Jim Thompson “Una spaventosa faccenda”
Non mi sorprende che Bruce Springsteen abbia dichiarato di essere un fan di Jim Thompson. Basta prendere una qualsiasi canzone del Boss, ascoltarla con attenzione, per capire il debito che certi racconti in forma di canzone hanno nei confronti della scrittura di Thompson. Nebraska, per esempio, con quei versi glaciali («me and her went for a ride sir/and ten innocent people died/…/through the badlands of Wyoming/I killed everything in my path») in cui Springsteen è un entomologo della violenza, racconta e descrive, senza giudicare. Quello che ha sempre fatto Thompson con la sua prosa. E il legame di certe murder ballads – nel canzoniere di Springsteen e di altri songwriter di oggi se ne trovano tantissime – con tale prosa appare ancora più smaccato ora che abbiamo tra le mani gli scritti brevi di Thompson. Dopo aver amato i suoi romanzi – In fuga, Colpo di spugna, L’assassino che è in me – scopriamo nello scrittore dell’Oklahoma anche un grande autore di racconti, uno in grado di creare un piccolo mondo, animarlo con un pugno di dialoghi secchi e distruggerlo con un’azione finale risolutiva e fatale, tutto nel giro di pochissime pagine. Non è difficile immaginare alcuni di questi scritti, raccolti dall’editore Fanucci nel volume Una spaventosa faccenda, trasformati in ballate da Springsteen o da chi volete voi. Prendiamo per esempio il racconto Pagare all’uscita, brevissimo ritratto di una ladra assassina, senza fronzoli e senza troppi giri di parole («Celeste non gli rispose. Si limitò a rivolgergli un sorriso enigmatico mentre premeva il grilletto.»), perfetto da adagiare sopra una chitarra folk, un piano e poco altro. Che abbiano le sembianze di un mini thriller psicologico, come La falla del sistema, o la classica struttura del giallo, come Buio in sala, i racconti di Thompson riescono sempre ad avvincere. Essenziali e schizoidi, come i personaggi thompsoniani che trovano nella violenza la loro rivalsa su un mondo che non ha avuto troppi riguardi nei loro confronti. Chi ancora non conosce la poetica della desolazione di questo scrittore sappia che è a tutto ciò che va incontro prendendo in mano la sua opera: violenza come scelta di vita, sangue come contropartita gerarchica, omicidio come riscossa sociale.
Jim Thompson “Una spaventosa faccenda” (Fanucci, 2006) pag. 304; euro 14
Leggi la recensione di Jim Thompson "In fuga": http://win.ilmascalzone.it/re109.htm Leggi la recensione di Jim Thompson "Colpo di spugna": http://win.ilmascalzone.it/re68.htm
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