L'Etiopia di Francesca
Gli effetti della globalizzazione si avvertono anche a Moyale: da noi aumenta la benzina, là si ha meno cibo da acquistare
16/05/2008 - “L’importante non era il nome del continente e neanche i fatti contingenti, l’importante era conoscere il comportamento umano nelle condizioni estreme” (Marcela Serrano, Arrivederci Piccole Donne) .
Mi stupisco ogni volta dei legami tra parti di mondo così lontane: penso ad esempio all’aumento dei prezzi del cibo a Moyale. L’area ha vissuto negli ultimi mesi una siccità e questo ha contribuito a far sì che il cibo fosse scarso e che il suo prezzo aumentasse, ma ancor di più ha giocato l’aumento del prezzo del petrolio a livello mondiale. Per gli occidentali l’effetto più visibile è che il carburante ora costa di più, per gli abitanti di Moyale l’impatto immediato è l’accresciuta difficoltà ad acquistare cibo.
La terra a Moyale è semi-arida, l’agricoltura è poco praticata e i beni di prima necessità arrivano dal Kenya o dagli altipiani etiopici attraverso camion: l’aumento del prezzo del carburante viene compensato con l’applicazione di prezzi più alti al consumatore finale (proprio come in Italia) il quale, nella maggior parte dei casi, vede ridurre le quantità di cibo che può materialmente acquistare. È incredibile, e anche profondamente ingiusto, che decisioni di politica ed economia globali, prese in sedi così lontane dall’Etiopia e da persone che nemmeno sanno che esiste un posto che si chiama Moyale, possano enormemente influenzare le capacità di sfamarsi di intere famiglie.
Succede poi che in Africa scoppi un conflitto, come è il caso adesso di alcune aree nei dintorni di Moyale. In Occidente li chiamiamo “conflitti locali” e spesso vengono trattati come scontri tribali, quasi appartenessero a un mondo barbaro e lontano dai minimi canoni di razionalità: in realtà i conflitti qui hanno scopi molto chiari, perseguiti con rigore e logica. Nel caso specifico sono coinvolti tre gruppi etnici: alcune persone avevano iniziato a costruire una strada per riuscire ad accedere a un punto acqua e alla terra pascoliva che lo circonda sconfinando in un altro Stato regionale. La comunità proprietaria del punto acqua, appartenente a un altro gruppo, ha reagito per evitare che la fondamentale risorsa le fosse portata via. C’è stata dunque un’escalation di violenze caratterizzate da rivendicazioni territoriali, assembramenti di milizie, spostamenti di popolazione, razzie del bestiame, scontri, uccisioni.
Permettetemi una considerazione: il termine ”etnico” è spesso da noi utilizzato tendenziosamente per svilire l’organizzazione sociale e politica di molte popolazioni africane o, peggio, come educato sinonimo di “barbaro” per giustificare la nostra mancanza di curiosità sulle vicende di questo continente. In realtà l’Etnia è un concetto molto simile a quello della Nazione: presuppone legami molto forti di sangue, di tipo culturale e storico. Io so e sento chiaramente di essere italiana per Nazione, Etnia e Stato politico e allo stesso modo sento anche di non far parte di altre Etnie, Nazioni e Stati. La conoscenza di altre appartenenze, soprattutto di quelle sentite come tali, è un’esperienza che mi arricchisce, perché nel dialogo scopro che una sola è l’essenza umana anche se mille sono i modi in cui si coniuga, a seconda dell’ambiente in cui è inserita.
Francesca Bernabini
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