Il Cameroun di Alice
L'impatto, difficile ma entusiasmante, con la realtà del centro didattico della fondazione Bethleem/2
13/12/2007 - In aereo i miei pensieri sono ancora confusi, emozioni contrastanti mi avvolgono. Quando atterro a Yaounde, nel sud del Cameroun, piove ma fa un caldo tremendo e umidità alle stelle. D’altronde questa zona è caratterizzata dalla foresta equatoriale, quindi da molta umidità e piogge frequenti. La prima notte la passo alla missione del PIME. Alle 17 del pomeriggio seguente parto in treno, direzione Mouda, estremo nord, con arrivo previsto per le 16 dell’indomani: ben 23 ore di viaggio! Alle 5, con le prime luci dell’alba che entrano dai finestrini, sono già sveglia. Mangio qualcosa e, tra un sonno e l’altro, arrivano le 14 e giungo a Gardere. Dopo mezz’ora di nuovo in viaggio verso la mia meta: questa volta su un autobus “turistico” pieno di gente. Caldo tremendo e “odori” fortissimi. Sono sfinita dal viaggio, a consolarmi c’è però la meraviglia dei paesaggi. Foresta e poi una zona molto rocciosa con montagne fatte di pietre messe una sopra l’atra, quasi in bilico: che meraviglia!!! Alle 18,00 finalmente arrivo alla Fondazione: Laura e Daniela mi vengono a prendere alla fermata, presentazioni di rito, mega doccia, 19,30 cena e poi a letto distrutta. I miei primi giorni in Africa e presentazione della Fondazione Bethleem Il centro è molto grande: c’è una scuola per bambini sordi, la scuola materna, per bambini disabili, nido per i bambini orfani o abbandonati alla nascita, scuola di formazione professionale per ragazzi e ragazze ed attività di costruzione pozzi nei villaggi. Con Rosa (che è una suora che vive qui) e Laura una ragazza che vive qui da 2 anni ed è la responsabile delle attività pedagogiche dei disabili concordiamo che lavorerò al mattino nella scuola materna nella classe dei più grandi (5 anni) e nel pomeriggio con i bambini disabili. Nella scuola materna c’è un programma ben strutturato per la conoscenza della scrittura, numeri, attività di lavoro manuale (come lavorare l’argilla, dipingere ecc…)., Il mio compito sarà quello di fare da insegnante di sostegno ai bambini che hanno difficoltà con la lingua francese (molti bambini parlano solo la lingua della loro etnia). Con i bambini disabili invece dovrò organizzare delle attività di gioco stimolanti che riprendano (in forma più leggera e meno stancante) il lavoro che fanno gli operatori del centro al mattino, cioè attività di fisioterapia e stimolazione psicomotoria. Sono circa 15 bambini con diverse patologie: epilessia, autismo, problemi motori, ritardi di crescita e mentali: sarà per me una bella sfida. Le prime settimane sono servite per farmi conoscere e per conoscere il loro lavoro, i bambini e le loro abitudini. Per fortuna sono riuscita ad integrarmi velocemente, anche se ho ancora molte cose da imparare…troppe: speriamo bene! (da provincia.ap.it) Alice Beltrami
|