Intervento di Giovanna Maggiani Chelli a Reggio Calabria dove si è tenuto un incontro per pubblicizzare il Fondo 512 - Legge del 1999 in favore delle vittime di mafia, ma anche per dire i beni confiscati alla mafia non alimentano il fondo in modo adeguato.
Reggio Calabria Ministero dell’Interno per Fondo 512
19 Febbraio2008
Ringrazio quanti mi hanno dato la possibilità di rappresentare qui oggi la mia associazione , il Ministero dell’Interno, il Pref. Profili, la città di Reggio Calabria, e desidero cogliere l’opportunità dire alcune cose.
Voglio dire che noi crediamo fermamente che la confisca dei beni ai mafiosi rappresenta un vero contrasto alla criminalità organizzata; le vittime di via dei Georgofili, come del resto tutte le vittime di mafia, hanno pagato e continuano a pagare un prezzo altissimo in termini di qualità di vita.
Noi abbiamo comunque voluto credere nello Stato, abbiamo quindi compiuto lo sforzo di intraprendere la strada difficile delle cause civili contro gli stragisti, oggi risolte in modo soddisfacente per tutti noi, e presto ci aspettiamo che il Fondo 512 possa far fronte a quegli impegni economici che darebbero sollievo soprattutto a coloro che a causa della strage devono intraprendere cure lunghe e costose.
Oggi qui sono ben rappresentate tutte quelle forze che si battono sul fronte del contrasto alle mafie e alla sopraffazione che queste organizzazioni criminali esercitano sulla vita del Paese.
Coloro che hanno parlato qui oggi e rappresentato il Paese che combatte la mafia, sanno come si fa a contrastare il fenomeno mafioso, però noi che siamo le vittime di uomini come Bernardo Provenzano e Matteo Messina Denaro, purtroppo ancora latitante, spesso siamo costretti ad ascoltare rassicuranti e belle parole, che poi non sempre si traducono in pratica.
Soprattutto la politica, che nel corso di incontri come quello di oggi, afferma la necessità di favorire le vittime della mafia, spesso nel passato, e speriamo non accada più nel futuro, ha fatto poi uscire dal Parlamento leggi che hanno finito con il favorire la mafia stessa. Inoltre, usando il nostro caso come esempio, quando è accaduto che abbiamo richiesto l’inasprimento di misure come il 41 bis, e non certo la sua cancellazione, per i colpevoli della strage di Firenze, visto che attraverso i Tribunali di sorveglianza questa misura di regime detentivo era stata revocata a diversi personaggi, vanificando il lavoro dei Magistrati e delle forze dell’ordine, abbiamo ottenuto solo inquietanti silenzi.
Abbiamo dovuto apprendere che la Comunità Europea attraverso le sue corti di giustizia ha penalizzato l’Italia proprio perché continua a mantenere il regime carcerario 41 bis, così come ha imposto sanzioni al nostro paese a causa dei controlli che venivano effettuati sulla posta di Bagarella in uscita e in entrata dal carcere. Io credo che non serva ricordare che cosa può significare la posta che un boss di quel calibro spedisce e riceve, il termine “pizzini” lo conosciamo ormai tutti bene.
Ebbene non una voce, oltre alla nostra, si è levata per protestate contro queste misure inflitte dalla Comunità Europea, una voce con la quale abbiamo cercato di spiegare in modo esauriente perché il sistema carcerario 41 bis e il controllo della posta a Leoluca Bagarella non possono venire meno in Italia.
Forse convegni come questo di oggi dovrebbero esser fatti a livello europeo, convegni dove si dovrebbe parlare proprio delle misure necessarie per contrastare la mafia, come la confisca dei beni e il Fondo 512, ma anche della vera e giusta applicazione di norme che fanno dell’Italia non un paese arretrato in tema di diritti umani, bensì un paese civile che contrasta le mafie.
Oggi con questo mio intervento che potrebbe apparire non idoneo al contesto in cui siamo, abbiamo voluto dare una nostra risposta , avrei potuto semplicemente leggere la lettera che il Ministero dell’Interno è stato costretto ad inviare ad ognuno di noi dopo le nostre domande di accesso al Fondo 512 di cui oggi si discute l’enorme utilità, lamentando la deplorevole mancanza di risorse; infatti a noi di Via dei Georgofili il Fondo ha dovuto scrivere che per il momento non ha denaro per far fronte ai risarcimenti del danno sanciti nelle sentenze delle cause civili che abbiamo intentato contro cosa nostra.
Avrei potuto raccontarvi di coloro che sono rimasti invalidi a seguito della strage di Via dei Georgofili e che aspettano i denari del Fondo 512 per poter intraprendere la loro vie della speranza, per arginare le orribili malattie invalidanti sviluppatesi propria a seguito della strage, persone che non hanno la possibilità di aspettare i tempi di nessuno, tanto meno quelli della politica anche in momenti elettorali ritenuti importanti.
Abbiamo invece, ripeto, in questo contesto così importante, voluto dire soprattutto che mai smetteremo di batterci, affinché le limitazioni relative alla detenzione non vengano meno per soggetti pericolosi e arroganti , infatti si ha come la percezione che oggi questi personaggi cerchino di impedire, attraverso le loro collusioni a vari livelli, che nella vita delle nostre vittime sia finalmente fatta giustizia.
La mafia prima ha massacrato i nostri parenti in via dei Georgofili , ora nutriamo più di un sospetto che attraverso strade tortuose, ma fin troppo chiare, cerchi di impedire che i beni che le sono stati confiscati affluiscano al Fondo 512 .
Credo che ciò che vi abbiamo detto sia giusto, e come da 15 anni facciamo, ci appelliamo ancora una volta allo Stato perché provveda venendo in aiuto a quelle esigenze che di certo non ci siamo procurati da soli.
Concludo qui ringraziando ancora il Ministero dell’ Interno e tutti coloro che ci hanno permesso di essere qui oggi.
Giovanna Maggiani Chelli
Vice Presidente
Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili