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Donne e Lavoro

Donne e Lavoro: la conciliazione che non c'è

- PRESENTATA A ROMA RICERCA EURISPES -FEDERCASALINGHE

11/06/2008 - E' stata presentata a Roma, questa mattina, l'indagine realizzata da Eurispes in collaborazione con le DonneEuropeeFedercasalinghe dal titolo: "Donne e Lavoro: la conciliazione che non c'è".
 
    "La  nostra Associazione- ha spiegato Federica Rossi Gasparini, presidente nazionale DonneEuropeeFedercasalinghe- intende impegnarsi per trovare e proporre ai decisori politici soluzioni che possano portare ad una riduzione del costo della vita".

  Il sondaggio, realizzato dall’Eurispes in collaborazione con le DonnEuropeeFedercasalinghe, mette, infatti,  in rilievo, la costante difficoltà economica  in cui si trovano  le famiglie italiane,  l’aspirazione di conciliare serenamente ambito familiare e lavorativo  e  la consapevolezza delle casalinghe di rivestire un ruolo di importanza cruciale che per questa ragione andrebbe tutelato e valorizzato.  Anche economicamente. 

  Secondo il 72,4% delle donne fare la casalinga non rende la donna realizzata. Non sono poche le donne che sottolineano come fare la casalinga, e quindi potersi dedicare alla famiglia ed alla casa senza la necessità imprescindibile di garantirsi uno stipendio lavorando, costituisca una fortuna ormai non comune.

  L’idea secondo cui il buon funzionamento dell’economia familiare dipenda dalla casalinga viene condivisa dal 78,6% delle donne che sono testimoni in prima linea del cambiamento della situazione economica nazionale: il 92,5% delle donne è dell’opinione che i prezzi al consumo hanno subìto un aumento nel corso del 2007 e nei primi mesi del 2008.

    Le donne sono poi  affannosamente in cerca di risparmio. Nel corso del 2007 e nei primi mesi del 2008, le casalinghe italiane hanno modificato anche le loro abitudini d’acquisto in relazione ai punti vendita prescelti.  Le  famiglie italiane devono dunque inventarsi, mese dopo mese, un sistema per riuscire a far quadrare i conti. Nonostante il 61% delle casalinghe italiane affermino di riuscire ad arrivare a fine mese, difficilmente riesce a mettere da parte qualcosa da investire in un secondo momento. Infatti, il 72,1% delle intervistate dichiara di non riuscire a risparmiare e, di conseguenza, di non avere la possibilità di investire (83,1%).

    Qual è il rapporto che le casalinghe instaurano con il mondo del lavoro? Più di un terzo, il 35,5%, svolge un lavoro a tempo pieno, oltre alla quotidiana attività di casalinga, confermando l’importanza che attualmente la donna attribuisce alla dimensione lavorativa, nonostante le difficoltà che tale scelta comporti in ambito familiare. Il 16,6%, invece, dichiara di essere casalinga a tempo pieno e il 14,1% di percepire già la pensione. Tra quante sostengono di lavorare fuori casa, il 9,4% ha optato per un part-time orizzontale (tutti i giorni a orario ridotto) contro il 2,9% di quante lavorano con part-time verticale (tempo pieno ma solo in alcuni giorni della settimana). Il 6,4%, invece, ha un contratto a progetto e il 6% è assunto a tempo determinato. Il 4,5% confessa di lavorare senza contratto.

  Il settore che apre le porte in misura maggiore alle casalinghe è quello impiegatizio (38,6%). Numerose anche le operaie (11,6%) e il gruppo delle libere professioniste (11,2%). Una casalinga su dieci, invece, è attiva nel settore dell’insegnamento (10,4%). Mentre il 2,9% svolge lavoro di baby-sitting. La difficoltà nel raggiungere livelli dirigenziali in campo lavorativo si riscontra nella bassissima percentuale di donne che hanno un ruolo di dirigente o quadro: solamente il 4,8%.

    Il 21, 8% delle donne non accetta un lavoro fuori dalle mura domestiche perché desidera occuparsi totalmente della propria famiglia. Diverso, invece, il caso della donna che dopo il matrimonio è costretta ad abbandonare il lavoro (7,6%) e della casalinga che non lavora perché marito o famiglia hanno sempre avuto un atteggiamento contrario nei confronti di questa scelta (5,1%). Si evidenza, dunque, un ostacolo da parte della famiglia nel 12,7% dei casi, dovuto a motivazioni legate molto probabilmente al ruolo che la tradizione associa alla donna e a quell’immagine di portatrice di reddito che stenta ad affermarsi in società. Solo il 4,8% colpevolizza il quadro normativo, affermando che è difficile conciliare famiglia e lavoro nell’attuale contesto di norme che regolano il sistema Paese.
     
    Quasi un terzo delle donne (29,7%) ritiene che sia un diritto delle casalinghe ricevere uno stipendio mensile. Il 24,6% sostiene che lo stipendio deve essere corrisposto dallo Stato lì dove il reddito familiare è modesto mentre l’11,5% lega il diritto allo stipendio al numero di figli a carico. Ben oltre la metà, il 65,8%, dunque, risponde positivamente alla domanda posta, schierandosi a favore del diritto allo stipendio mensile.

  Una donna su 4 (25,2%), invece, è contraria al diritto allo stipendio: il 21,5% afferma, a spiegazione della risposta data, che il lavoro della casalinga è svolto anche dalle donne che lavorano fuori casa mentre il 3,7% ritiene addirittura che l’attività della casalinga non possa considerarsi un lavoro al pari di quello svolto fuori casa, attribuendogli un’importanza del tutto particolare.

          Dalla rilevazione emerge che il numero delle donne che si occupano della cura della casa e che, allo stesso tempo, hanno un’occupazione fuori casa è aumentato rispetto al recente passato. È vero anche, però, che in Italia si è ancora molto distanti dal raggiungere i tassi di occupazione al femminile caratteristici degli altri paesi europei. Il 35,5% del campione svolge un lavoro a tempo pieno fuori casa e si tratta, soprattutto, di donne con un’età compresa tra i 35 e i 54 anni, che vivono al Nord oppure nelle Isole. Le casalinghe più giovani sono quelle che lavorano nel 43,4% dei casi e che, allo stesso tempo, accettano in misura maggiore contratti di lavoro a progetto. Le giovani donne confermano, dunque, quanto avviene oggi nel mondo del lavoro, dove l’ingresso per i giovani risulta caratterizzato dall’accettazione di contratti di parasubordinazione.

    Il settore lavorativo che risulta peculiare del mondo delle casalinghe è quello impiegatizio, che apre le porte al 38,3% del campione. Non è detto, infine, che la donna del Sud sia quella che rinuncia al lavoro fuori casa perché preferisce dedicarsi completamente alla cura della casa e all’educazione dei figli. L’importanza che la donna attribuisce alla cura della casa e della famiglia risulta essere ovunque molto alta. Al Sud, invece, si evidenzia in misura maggiore rispetto alle altre aree geografiche come la scelta di non avere un’altra occupazione sia dovuta alle soddisfacenti condizioni economiche familiari. Le casalinghe, infine, mostrano il forte desiderio di percepire uno stipendio mensile, che gratifichi materialmente quanto svolto all’interno delle mura domestiche, ma appaiono ancora fortemente scettiche nei confronti della sottoscrizione di polizze e pensioni integrative.

        Dall’analisi sulla composizione familiare delle donne intervistate emerge che il 34% non ha figli. Le casalinghe che hanno uno o due figli sono, invece, rispettivamente il 23,2% ed il 27,8%. Si riduce, quindi, il numero di famiglie numerose, infatti, solo il 13,7% delle intervistate dichiara di avere più di due figli.

    A non avere figli sono soprattutto il 69,2% delle donne tra i 18 e i 24 anni e il 66,3% di quelle tra i 25 e i 34 anni.  Le difficoltà economiche rappresentano il primo ostacolo che impedisce alle donne di procreare (22,2%). La precarietà nel mondo del lavoro, che si caratterizza per una totale assenza di forme di tutela sociale, spinge, poi, il 17,2% delle donne a rinunciare ad avere dei bambini per paura di perdere la propria occupazione. Non avere figli semplicemente per scelta personale e/o di coppia riguarda invece il 16,2% delle donne. Per l’11,9% delle intervistate un bambino avrebbe sicuramente compromesso il proprio lavoro, mentre l’8,9% non avrebbe saputo a chi lasciarlo durante le ore di lavoro.

      Badare personalmente ai propri figli è il motivo principale che ha spinto le mamme a non mandare all’asilo nido i propri bambini (39,5%). La famiglia di origine si conferma, poi, un supporto concreto su cui poter contare sempre: il 27,8% ha dichiarato, infatti, che un importante sostegno nella cura dei figli proviene anche dai nonni. L’assenza di asili nido vicini alla propria abitazione (10,8%), la carenza di posti (6,9%) e i costi elevati che queste strutture spesso comportano per i portafogli delle famiglie (5,6%), sono le principali motivazioni che hanno indotto le casalinghe ad optare per modalità alternative.

          Quali gli interventi che lo Stato dovrebbe porre in essere per tutelare le donne in maternità e facilitare il loro ritorno al lavoro? L’ampliamento dell’offerta degli asili nido pubblici sembra essere la prima priorità secondo l’opinione delle donne intervistate (86,6%). Allo stesso modo è importante che lo Stato intervenga al fine di favorire forme di flessibilità dell’orario di lavoro (81,6%) che permetta loro di conciliare al meglio lavoro e cura dei figli. Di poco inferiore (78,4%) è la percentuale di quante credono sia utile sostenere l’apertura di asili nido aziendali: una soluzione che potrebbe consentire a tutte le mamme lavoratrici di tenere a stretto contatto le due realtà.  Il 73% ritiene che lo Stato debba adoperarsi per ridurre il cuneo fiscale per le donne in maternità, mentre istituire programmi di formazione/aggiornamento professionale al rientro dai periodi di congedo non sembra essere un intervento assolutamente prioritario da attuare (56,4%).

    Oltre la metà delle intervistate (53%) ritiene che il ruolo dell’uomo ed il ruolo della donna all’interno della famiglia dovrebbero essere intercambiabili. Per quasi un terzo (31,9%) i ruoli dovrebbero invece essere in parte distinti, mentre per una donna su dieci (10,6%) dovrebbero essere decisamente distinti.
   
    L’affermazione che il successo nel lavoro è più importante per l’uomo che per la donna viene condivisa dal 29,1% delle intervistate, mentre la netta maggioranza (69,8%) si dice poco (21,2%) o per niente (48,6%) d’accordo.

        "Il mondo del “lavoro familiare” o“lavoro di cura” rappresenta –  ha concluso  Federica Rossi Gasparrini, Presidente Nazionale DonnEuropee Federcasalinghe – un settore universale del nostro vivere. Tutti, anche se in modo diverso, ne usufruiscono. Milioni di persone lo svolgono, vuoi a tempo pieno, vuoi con tempi più ridotti. Sono le donne, in modo quasi esclusivo, che si sono assunte questo compito, spesso non facile.
La ricerca – conclude la Presidente Nazionale DonnEuropee Federcasalinghe – dà loro voce, quali prime attrici dell’incalcolabile risorsa sociale ed economica che è rappresentata dal “lavoro”che rende la vita degna di essere vissuta.
"Dobbiamo- ha detto in ultimo la presidente di Federcasalinghe- fare una rivoluzione culturale e modernizzare anche il concetto di conciliazione che in Italia è ancora estremamente arcaico".
 
  "Le donne- ha concluso il presidente dell'Eurispes Gian Maria Fara- sono le uniche costrette a "scegliere di rinunciare" tra lavoro e famiglia. Il desiderio di conciliare ambito lavorativo ed ambito familiare emerge in maniera estremamente chiara e bisogna assolutamente trovare delle soluzioni." (11/06/2008-ITL/ITNET)

Consultre la sintesi dell'indagine allegata in .pdf
 


 Redazione 

In...form @ zione In...sicurezz@

 Articolo letto 1293 volte. il 16 Jun 2008 alle 09:45
Allegati:
Allegato all'articolo Eurispes_DONNE_LAVORO.pdf
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