L'Etiopia di Francesca
Una lezione di sportività dai tifosi etiopi nella partita con il Rwanda per le qualificazioni ai Mondiali di calcio
Che differenza tra la vita in capitale e quella che facevo a Moyale in field! Ad Addis esiste addirittura un cinema multisala e un gelataio! Una sera a Moyale con i miei colleghi etiopi andai al “cinema” di una località vicina: una lunga baracca in lamiera, con panche di legno e un televisore in fondo alla stanza che dava un film indiano. Le battute si sentivano due volte, la seconda era la voce del traduttore in amarico registrata, sempre la stessa e senza intonazione alcuna. L’unico disagio che ad Addis si vive più che a Moyale è la carenza di elettricità: là mancava solo la notte e qualche sera, in capitale 2 o 3 giorni a settimana si rimane completamente privi.
I miei colleghi “cittadini” sono molto accoglienti e gentili e si stupiscono del fatto che mi sia dispiaciuto lasciare Moyale, un posto che loro percepiscono lontano, scomodo da vivere e anche pericoloso. C’è ad esempio la nostra segretaria che è molto cordiale: mi ripete sempre di chiederle aiuto se ho bisogno perché “ti trovi in un posto nuovo e molte cose possono sembrare complicate se non le conosci”. Proprio lei domenica scorsa ha invitato me ed altri colleghi a pranzo: la cucina era etiope e l’atmosfera era molto amichevole, quasi familiare.
Dopo pranzo sono andata allo stadio, lo stesso che un mese fa ospitava i campionati di atletica africani, a vedere la nazionale di calcio etiope giocare contro quella rwandese per la qualificazione ai Mondiali. Circa 25.000 persone riempivano gli spalti e qualcuno è rimasto anche in piedi. I posti non erano assegnati e ci si sedeva dove c’era spazio, direttamente sulle scalinate di cemento, sperando che la pioggia aspettasse la fine della partita. Alla fine del primo tempo l’Etiopia vinceva uno a zero grazie a un gol di Tasefa, uno dei migliori attaccanti etiopici, ma durante il secondo tempo il Rwanda ha segnato due gol e ha vinto. Quando ha segnato la squadra rwandese, i suoi giocatori si sono esibiti in danze e capriole sotto lo sguardo degli spettatori etiopici vestiti con i colori nazionali: calzini rossi, pantaloncini gialli e maglietta verde.
Durante la partita si spostavano sugli spalti venditori di pane dolce (trasportato sulle teglie su cui era stato cotto), di legumi e granaglie abbrustolite, di dolcetti: c’era perfino chi cercava di vendere, con poco successo, dei biglietti della lotteria il cui primo e unico premio consisteva in un cellulare. Durante la partita sono partiti molti applausi non solo all’indirizzo dei giocatori etiopi ma anche, molto sportivamente, per le belle giocate del Rwanda. Ho percepito un’atmosfera molto distesa: quando si delineava la sconfitta, il ragazzo seduto accanto a me si consolava dicendo che dopo tutto gli etiopi sono degli ottimi corridori. Le cancellate che separavano gli spalti dal campo erano alte solo due metri, gli spettatori erano piuttosto vicini al terreno di gioco e non c’erano spazi assegnati e separati per i tifosi dell’una o dell’altra squadra. Solo verso la fine, i poliziotti federali sono entrati in campo per respingere eventuali incursioni a fine partita che però non ci sono state. Non ho visto lanci di bottigliette o altri oggetti: gli unici insulti che, a fine partita, i tifosi delusi hanno rivolto ai giocatori etiopici sono stati del tipo “andate a zappare la terra” o “andate a raccogliere le patate”. Proprio come da noi…. (da provincia.ap.it) Francesca Bernabini
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