno come dietro ogni conquista si nasconda una fatica immane. Luca e Sauro Lanzi, Patrick Wright, Massimiliano Gregorio, Fabrizio Moranti e Riccardo Dellocchio sono musicisti che guardano avanti senza per questo rinnegare la tradizione. E, da buoni toscani, non dimenticano la grande lezione della ditta Pelù-Renzulli, se è vero che in Illegale pare di sentire i Litfiba d’annata.
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