Il Cameroun di Alice
Un Paese intero celebra la "Festa nazionale della Gioventù" / 8
18/2/2008 - Per celebrare il referendum che l’11 febbraio 1961 sancì la riunificazione del Cameroun in un unico stato indipendente, da oltre 40 anni si celebra la “Giornata Nazionale della Gioventù”. La festa consiste nella parata di tutte le scuole e da balli e canti fino al pomeriggio. Alla scuola materna, come in tutte le altre scuole del resto, i preparativi sono iniziati una settimana prima con le prove di marcia per la sfilata. Indossare la divisa e marciare come i soldati sono cose che i bambini adorano, tanto più in occasione di una festa Nazionale.
Insieme alle altre tre maestre con cui lavoro abbiamo acquistato un pagn (tessuto di cotone) uguale per tutte per farci fare l’abito, mentre ai bambini sono stati fatti dei grembiulini rosa e celesti. Ogni mattina della settimana precedente la Festa, la prima ora di scuola viene utilizzata per insegnare ai bambini a marciare come soldati e a intonare una canzoncina che fa: “.. l’école va comme les petits soldats”.
Tutta la cerimonia si svolgerà nel campo di calcio del Liceo di Mouda: domenica pomeriggio, vigilia della festa, faccio i capelli ad Elise, la direttrice e maestra con cui lavoro. Ha voluto lavarli e stirarli: compito arduo perché i loro capelli sono sottili, ma durissimi e molto crespi. Però sono riuscita a fargli una bella acconciatura con l’aiuto di una crema “anticrespo” che aveva comprato. Finalmente il giorno della festa è arrivato: il mio vestito è ancora dalla sarta, passerà Elise a prenderlo e me lo porterà a casa. Alle 8,30 bussano alla porta: è Machiamai, il mio bimbo preferito (si ha sempre una preferenza, è inevitabile…). Mi porta il vestito in una busta nera, con la sua piccola vocina mi dice: “Bonjour Alice, voilà ton habillé”. E‘ vestito con un camicione verde che arriva sotto al ginocchio, pantaloni e per l’occasione ha messo anche le scarpe: mi ha dato l’impressione del paggetto che regge lo strascico della sposa nei nostri matrimoni.
Mi vesto e andiamo a scuola. Mettiamo i grembiulini ai bambini, rosa per le femmine e celesti per i maschi, poi via sul pulmino della fondazione, direzione Liceo di Mouda. Campo di terra, un gazebo in paglia per le autorità e gli ospiti, due grandi casse per la musica, un microfono per il discorso di apertura, il giallo della brus e delle colline già secche come sfondo, un forte vento che trasporta polvere e rende l’aria ancora più secca, il sole forte e caldo su di noi. Tutte le scuole dei dintorni allineate, con lo striscione di identificazione. Ci prepariamo anche noi: saremo i primi a sfilare.
Prima dell’arrivo delle autorità e del discorso iniziale passa più di un’ora e i bambini iniziano a stancarsi. Uno dei più piccoli fa: “Maestra, devo andare in bagno” e via tutti dietro che devono andare in bagno: si parte nella brus tutti insieme e si fa quello che si deve fare… Dopo un po’: “Maestra ho sete, maestra ho caldo …” Poveri cuccioli!
Pronti? Si parte. I bambini sono divisi in quattro file: Elise ed Abiba guidano il “battaglione”, Maifeo ed io siamo ai lati e in coda per “recuperare i dispersi”. Sembrano quattro serpenti che marciano a zig zag, ognuno va per conto suo. Ad un certo punto succede l’inevitabile: Messem, una bambina della mia classe, perde la ciabatta e inciampa. Io cerco di riprenderla al volo, inizia a piangere, con una ciabatta sì e una no inciampa di nuovo e cade. Parte la catena, uno sopra all’altro come nel domino. A me e alle maestre scappa da ridere ma i bambini si rialzano e riescono a concludere la sfilata mentre la presentatrice elogia i nostri abiti. In realtà sono stati cuciti da una ragazza che sta ancora imparando e non gli sono venuti proprio bene: le cuciture sono un po’ storte e le gonne hanno un verso tutto loro. Ma sicuramente sono originali… Mentre sfilano le altre scuole, compriamo bignè fritti per i bambini palline di sesamo e zucchero per noi. Buonissime!
Nel pomeriggio la festa continua con balli, canti e torneo di calcio femminile e maschile. In serata tutti al “Sourvoltage”, il piccolo bar dall’altro lato della strada che per l’occasione mette un recinto di paglia per far pagare l’ingresso: si balla e si beve birra, c’è molta gente e una bella atmosfera di allegria.
Un’ altra giornata, per me, da ricordare con un sorriso.
Alice Beltrami
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