L’Etiopia di Francesca
Il viaggio di rientro da Addis Abeba a Moyale è un’occasione irripetibile per vivere “il cuore” dell’Etiopia
23/05/2008 - Sono tornata a Moyale: ci rimarrò qualche giorno prima di cambiare sede e trasferirmi ad Addis Abeba. È stato bello rifare il lungo viaggio che da Addis porta a Moyale, attraversare diversi villaggi e assistere ai lenti cambi di paesaggio fino a giungere alla savana con il suo suolo rosso, le acacie e gli arbusti. Stavolta gli ultimi chilometri del viaggio li ho vissuti con un po’ di tensione, consapevole del fatto che a pochi chilometri ci potevano essere degli scontri…
Il mezzo stesso utilizzato per il viaggio, un’automobile 4x4, acquista già prima della partenza varie funzioni: un collega ci consegna uno scatolone da far recapitare alla sua famiglia che abita in uno dei villaggi attraverso cui passeremo. Poi ci sono documenti di lavoro da trasportare da un ufficio all’altro e infine c’è il carbone da acquistare e far recapitare alla famiglia di un altro collega in un altro villaggio ancora. Le prime volte che facevo questi viaggi non capivo: io e l’altro mio collega espatriato avevamo con noi pochi bagagli, ma la macchina era sempre piena, nell’abitacolo e sul cassone: questo accade perché le distanze in Africa sono lunghe e i mezzi per percorrerle pochi, quindi ci si adatta e si affidano con fiducia i propri beni ad amici e colleghi.
Alle nostre latitudini il viaggio è di solito concepito come uno spostamento da una zona all’altra: magari, per passare il tempo, si legge o si dorme. In Africa il viaggio è molto di più: il ciglio della strada è spesso un vero e proprio mercato dal quale vengono proposti ai passanti i beni locali. Ci sono artigiani che vendono sgabelli in legno e librerie in canapa, raccoglitori di caffè, tessitori di tappetini. A seconda del prodotto offerto, si può capire in quale zona ci si trovi e anche in quale stagione: se un ragazzino offre del caffè, ad esempio, sono nella verde area del Sidamo. Anch’io lungo il tragitto colgo l’occasione per fare un po’ di spesa mercanteggiando direttamente dal finestrino dell’auto. Compro soprattutto frutta, ananas, banane e manghi, dato che a Moyale questi alimenti sono davvero scarsi in varietà e quantità.
Questi viaggi, se da una parte rischiano di far perdere un po’ di tempo, dall’altra sono invece ottime occasioni per addentrarsi in paesi a cui altrimenti non potrei rivolgere che un veloce sguardo dall’auto; soprattutto sono un modo per conoscere i familiari dei miei colleghi. Tra questi ce n’è uno la cui famiglia vive a circa 600 km a nord di Moyale. È forse il collega che più di altri sente la nostalgia di casa, anche se, come sento ripetere spesso, il lavoro è al primo posto, perché senza non si potrebbe mantenere la famiglia. Passiamo a casa sua per consegnare alla moglie alcuni oggetti e conosco le sue bambine: mi torna in mente quando anch’io e mia sorella, da piccole, non riuscivamo a vedere nostro padre, lontano per motivi di lavoro, che un paio di volte al mese. Ci sembrava poco mentre quelle bambine aspettano di solito 2 o 3 mesi…
A proposito di ritorni: utilizzo questo mezzo per augurare un sereno rientro a casa a Giuliano Paganini, che per alcuni anni ha impegnato la sua professionalità anche qui in Etiopia, a Iolanda Occhipinti e a Abderahman Yusuf Arale. (da provincia.ap.it)
Francesca Bernabini
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