IL PERU' DI SERENA
La necessità di risvegliare le coscienze dei giovani peruviani anima l'attività di un gruppo di ragazzi impegnati a tutelare i diritti umani e la democrazia/23
3/5/2007 - Organizzando una feria In seguito al corso che abbiamo tenuto in febbraio sui diritti umani nel castello di Chancay, un gruppetto dei ragazzi che hanno partecipato ha espresso la volontà di continuare ad incontrarsi e di trovare un modo per poter fare qualcosa di concreto insieme. Così, per non perdere la scia, in Aprodeh abbiamo deciso di aiutarli fornendo loro materiale e locale dove riunirsi ed io mi sono incaricata di coordinare il loro lavoro.
Mi piace lavorare con i giovani, si apprende molto e soprattutto mi aiuta a ritrovare quell’energia positiva, costruttiva che a volte si disperde nella vita di tutti i giorni, nello scontro culturale che è forte qui e che mi sta insegnando a vedere le cose da un altro punto di vista.
Nella prima riunione mi lascio trascinare dalle loro idee e dal loro entusiasmo: sono più del previsto e già questa mi sembra una vittoria. Io dovrei essere una sorta di coordinatrice ed invece mi rendo conto, da subito, che mi manca un po’ di esperienza: rimpiango di non aver militato in organizzazioni studentesche quando ero all’università. In quegli anni, l’attivismo politico e l’impegno sociale mi sembravano più delle mode da seguire, dei modelli ai quali i ragazzi si uniformavano per emergere dalla massa o per conoscere meglio i prof. Credevo che in concreto non si potesse fare molto e che era meglio essere coerenti con le proprie idee e vivere le proprie battaglie, senza dover appartenere ad un gruppo. Ora mi rendo conto che sbagliavo, forse era vero che in alcuni casi era più un “voler apparire” che un “voler fare”. Però capisco solo ora la ricchezza che possono sprigionare tante teste pensanti.
Tra i ragazzi, in molti hanno appartengono ad associazioni culturali o studentesche: i miei preferiti, per ora, sono D. e J., fanno parte del movimento antitaurino, animalisti convinti con molte idee creative che non finiscono mai di stupirmi. All’inizio non c’è molta chiarezza su che tipo di gruppo si voglia creare: focalizzarsi sui diritti umani sembra essere l’idea di fondo, è un po’ generale, ma poi con il tempo ci si darà un orientamento più specifico. La voglia di fare qualcosa di importante è la vera protagonista: siamo a metà marzo e, secondo il calendario dell’attivismo peruviano, una data chiave è alle porte e sembra fornire l’occasione per dar luogo alla prima azione del gruppo. Il 5 aprile si ricorderà il quindicesimo anniversario dell’autogolpe dell’ex presidente Alberto Fujimori: così i ragazzi iniziano a lanciare proposte ed idee di ogni tipo.
Siccome Aprodeh da alcuni anni sta promuovendo una campagna contro l’impunità, all’interno della quale si è sviluppata una sottocampagna internazionale di raccolta firme per fare pressione sulla necessità di estradare Fujimori (attualmente residente in Cile), i ragazzi ne approfittano per creare una iniziativa tutta loro, a partire dalle campagne già esistenti.
Tutti d’accordo nel voler sensibilizzare l’opinione pubblica riguardo a concetti basilari come impunità, corruzione, violazione dei diritti umani. C'è voglia di spiegare alla gente che vivere in una dittatura è qualcosa che va contro ogni tipo di libertà e diritto: per questo si deve ricordare insieme cosa successe quel 5 aprile del 1992 e come si può evitare che la storia si ripeta. Concetti fondamentali, ma come metterli in pratica?
Alcuni ragazzi propongono di salire sulle combi con vestiti che richiamino l’attenzione e lanciare slogan per arrivare direttamente alla gente comune e svegliare quegli animi “rivoluzionari” che ci sono ancora, nascosti da qualche parte. L’idea è molto creativa ma poco fattibile e, allo stesso tempo, pericolosa. Senza dimenticare che nella combi tutto è caotico: gente che vuole vendere caramelle, lotte per conquistare un posto a sedere e soprattutto il desiderio che il viaggio termini al più presto.
La soluzione arriva dopo varie proposte: si chiama “Feria Rodante Contra La Impunidada”, mi piace da subito. Mi rendo conto che, in queste circostanze, sono peggio di una ragazzina: invece di valutare problemi e difficoltà, accetto la sfida senza pensarci troppo.
L’idea è di creare uno spazio fatto di immagini, cartelloni e persone con lo scopo di spiegare alla gente cosa successe nel Perù durante i 10 anni di governo Fujimorista, illustrare perché è importare ottenere l’estradizione ed infine raccogliere le firme. Queste ultime verranno utilizzate per esercitare pressioni verso le autorità cilene che, per ora, sono quelle che hanno il potere di aiutare la causa dei diritti umani. Questo spazio, come dice la parola stessa, sarà “rodante”, mobile, capace di spostarsi da una università all’altra della città per cercare di arrivare al maggior numero di studenti possibile: università pubbliche e private, senza distinzione alcuna. Si avverte la necessità di dover coinvolgere i giovani, i grandi assenti della vita socio-politica peruviana. Molti sono indifferenti, non si interessano al proprio passato drammatico. Tale disinteresse è il figlio delle politiche repressive attuate durante gli anni di violenza politica.
Lo scopo di questa feria è in parte anche quello di riavvicinare i ragazzi alla loro storia e di convincerli che la partecipazione e l’azione sociali sono oggi molto importanti. C’è bisogno di loro, c’è bisogno di noi. Gli obiettivi sono ambiziosi, le risorse economiche scarse.
La feria inizia il 26 marzo e termina con il picchetto del 5 aprile davanti al Ministero Pubblico. Problemi di coordinazione, di permessi che i magnifici rettori non vogliono concedere, di puntualità o meglio impuntualità, di attività che si sovrappongono, di ragazzi che non partecipano… In qualche modo riesce. Una feria rodante, a volte un po’ zoppicante, però riesce: per vari giorni, nelle diverse università di Lima un gruppo di ragazzi riesce a far sentire la propria voce.
In totale si raccolgono quasi tremila firme, mica male. Io sono orgogliosa e felice, nonostante le difficoltà e le imprecisioni mi sembra di aver contribuito ad un progetto importante. (da provincia.ap.it) Serena D'Angelo
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