Rotatoria di Ragnola, vi spiego perché va bene
San Benedetto del Tronto | Negli ultimi giorni ho sentito il dovere di intervenire sul dibattito, a mio modo di vedere anche un po' sopra le righe, sorto in relazione alla realizzazione della rotatoria lungo la SS16 in località Ragnola.
di Francesco Canestrari*
È inevitabile che ogni soluzione o nuova proposta correlata alla viabilità sia destinata ad essere amplificata a causa del coinvolgimento che tale argomento innesca in ciascun cittadino. Volendo fare una analogia, è possibile considerare il traffico come la nazionale di calcio: ognuno ritiene di conoscere la soluzione vincente!
Difatti tale atteggiamento è frutto di un retaggio storico, le cui radici risalgono tanto alle strade consolari romane quanto al periodo delle città stato, che è stato ereditato nella seconda metà del secolo scorso nella consapevolezza di non potere adeguare le caratteristiche delle strade esistenti alle sempre maggiori esigenze dei veicoli moderni.
Ciò ha comportato che, anche per le nuove infrastrutture, QUALUNQUE TECNICO spesso sprovvisto di specifiche competenze potesse progettare senza la preoccupazione di doversi attenere a nessun tipo di normativa cogente tale da implicare responsabilità professionali.
Fortunatamente a partire dal 2001 le cose sono cambiate, in attuazione delle disposizioni contenute nel Nuovo Codice della Strada risalente al 1992 (!), con l'emanazione del primo decreto ministeriale riguardante le norme geometriche e funzionali dei tracciati stradali. Ma, cosa ancora più importante, dall'aprile 2006 è entrato in vigore anche un secondo decreto avente per oggetto le norme funzionali e geometriche relative alla intersezioni stradali, comprese le rotatorie.
Tale premessa è indispensabile per chiarire un primo punto riguardante la rotatoria appena realizzata a Ragnola: i progettisti sono stati tenuti a rispettare i contenuti del decreto di recente emanazione, cosa che è avvenuta con il massimo scrupolo e professionalità.
Ne deriva pertanto che, DA UN PUNTO DI VISTA FORMALE, la rotatoria in oggetto è in grado di garantire il transito di tutti i veicoli in relazione ai quali le norme stesse sono state concepite e che dettano i parametri geometrici da adottare in termini di diametro della corona esterna, larghezza dell'anello, raggi di curvatura e larghezza dei rami di ingresso e di uscita.
Esistendo una norma da rispettare non può essere pertanto invocata la presunta necessità (tutta da dimostrare) di dovere garantire il transito a qualche potente e futuristico mezzo di trasporto correndo il rischio di violare (con conseguenze penali) norme tecniche di fatto messe a punto negli anni '90. Qualunque scelta operata diversamente risulterebbe arbitraria. Personalmente, contribuendo in prima persona alla stesura di norme nazionali ed internazionali in campo stradale, non sono portato ad assumere un approccio dogmatico nei confronti di tali strumenti che inevitabilmente subiscono un processo di "invecchiamento". Tuttavia le eccezioni richiedono un approccio cauto e documentato ma, soprattutto, competente e non emozionale.
Fatta tale premessa vorrei precisare alcuni aspetti SOSTANZIALI relativi alla rotatoria in oggetto ed alle problematiche ad essa correlate, colmando la carenza di informazioni che potrebbe indurre a giudizi affrettati. È bene chiarire che il primo a suggerire l'esigenza di sostituire l'intersezione semaforica con una rotatoria è stato il sottoscritto nel marzo del 2005. I motivi che mi indussero a segnalare tale intervento risiedevano nella pericolosità intrinseca di una intersezione a raso semaforizzata che non impone nessun rallentamento condizionato della velocità ai conducenti dei veicoli.
È noto infatti dalla letteratura scientifica nazionale ed internazionale (sono documentati gli esiti di sperimentazioni condotte negli Stati Uniti, in Olanda, Australia, Germania, Francia, Svizzera ed in alcune città italiane) come la sostituzione di semafori con rotatorie comporti enormi riduzioni degli incidenti gravi con feriti e morti, anche superiori al 70%. Sebbene mai verificata in precedenza, la pericolosità latente di tale intersezione semaforizzata, si è concretizzata in tutta la sua tragicità nella notte del 21 gennaio del 2006 in uno scontro frontale-laterale in cui persero la vita 2 persone.
È da chiedersi pertanto quali siano le cose realmente importanti, se è corretto perseguire il rallentamento dei veicoli e tentare di salvaguardare l'incolumità degli utenti della strada, oppure preoccuparsi delle tracce di pneumatici dei TIR sui cordoli causate magari dalla fisiologica necessità di adeguare la guida alla nuova infrastruttura.
Ricordo a tale proposito che ogni nuovo intervento è stato sempre accompagnato da polemiche che sono poi rientrate nel tempo con valutazioni esattamente diametrali. Un esempio è rappresentato dalla rotatoria di Viale dello Sport che secondo alcuni non comportava un rallentamento sufficiente in direzione nord (alla nuova rotatoria di Ragnola si rimprovera il problema esattamente opposto!): oggi, dati alla mano, tale intervento ha consentito una riduzione pari al 70% del numero di feriti (5 feriti in meno all'anno).
Un ulteriore considerazione è doverosa con riferimento alla rotatoria Merlini a nord dello stadio Ballarin. Tale rotatoria risultava caratterizzata da una elevata incidentalità che negli anni aveva anche provocato dei decessi a causa di anomalie geometriche del ramo di immissione proveniente da nord: ebbene semplicemente RESTRINGENDO tale ramo di ingresso oggi si assiste ad una riduzione del 50% del numero di feriti annui.
Vorrei concludere questa mia dissertazione esortando tutti ad incentivare le buone intenzioni e le iniziative volte a garantire l'incolumità dei nostri cari che, tutti nessuno escluso, ogni giorno sono costretti ad affrontare i pericoli della strada. Ciò non deve tuttavia mai costituire un alibi per coloro che giornalmente sono chiamati ad affrontare temi così delicati che, lontani da ingiustificate posizioni ideologiche, richiedono apertura e disponibilità a rivedere soluzioni ritenute inizialmente corrette. Un famoso aforisma afferma infatti che veramente esperti si diventa solamente dopo avere fatto tesoro di tutti i possibili errori.
*Professore Ordinario di Strade, Ferrovie ed Aeroporti Università Politecnica delle Marche