Il Cameroun di Alice
Una meritata vacanza … sulle spiagge dell’oceano (2)
(Alice è in vacanza in una località sull’Oceano e, con gli amici, raggiunge un villaggio di pescatori dove una donna si offre di acquistare per loro il pesce e di cucinarlo) 21/04/2008 - Nell’attesa approfitto per esplorare il villaggio e scambiare due chiacchiere con qualcuno. Si svolge tutto in una via non troppo lunga e schiacciata tra la spiaggia e la foresta: baracche di legno ai lati della strada di fango, qualche bancarella di frutta e altri beni di prima necessità come sapone, pane, e fiammiferi. Fuochi sempre accesi davanti alle case pronti per cucinare, bambini scalzi, seminudi che corrono e giocano con i copertoni delle biciclette. Vecchi uomini di mare che hanno ormai ceduto il loro mestiere ai figli seduti davanti alla propria casa, su una sedia in legno consumata dalla salsedine, guardano scorrere la vita sempre uguale del villaggio. Sanno ancor prima del rientro dei giovani pescatori se questo sarà festoso perché la pesca è andata bene o se le reti saranno vuote.
Mi fermo a parlare con una signora, gli faccio qualche domanda: non è infastidita, è cortese e mentre pulisce il pesce seduta a terra risponde alle mie curiosità. I pescatori escono in mare il lunedì per rientrare il mercoledì, ripartire il giovedì e rientrare la domenica. Ognuno parte solo con la propria piroga, qualche provvista di cibo, un piccolo frigorifero che spesso non funziona, le reti ed un remo. Le piroghe sono di proprietà, costano intorno ai 170.000 F. (circa 260 euro): una cifra altissima per loro, risparmi di tanto lungo e duro lavoro. Permettersi un motore è praticamente impossibile, pochissimi hanno questa fortuna. Mantenerlo poi, avere i soldi per la benzina, diventa troppo difficile, quindi si va a remi. Questi uomini che sembrano statue di ebano, ogni muscolo scolpito alla perfezione, passano due giorni e una notte nell’oceano aperto, riposano un giorno e ripartono. Dormono all’interno della piroga che imbarca acqua, dondolati dal mare, loro amico fedele ma imprevedibile che, anche nelle notti più calme, fa tenere un occhio aperto a vegliare nel buio. Un lavoro durissimo, che s’impara sin da piccolo. E le donne? aspettano il rientro dei loro mariti, dei loro figli, pregando perché tutto vada bene. La loro vita scorre sulla spiaggia, scandita dalle partenze e dagli arrivi dei loro marinai…. Finalmente si mangia, pesce alla griglia, bastoni di manioca, planten fritto e birra ghiacciata. Che bontà!. Mi piacciono questi superbi piaceri della vita.
Il giorno dopo, in un’altra spiaggia visitiamo le cascate che esplodono nell’oceano: sono la conclusione del fiume Lalobe che attraversa questa parte di foresta. Bagno sotto la grande forza d’acqua: ancora una volta la natura ci regala un meraviglioso sfondo, rumoroso e colorato di verde e di azzurro. Anche qui prendiamo una piroga, questa volta per attraversare una parte della foresta via fiume. La canoa con il trio ‘barbone’ (Marco, Paola ed io) e il ‘gondoliere’ scorre lenta e silenziosa su un letto di acqua immobile, tra mangrovie e uccelli di tutti i tipi. Ai bordi del fiume le donne lavano pentole e vestiti, mentre i bambini giocano nell’acqua. Il gondoliere ci spiega che sono popolazioni che vivono nella foresta: sono ottimi pescatori, ma soprattutto superbi cacciatori di serpenti, porcospini, pangolini, varani che vendono ai ristoranti. Anche noi una sera abbiamo provato queste specialità: io ho mangiato il boa condito con una salsa nera come il carbone, ottenuta grattando la corteccia di un albero. Carne bianca e tenera, ricorda un po’ il sapore del coniglio. Proseguiamo il nostro giro ed arriviamo in un punto dove l’acqua è più limpida e possiamo tuffarci tra liane che cadono giù dagli alberi. Che meraviglia, l’acqua è fresca e dona alla nostra pelle bruciata dal sole un gradevole refrigerio. (da provincia.ap.it) Alice Beltrami
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