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“Tecniche di illuminazione” (Ponderosa/Edel, 2007) |
Luca Gemma “Tecniche di illuminazione”
Etichetta: Ponderosa Brani: Come Rocco e i suoi fratelli / Una cosa che consola / Tempo / Così leggera / Con lo sguardo illuminato / Il nuotatore / Qui / L’universo / Sogno #1 / Settembre / Al pop del giorno preferisco il soul / Cinema d’inverno / Muhammad Ali Produttore: Paolo Iafelice
Sul finire del 2004 il debutto solista di Luca Gemma era stato una boccata d’aria fresca per il nostro pop d’autore, spesso incapace di incanalare il proprio sentire dentro le rive della leggerezza. Quelle di “Saluti da Venus” erano invece canzoni di curiosa inventiva, dotate di smaccata ironia, vestite di un pop dai riferimenti alti, mai scontati. Ora è arrivata la conferma, “Tecniche di illuminazione” non tradisce le attese di chi aveva amato il debutto e gioca al rialzo. L’ex Rosso Maltese realizza un disco che parla – sono le dichiarazioni dell’autore a rivelarlo – la lingua dell’autobiografia. Luca Gemma guarda la sua vita, sembra tenerla sul palmo della mano, leggera anche quando dolorosa e inopportuna più che semplice e gioiosa. Ma da una tale prospettiva, lo sguardo alla vita è di quelli che rinfranca, le cose belle le prime che saltano agli occhi, specie se nell’animo è la precisa intenzione di rimanere a galla a prevalere («scegli una cosa che ti consola/e ti sommerge di bellezza/fino a farti dire basta»). E in ogni dove fa capolino la voglia di andare oltre. Oltre ciò che si vede a occhio nudo, oltre il limite degli orizzonti della quotidianità, oltre i muri delle convenzioni, oltre gli steccati di una morale oppressiva («un prete bianco che non scopa mai/ti vuole dar le regole del sesso»). L’andare oltre presuppone solo un minimo di tecnica e una predisposizione fanciulla allo stupore. «Ogni tuffo nell’immenso è un invito a te», basta saperli cogliere, gli inviti per definizione vogliono solo essere accettati, è la nostra distrazione a non farceli notare. Luca Gemma fluttua come nuotando dentro una canzone dei Beatles («limitless, undying love which shines around me like a million suns and calls me on and on across the universe»?) e raccoglie inviti ovunque, dentro un film come dentro una storia d’amore. E’ l’amore la più bella sorpresa del fluttuare, anche quando ti lascia come «cadavere sfregiato», è dell’amore l’invito a cui non si può rispondere diversamente dal restare in trepidante attesa («in amore non si dà appuntamento a niente/in amore non si sa che cosa viene in mente/si sta in attesa»). Inutile citare i titoli delle singole canzoni, “Tecniche di illuminazione”, al contrario di “Saluti da Venus” che conteneva pezzi che si staccavano nettamente dagli altri (Verresti a sopravvivere con me, Pensiero limpido), è un unico affresco sulla leggerezza d’animo e sulla bellezza delle piccole cose. Affresco dalle tinte limpide, che suona classico e moderno insieme, che suona sprovincializzato, quasi internazionale.
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Pierluigi Lucadei
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Recensioni |
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il 28 May 2007 alle 18:22 |
Allegati:
Testo Sogno #1
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