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Amor Fou

La dimensione ideale degli Amor Fou: intervista ad Alessandro Raina

«e di rivoluzioni tradite per punture di rose/non resta molto a parte le perdute occasioni/ma non vederlo come il frutto naturale/di un banalissimo amore»

Sono passati quasi due anni da quando, nell’agosto del 2007, Il Mascalzone realizzò la prima intervista ufficiale agli Amor Fou, un supergruppo formato da Cesare Malfatti (La Crus, The Dining Rooms), Alessandro Raina (Giardini di Mirò, Noorda), Luca Saporiti (Lagash) e Leziero Rescigno che da lì a qualche settimana avrebbe pubblicato l’esordio discografico su etichetta Homesleep, La stagione del cannibale. Nella primavera del 2009 arriva alle nostre orecchie del nuovo materiale: tre splendidi pezzi contenuti dell’ep Filemone e Bauci. Sul primo pezzo, la title-track, diciamo solo che prende il titolo da una leggenda greca raccontata dal poeta latino Ovidio nelle Metamorfosi, il resto – versi e musica di raro fascino – va semplicemente ascoltato e riascoltato. Le altre due tracce sono Il Ticinese, un brano a cavallo tra canzone d’autore e suggestioni cinematografiche, e L’ultima occasione, una cover di Jimmy Fontana dal testo incredibilmente attuale e a suo agio tra le parole di Alessandro Raina.
Parlando con Alessandro – voce, chitarra e autore della band – scopriamo come il progetto Amor Fou si sia trasformato dai tempi de La stagione del cannibale e di come abbia ora raggiunto la forma ideale. Oltre ad Alessandro Raina, gli altri Amor Fou attualmente sono Leziero Rescigno alla batteria e alle percussioni e Giuliano Dottori al basso e alle chitarre. Non c’è dubbio che l’ep Filemone e Bauci – che sarà venduto in edizione limitata solo in occasione dei live – mostri un’anima quanto mai viva, squarciata dalla malinconia e segnata dalle passioni vintage dei nostri, un’anima nuda che rende già febbrile l’attesa per l’album venturo.

Sono passati quasi due anni dalla nostra prima intervista agli Amor Fou: com’è cambiato il vostro progetto in questo lasso di tempo?
E’ cambiato moltissimo e un po’ era scritto nel nostro dna visto che gli Amor Fou nacquero un po’ troppo ‘a tavolino’ secondo un’idea che accomunava sia Cesare Malfatti che Lagash, ossia quella di produrre un tot di brani e aspettare che attirassero l’attenzione della discografia. Trattandosi di un’idea superata, che non teneva conto dei mille cambiamenti portati dalla rete e dai nuovi modi di promuovere la musica, ci siamo da subito dovuti riorganizzare e, passando per tanti, forse troppi, cambiamenti in corsa, siamo finalmente riusciti a raggiungere una dimensione ideale. In questo senso la vita di Amor Fou, per come l’abbiamo sempre intesa io e Leziero, comincia ora.

Possiamo definire il testo di Filemone e Bauci – bellissimo – in qualche misura ‘fossatiano’? 
Vorrei poterti dire di si, e molti hanno ravvisato delle analogie. Ho la massima stima per l’autore ma purtroppo la mia conoscenza di Fossati è modesta e quanto ho ascoltato di suo, salvo rari esempi (del periodo La pianta del tè) non mi ha mai entusiasmato quanto Battisti, De Gregori o Tenco.

C’è una scelta estetica precisa o una curiosità specifica dietro il ricorso alla mitologia?
Non proprio. Parlerei più che altro di un rapporto di suggestione continua con il patrimonio classico che ci appartiene e non va rimosso perché spesso è una chiave di lettura efficacissima del nostro presente, nonostante oggi molti parvenus confondano l’appartenenza e l’identità con il mero passatismo.  

La canzone è collegata ad un racconto che porta lo stesso titolo, scritto da te. E’ nato prima il racconto o la canzone? E che rapporto hai con la scrittura in prosa?
Prima il racconto, che è stato però concluso sulla scia della canzone. Fare lo scrittore è sempre stato il mio sogno, ma ad oggi non me ne ritengo ancora all’altezza e per questo evito di invadere il terreno e l’attenzione altrui con creazioni mediocri.

Il testo de Il Ticinese invece consta di soli tre versi, per il resto è una splendida cavalcata musicale: è la vostra spiccata propensione cinematografica che non manca di far capolino?
Assolutamente sì! Il testo de Il Ticinese è quello che ho scritto più velocemente in vita mia. Nato da una sorta di visione di un uomo che ha i tratti di Franco Citti o di Volontè, ritratto nel momento cruciale della svolta, non si sa se negativa o positiva. Il titolo è un amaro tributo ad un quartiere che fotografa perfettamente il puttanaio pseudo-fighetto che Milano è diventata in pochi decenni. Un tempo il Ticinese era, come altri quartieri, un caleidoscopio di contrasti e idealismi. Lo popolavano puttane, anarcoidi, estremisti, bombaroli, ubriachi, pittori, millantatori, artigiani e disperati vari. Sono rimasti solo i millantatori.

La mia impressione è che l’intensità delle tre canzoni dell’ep superi quella delle canzoni del già molto intenso album di debutto. Sei d’accordo?
Non potrei esserlo di più.

Ultimamente sono usciti con degli ep anche Paolo Benvegnù e Petrol: è un segno dei tempi?
Credo sia un segno del fatto che un artista, soprattutto se non ha raggiunto dei riscontri di pubblico/vendita tali da poter programmare la propria attività in modo annuale, è oggi quasi costretto a produrre nuovo materiale con scadenze molto strette e non sempre è possibile realizzare un lp, per costi e tempi di lavorazione. Dopotutto è una tendenza già diffusissima all’estero, dove ci sono band che vivono di ep e di singoli per anni prima di pubblicare il disco d’esordio.

Come vi siete trovati nella dimensione breve di un ep?
E’ stata una scelta un po’ obbligata, legata alla volontà di fotografare questo momento di grande fervore creativo legato alla transizione dal vecchio al nuovo corso e a tutti i cambiamenti e gli eventi, belli e meno belli, che si sono accavallati. Ci piace cercare di creare sempre una cornice di coerenza per cui abbiamo deciso di optare per un ep che contenesse una sua narrazione interna ed un mood ricorrente in tutti i brani. Il disco invece sarà decisamente eterogeneo.

Ecco, in che modo il prossimo album sarà collegato a Filemone e Bauci?
Musicalmente lo sarà, anche se solo in parte, poiché è stato scritto e registrato nello stesso periodo ma conterrà moltissimi elementi musicali in più che credo spiazzeranno molti ascoltatori e renderanno un’idea di tutto quello che abbiamo metabolizzato e inseguito in due anni, sperando sia la definitiva pietra d’angolo di tutti i progetti che abbiamo in cantiere riguardo ad Amor Fou.

 Pierluigi Lucadei

Interviste

 Articolo letto 2226 volte. il 29 May 2009 alle 18:40
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