Il Cameroun di Alice
La storia di Masi, uomo a 12 anni
15/07/2008 - Sono a Goaunderè, nella missione di Suor Dorina che gestisce un orfanotrofio con 23 bambini di diverse età e una scuola materna. Con lei tre suore del posto e a settembre probabilmente arriveranno due ragazzi del servizio civile. Lunedì, dopo essermi riposata un po’ dal lungo e scomodo viaggio di circa sei ore, ne ho approfittato per andare a salutare Masi, un bambino orfano di padre che vive alla Fondazione ed ora è rientrato, a casa da sua madre, per le vacanze estive.
Ha circa 12 anni, viso rotondo, paffutello, occhi vispi e dolcissimi velati di tristezza. Uno dei due denti superiori è scheggiato e questo rende il suo viso ancora più simpatico. Ha due sorelle maggiori, Amina e Jan; tre figli, tre padri diversi. Amina, la più grande, ha preso una brutta strada, Jan lavora all’orfanotrofio, Masi aveva iniziato a seguire le orme della sorella maggiore, così la mamma ha chiesto aiuto a suor Dorina ed hanno deciso di mandarlo da noi a Mouda. Ora è un ragazzino educatissimo e bravo a scuola.
Abitavamo nello stesso sarè (cortile comune dove ci sono le camere) e a volte la sera mi fermavo con lui a chiacchierare; mi raccontava come era andata la giornata, dandomi sempre del voi, perché rispettoso di un adulto, anche se l’ho pregato più volte di non farlo. Mi aiutava a raccogliere gli abiti stesi, a sbattere il tappeto per togliere la polvere, senza che io gli chiedessi nulla. Quando vedeva che facevo le pulizie, veniva a darmi una mano. Mi manca la sua compagnia silenziosa, seduti per terra sulla piccola veranda, io scrivevo al computer o preparavo il programma delle attività per la scuola e lui sfogliava i miei libri italiani…..
Ora passa la giornata al campo con sua madre a raccogliere mais che poi abbrustoliscono lungo la strada e vendono ai passanti. Al tramonto rientrano nella loro casa di mattoni grigi, mai finita, senza porte né finestre, solo un pezzo di lamiera per tetto, niente luce, niente acqua. Un cane ha mangiato il loro materasso, dove li immagino dormire insieme nell’oscurità profonda, pesanti della giornata appena conclusa, con piedi e mani consumati dal sole e dalla terra, testimoni vivi del duro lavoro; ora dormono per terra. Un pasto al giorno, null’altro.
La madre, poco dopo la sua nascita, è diventata sorda, forse per un infezione mai curata o curata solo con rimedi tradizionali che però non hanno dato buoni risultati. Masi è presto diventato l’uomo di casa, colui che prende la posizione dura nei confronti della sorella nullafacente a cui la madre continua a dare soldi invece di utilizzarli per andare in ospedale a farsi curare (anche se ormai non credo ci sia più nulla da fare per la sua sordità); si occupa dei piccoli lavoretti per sistemare alla meglio la casa, ha insegnato alla mamma qualche segno del linguaggio dei sordi che ha appreso qui alla Fondazione; si occupa di lei e dell’altra sorella.
A volte, quando mi raccontava delle incursioni violente della sorella e di come lui difendesse sua madre, dimenticavo la sua età. Mi trovavo di fronte ad un uomo che mi guardava dritto negli occhi: uno sguardo che talvolta non riuscivo a sostenere perché mi sentivo troppo impotente di fronte a quella tristezza. Il bambino di 12 anni è tornato quando, guardando con dolcezza e amore sua madre, mi ha detto: “Lei vuole più bene a sua figlia che a me, visto che continua da aiutarla nonostante si comporti sempre male”. Mi è salito un nodo soffocante in gola ed i miei occhi sono diventati lucidi, senza riuscire a dire una parola. Ci siamo salutati abbracciandoci forte; non so se avrò l’onore di rivederlo quando sarà davvero un uomo. Spero che non si perda lungo il cammino, che abbia la possibilità di studiare e di fare un buon lavoro; spero non perda mai la forza e la sensibilità che lo rendono così speciale. (da provincia.ap.it)
Alice Beltrami
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