Alexandre Vinokourov, il grande ciclista kazako celebrato per il suo coraggio e la sua tenacia ci ha ingannati tutti. Veniva considerato un esempio da seguire, nelle vittorie quanto nelle sconfitte, poche e sempre accompagnate da grande dignità. Si diceva che i ragazzi che sognano un giorno di diventare ciclisti professionisti avrebbero dovuto prendere esempio da lui, per la lealtà e la professionalità. E allora cosa sta succedendo veramente? Perché uno come lui arriva ad iniettarsi il sangue di un altro, arricchito con ossigeno, per vincere una corsa (la cronometro del 21 luglio)? Poteva tranquillamente perdere visti i 30 punti di sutura che tenevano chiuse le sue ginocchia. Nessuno lo avrebbe accusato di scarso impegno o di incapacità perchè tutti ripetevano da tempo che Vinokourov era il più forte e che si era dovuto arrendere al solo avversario che non si può sconfiggere: la sfortuna. Prima di essere un cronista sono un appassionato di questo sport così martoriato dalla slealtà dei furbastri di turno che se ne infischiano di qualsiasi morale. I ciclisti devono capirlo: chi li segue tutti i giorni con passione prima o poi perderà la costanza e la fede che fino ad oggi non sono mai mancati. Come si può seguire serenamente una tappa del Tour, o del Giro, se ad ogni scatto di un ciclista prima di rimanere ammirato dal bel gesto atletico si viene sopraffatti dal dubbio dell’inganno? Perché è a questo che stiamo andando incontro. Non c’è più possibilità di distinguere il giusto dal peccatore e sta diventando difficile continuare a sostenere che tutti sono innocenti fino a prova contraria. Se un corridore batte tutti i suoi avversari infliggendo distacchi pesanti si salta sulla sedia con l’indice accusatore. Condivido in pieno il pensiero espresso da Auro Bulbarelli durante una sua telecronaca: ci piacciono i ciclisti che vincono, non quelli che stravincono. Pensiamo a tutti i grandi ciclisti che hanno segnato con le loro imprese gli anni ’90 e l’inizio del nuovo millennio come Armstrong, Ullrich, Zabel e Pantani. Pensiamo a tutti quelli che avrebbero dovuto prima o poi prendere il loro posto nella elite di questo sport e quindi a Basso, a Valverde, allo stesso Vinokourov. Ebbene non ce n’è nemmeno uno che possa essere considerato completamente pulito o esente da forti dubbi circa la sua onesta condotta dal punto di vista sportivo. Allora il ragionamento viene da sé: non si può arrivare a certi livelli se non ricorri alle cure di qualche medico-stregone e a qualche sostanza proibita. Eppure non appena c’è una salita da affrontare le strade sono invase da centinaia di migliaia di tifosi che si fanno ore di viaggio solo per poter vedere i propri beniamini sfrecciare davanti ai loro occhi per qualche secondo. Ed è in questi momenti che ci piace fingere che non ci siano problemi di nessun tipo e che tutto si stia svolgendo correttamente. È questa la cosa più triste: sembra che i ciclisti sappiano che il ciclismo non perderà mai la capacità di attrarre tifosi, e quindi televisioni, e quindi sponsor e quindi denaro. Ma tirare troppo la corda può essere pericoloso e sembra davvero che prima o poi si possa definitivamente spezzare. Quanti Vinokourov o quanti Ullrich potrà ancora sopportare il ciclismo prima di implodere definitivamente? Credo però che valga la pena fare una considerazione: se diamo per scontato che un ciclista che risulta positivo ad un controllo sia un truffatore ed una persona sleale, allo stesso modo dovremmo accettare che tutti quelli che vengono controllati e che risultano privi di qualsiasi sostanza proibita vadano necessariamente considerati degli atleti puliti. Quindi sarebbe il caso di smetterla di dire che sono tutti dopati, altrimenti aboliamo il ciclismo e cancelliamolo anche dalla nostra memoria. Per questo reputo giusto continuare ad amare e a raccontare questo sport, per tutti quegli atleti che hanno vinto tante corse superando sempre i controlli ai quali sono stati sottoposti. Sostenendo però con forza che i controlli devono essere sistematizzati, resi obbligatori e quasi quotidiani, pena l’esclusione dalla squadra di appartenenza e da tutto il movimento ciclistico, e che le pene per i trasgressori vadano finalmente inasprite per poter svolgere quella funzione di deterrente che oggi purtroppo non hanno.