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paesaggio intorno a Moyale e il recinto della "rehabilitation"

L'Etiopia di Francesca

Come dare nuova vita ad un'area adibita al pascolo, unica fonte di sostentamento per la popolazione: così agisce la cooperazione internazionale

17/1/2008 - Nello scorso field, ho partecipato al monitoraggio dei lavori che si stanno eseguendo a due ore di macchina da Moyale town per riabilitare un’area pastorale. Essa si trova nel lato oromo di Moyale, quindi abitato prevalentemente da borana, le cui donne vestono in modo molto colorato, indossano braccialetti dai precisi significativi inerenti l’età e lo status e pettinano i capelli in grosse trecce.

L’area (circa 150 ettari) era già usata alcuni anni fa come terra per far pascolare gli animali, soprattutto vacche e capre, dato che si tratta di una zona montagnosa, sulla quale quindi i cammelli non sono in grado di pascolare perchè cadono facilmente e poi muoiono. Causa trascuratezza, l’area era poi stata invasa dagli alberi e abbandonata. La comunità proprietaria dell’area ha chiesto aiuto a LVIA per riabilitare la zona, dato che uno dei problemi maggiori che si incontrano qui, ed è causa anche di tensioni interetniche, riguarda proprio la carenza di pascoli. La questione è tanto più seria se si considera che il bestiame è la principale fonte di sostentamento degli abitanti, in maggioranza pastori, di questa zona purtroppo soggetta a cicliche siccità che riducono notevolmente la presenza di aree ricche di erba su cui far pascolare gli animali.

La riabilitazione consiste nell’estirpare le piante che producono bacche e foglie velenose per gli animali e nel ristabilire un giusto equilibrio nella presenza degli alberi, fondamentali per fare ombra, trattenere umidità nel terreno ed evitare l’erosione del suolo. Ma anche questi non devono essere troppi perché altrimenti impediscono alla luce di arrivare al suolo e l’erba non può crescere in modo spontaneo. Inoltre parte di questi alberi tagliati vengono lasciati sul terreno che viene arricchito dalla loro decomposizione, altri invece vengono utilizzati come legna per i quotidiani usi domestici e soprattutto sono utilizzati per la costruzione di recinti: una volta pulito, infatti, il terreno viene lasciato riposare per un anno per dare l’opportunità all’erba di crescere.

A decidere quali e quanti alberi tagliare partecipano sia il nostro tecnico, sia gli elder (gli anziani) della comunità, in possesso delle conoscenze tramandate da tempo. I lavori per la riabilitazione hanno impiegato circa 150 persone, le quali sono state pagate per 1/3 dalla comunità stessa, in modo che essa possa sperimentare un maggior senso di appartenenza ai lavori e di responsabilità verso il buon mantenimento dell’area riabilitata, oltre che una minore dipendenza dall’aiuto esterno. Successivamente alcuni membri delle comunità parteciperanno a un corso di formazione sulla manutenzione del terreno e, una volta che l’area sarà pronta per i pascoli, le comunità ne gestiranno l’accesso, regolando le possibilità di ogni pastore di portare i propri animali nell’area. I pastori beneficiari sono 1200 con le relative famiglie, ma sono destinati ad aumentare se si considera che l’accesso al pascolo sarà permesso anche a pastori di altre kebele, cioè comunità e villaggi, nelle vicinanze. LVIA in questi casi fornisce l’expertise tecnico, organizza il corso di formazione, fornisce gli strumenti di lavoro e paga una parte dei salari dei lavoratori.

I field sono molto interessanti, perché si è presenti sul luogo delle attività, si visitano i posti e le popolazioni intorno Moyale, entrambi davvero affascinanti: si ha anche la possibilità di entrare in maggior confidenza con lo staff, dato che il tempo che si trascorre in macchina è a volte piuttosto lungo. Così, durante la pausa pranzo, degustando il beyainatu (injera con sopra verdure e cereali), un mio collega mi ha riservato un gesto che nella cultura etiope si chiama gursha ed è segno di grande amicizia e affetto: sono stata imboccata e per ben due volte, perché farlo solo una porta sfortuna. Ovviamente è stato un po’ imbarazzante, perché il tutto è avvenuto rigorosamente con le mani e il cibo mi è stato infilato direttamente in bocca. La sera a casa, sbattendo i pantaloni indossati quel giorno per liberarli dalla polvere rossa, è stato bello ripensare alla giornata trascorsa.
Francesca Bernabini

Vuoi sapere di più sull'attività dell'organizzazione LVIA, associazione di solidarietà e cooperazione internazionale? Consulta il sito www.lvia.it

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 Articolo letto 863 volte. il 18 Jan 2008 alle 14:50
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