Il Cameroun di Alice
E' iniziata la stagione delle piogge: grandi quantità d'acqua in poco tempo. Poi la terra si asciuga, ma intanto la vita della natura riprende...
All’estremo nord del Cameroun è iniziata la stagione delle piogge. Il cielo è sereno, nel suo azzurro intenso: all’improvviso si scatena un forte vento, arrivano nuvole grigie e pesanti, le fronde degli alberi danzano con frenesia. Nelle lunghe distese di terra i piccoli cespugli secchi vengono inghiottiti da alti mulinelli che sollevano la sabbia e rendono il paesaggio color seppia. Tra le piccole case dei villaggi fatte di fango e paglia, il vento che si incanala nei vicoli trascina con se qualsiasi cosa incontri nel suo cammino. Gli uomini si affrettano a mettere sui tetti di lamiera grossi sassi per evitare che volino via. Intanto le donne posizionano i secchi nel cortile per raccogliere l’acqua che sta per arrivare, mentre i bambini fanno rientrare gli animali. Iniziano i fulmini, uno dietro l’altro, seguiti da forti boati, le scariche cadono sui pali della corrente, corrono lungo i fili elettrici, si vedono le scintille, squarciano alberi in due, illuminano il cielo ormai scuro, come se ci fosse il sole di mezzogiorno. Inizia a piovere con forza, sembra di essere sotto una cascata. La corrente elettrica salta, tutto si paralizza, non si può far altro che rinchiudersi in casa aspettando che finisca. A volte, dopo mezz’ora, torna a splendere il sole, a volte la pioggia dura una mezza giornata. Quando tutto è finito, i sarè (case tradizionali) riprendono vita, gli uomini mettono a posto le recinzioni in paglia, le donne infreddolite, coperte da due strati dei loro grandi tessuti multicolori, puliscono il cortile, versano l’acqua nei vasi di terracotta. I bambini con il maglioncino che sembra un colabrodo, il cappello di lana ma rigorosamente a piedi nudi, si rincorrono tra le pozze d’acqua che costellano il villaggio. Con una mezza giornata di sole tutto si asciuga, resta però quello che la pioggia fa rinascere dopo mesi di siccità. Le colline qui intorno hanno finalmente ripreso il loro verde intenso, gli alberi si dipingono di fiori rossi e bianchi (gli unici che si trovano qui). In alcune zone caratterizzate da colline fatte da grandi massi appoggiati in bilico uno su l’altro, si formano dei graziosi prati dove il bestiame può godere di un buon pasto: su questi letti di verde spiccano i tetti in paglia che, con la luce del sole, ravvivano il giallo creando un paesaggio suggestivo e completamente diverso da quello di un mese fa. Sembra di essere in qualche piccolo paesino sperduto nelle campagne irlandesi. La pioggia porta anche tanti insetti, alcuni fastidiosi come le zanzare e le cavallette, altri invece molto graditi alla gente del posto. Le cimici escono dal terreno tra i fili d’erba appena germogliati subito dopo l’acquazzone: allora i bambini, muniti di barattoli di latta, partono in massa alla ricerca di questi piccoli esserini facendo a gara a chi ne trova di più. Riempito il “trofeo”, tornano a casa fieri della buona caccia e le mamme preparano una succulenta frittura di cimici. A vederle non hanno un bell’aspetto ma, condite con sale e peperoncino, possono diventare uno stuzzichino da sgranocchiare in compagnia. A volte resta in bocca qualche granello di terra, ma vi assicuro che non sono niente male. Alice Beltrami
Pubblicato il 25/6/2008 alle ore 12:46 da provincia.ap.it
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