IL PERU' DI SERENA
In una bella e rara giornata di sole un incontro casuale offre nuovi spunti di riflessione su una società dalle forti disuguaglianze/27
28/5/2007 - Nuova energia Da qualche giorno mi sono trasferita. Nella casa di “Pueblo Libre” abbiamo avuto alcuni problema e cosí alla fine siamo riusciti a trovare un altro appartamento. All’inizio ero un po’ preoccupata, non sono mai stata molto brava ad ammortizzare i cambiamenti, mi piace costruirmi le mie abitudini, la mia quotidianità, e questo richiede tempo.
In una città come Lima cambiare quartiere è un po’ come dover riniziar un’altra volta: capire le combi da prendere per andare a lavoro, conocere i vicini, conocere il “barrio”. Mi facevano paura tutte queste novità, le consideravo possibili fattori di destabilizzazione ed invece ho già imparato a vederle come una seconda opportunità di riscoprire la città. Ho deciso che voglio ridiventare curiosa, come quando sono arrivata in ottobre, riscoprire i particolari che ho tralasciato in questi mesi e soprattutto tornare a sorprendermi per le piccole cose, quei dettagli che col tempo diventano “quotidianità”.
È bello il mio nuovo quartiere, guarnito di parchi e istituzioni culturali. Il Museo della Nazione è vicinissimo e sabato avrei dovuto visitarlo approfittando dell’iniziativa dell’istituto di cultura “Musei Aperti”. Il sole ha cambiato i miei piani: era da settimane che non si faceva vedere, cosí ho rimandato il mio appuntamento con la cultura per fare una passeggiata al mare. Ho preso una combi al volo: destinazione Barranco, il quartiere bohèmien di Lima con artisti, artigiani, ristorantini tipici, case coloniali, gallerie d’arte, “peñas” (=balere): un’atmosfera particolare si respira, un misto tra Sudamerica e Europa parigina degli anni ’60, il tutto farcito dal profumo dell’oceano. Mi sono fermata alcuni minuti nel “mirador”, solitamente è popolato da coppiette che si dichiarano amore eterno, sabato era quasi deserto: un nordamericano stava cercando di comprare monili peruviani da vendere nel suo paese, è rimasto contrariato quando l’artigiano gli ha rivelato che potrebbe avere problemi alla frontiera per alcuni pendagli.
I camerieri dei ristorantini che si affacciano al malecon non erano insistenti come al solito, restavano fuori dalle porte a godersi il “calorcito” del sole. Ho sceso la scala che collega la piazza della municipalità alla strada che dà sulla spiaggia. L’idea era di passeggiare in riva al mare e godermi questo sprazzo d’estate: nel cammino ho incontrato un signore che ha cambiato la spensieratezza della giornata.
Ho comprato un cioccolato (sono una droga per me i dolci) e, non so perchè, mentre aspettavo il resto ho chiesto al signore come stava e come procedeva il lavoro. Fino a questo giorno non mi ero mai fermata a conversare con un estraneo che lavorava per strada. Forse mi era capitato che i peruviani attaccassero bottone, incuriositi dal mio essere “gringuita”, con le solite domande sul cibo, sulle abitudini peruviane e sulla mia famiglia che sempre terminavano con i complimenti per quello che stavo facendo. Questa volta è stato diverso: il signore mi parlava dei problemi del suo Paese e della sua gente. Degli stranieri che hanno molti privilegi mentre i peruviani muoiono di fame e sono costretti a rubare perchè il figlio possa avere un po’ di pane da mangiare. Della sua Ayacucho che ha dovuto lasciare negli anni ’60 in cerca di un lavoro nella capitale. Del governo corrotto e delle persone che, grazie alle conoscenze politiche, sono riuscite a fare il salto sociale e a guadagnarsi una casa a Miraflores. Della sua vita e del suo lavoro: prima impiegato al ministero dei trasporti ed ora costretto a vendere caramelle per le strade. Dei diritti umani che non esistono e continuano ad essere violati senza che nessuno faccia nulla. Si è aperto completamente, come se ci conoscessimo da tempo ed io mi sono dimenticata della mia passaggiata al mare e mi sono fermata, come paralizzata ad ascoltare.
Dopo una mezz’oretta di parole ed indignazione, guardando l’orologio il signore si è reso conto che era giunto il momento di cambiare zona: a quell’ora i ristorantini vicino alla spiaggia si popolano, doveva approfittarne per guadagnarsi la giornata. Mi ha abbracciata prima salutarmi, non me lo aspettavo. “Tutte le mattine mi trova in quella zona - mi ha detto - quando vuole conocere un po’ della storia del mio Paese venga a trovarme, señorita”. Sono rimasta alcuni minuti a vederlo scendere la scala fino a quando, al di là del ponte, non si riusciva più a distinguere la sua ombra. (da provincia.ap.it) Serena D’Angelo
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