L'Etiopia di Francesca
Aspettando la pioggia che forsè non cadrà... /15
7/2/2008 - In un posto in cui gli ombrelli sono utilizzati per difendersi dal sole e cercare uno scampolo d’ombra, l’odore dell’attesa della pioggia a Moyale è indescrivibile e nasconde in sé qualcosa di magico: i capelli si elettrizzano e viene da sorridere…
Quell’odore nell’aria… istintivamente alzo gli occhi al cielo, troppo spesso puntati per terra per evitare di camminare sulla sporcizia o di cadere nelle buche ingombre di plastica, e guardo le nuvole: a volte bianche, a volte grigie, a volte grigie scure. Colgo nel cielo tante forme, alcune mi rimandano con i pensieri in Italia, altre mi tengono ancorata qui…
La notte riscopro la luna, quella luna che ho trovato in Africa e che non esiste in Italia, quella luna che rende superfluo l’utilizzo della torcia, quando il generatore di Moyale smette di funzionare e tutto diventa buio: ecco, anche i suoi contorni non sono più così netti, la vedo crescere e brillare ma le nuvole ne sfumano forma e dimensioni. Non cerco nemmeno la Via lattea e le costellazioni celesti, il cielo anche di notte non è più nero, ma grigio scuro…
Poi torna il giorno: tra i rami e le foglie passa un fruscio di aria fresca, mi accarezza il viso in modo delicato, si porta dietro le particelle di polvere rossa e gli odori di Moyale: la plastica bruciata, gli asini che trasportano jeriche colme d’acqua in marcia ormai da diversi chilometri, le capre che brucano, i bambini che tornano da scuola di corsa. Ma posso percepire anche l’umidità dell’aria, le cui piccole e infinite gocce respiro a occhi chiusi, perché anche a me a volte sembra di avere tanta sete. Durante miei primi giorni senz’acqua qui a Moyale, in preda allo shock da assenza idrica, pensavo: “Posso comprare l’acqua, appartengo a un’altra parte di mondo, posso impegnarmi per portare acqua, ma Io non posso stare senz’acqua, quindi Io devo comprarla!”. Farneticavo: non si compra un bene che non c’è, non si acquista ciò che non ha prezzo…
Raramente tuona, la connessione a internet si fa più difficile e devo accendere la luce in ufficio perché tutto diventa più scuro, le punture di zanzara si fanno più insistenti, ma non le maledico più perché forse porteranno la pioggia, forse l’umidità che le attira si trasformerà in acqua che cadrà sulla terra rossa e dura di Moyale. Dico alle persone intorno a me che sta per piovere, che forse alcune emergenze acqua non si verificheranno, che l’erba per le mandrie crescerà presto di nuovo e che anche il sorgo, che non è nato, spunterà tra i campi: loro sorridono, guardano finalmente il cielo, dicono che anche vacche e capre hanno riacquistato un po’ di vitalità per la speranza di trovare acqua più facilmente.
A volte la pioggia cade, ma più spesso la pioggia si fa beffe di chi l’annusa e l’aspetta dal basso: non si interrompe quindi il proprio lavoro, che produce un po’ di certezza e combatte la mancanza d’acqua, per qualcosa che forse accadrà o forse no e la cui aleatorietà prescinde dalla volontà di chi ardentemente l’anela. Però, che odore straordinario quello della pioggia non ancora caduta e che forse non cadrà ancora…
Francesca Bernabini
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