L'Etiopia di Francesca
Una "puntata" nel vicino Yemen per scoprire che è comune a tutta l'area l'abitudine di masticare il "chat"
17/07/2008 - Ho trascorso alcuni giorni nello Yemen, paese di grande fascino nella cui capitale, Sanà, Pasolini decise di ambientare uno dei suoi film.
Ho potuto subito accertare che questo paese ha in Comune con l’Etiopia il fatto che i suoi abitanti, soprattutto gli uomini, amano in gran parte masticare il chat, se lo si pronuncia all’etiope o il qat, se invece lo si dice alla yemenita. Si tratta di foglie di una pianta a effetto stimolante la cui masticazione può occupare diverse ore della giornata e dare una certa dipendenza.
Se si è invitati a casa di qualcuno, oltre a cibo e caffé viene di solito offerto anche del chat per accompagnare la conversazione. La sua masticazione è un importante fenomeno sociale: gli uomini si incontrano e discutono mentre masticano il chat. Si inizia intorno a mezzogiorno e si può andare avanti fino a pomeriggio inoltrato perché sembra essere compatibile con diverse attività lavorative: ad esempio, se si ha un negozio in cui ricevere gli amici e, ogni tanto, servire qualche cliente. Di solito anche gli autisti dei trasporti pubblici o dei camion masticano il chat, per meglio sopportare la noia dei lunghi viaggi.
A Moyale, entrando in bar o in negozietti, mi capitava di osservare i venditori e i loro amici mentre strappavano le foglioline dai rametti e formavano una piccola pallina da mettere tra denti e guancia aggiungendo delle foglie di tanto in tanto. Mentre parlavano, potevo osservare i loro denti diventare verdi del succo rilasciato dalle foglie. In capitale alcuni studenti, quando sono prossimi ad un esame universitario, lo utilizzano per rimanere svegli fino a tarda notte per studiare. Inoltre il chat stimola la memoria e rende più acuta l’attenzione e l’attività intellettuale, almeno nelle prime ore. Una leggenda vuole che studiosi e religiosi del passato lo utilizzassero per continuare a pregare, studiare e meditare durante la notte.
Le città, tanto quelle etiopi quanto quelle yemenite, ospitano mercati all’aperto in cui si vende solo chat. Se assunto in piccole dosi e di rado, il chat, pur avendo proprietà lievemente stupefacenti, non produce particolari effetti, al massimo mantiene la mente particolarmente sveglia ma può rendere difficile l’addormentarsi. Inoltre il chat riduce la fame. Però la sua masticazione quotidiana alla lunga può arrecare danni alla salute: il giorno dopo, molti consumatori di chat hanno una sensazione simile a quella che si avverte dopo aver bevuto troppo. Senza trascurare le conseguenze economiche e sociali di quest’abitudine: gli uomini, e in misura minore le donne, spendono in alcuni casi un’importante quota del loro reddito per acquistare il chat con conseguenti litigi in famiglia; inoltre molte terre vengono destinate alla coltivazione di questa pianta, invece che a prodotti agricoli che potrebbero essere destinati al consumo o al mercato.
In Yemen la masticazione del qat è un fenomeno molto più vasto di quanto accade qui in Etiopia, interessando oltre l’80% della popolazione maschile adulta e superando notevolmente le percentuali etiopi. In questo paese si inizia a masticarlo fin da bambini e il suo consumo è trasversale a status sociali e religiosi. Masticarlo è un’abitudine culturale, cui in molti amano conformarsi: all’ultimo piano di molte abitazioni ci sono delle stanze dedicate esclusivamente a questa attività, arredate con cuscini e tappeti. La guida che ci accompagnava a visitare la splendida capitale yemenita ci raccontava però che lui preferiva evitare la masticazione del qat, volendo piuttosto destinare il suo stipendio per l’acquisto di abiti e viaggi in paesi esteri. Francesca Bernabini
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