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Luca Gemma

Tecniche di suggestione, da Baudelaire a Prince: intervista a Luca Gemma

Ha da poco pubblicato il secondo album solista, “Tecniche di illuminazione”, che conferma quanto di buono aveva fatto sentire con l’esordio del 2004, “Saluti da Venus”. Brani come “Il nuotatore”, “Sogno #1”, “Settembre”, “Muhammad Ali” sono apici di freschezza che la nostra canzone d’autore raramente ha toccato negli ultimi anni. Luca Gemma ci ha rilasciato un’intervista con la quale ci siamo tolti più di una curiosità.

Che differenze ci sono tra la realizzazione del primo album solista e quella del secondo?
Sono due album concepiti in maniera diametralmente opposta. Di “Saluti da Venus” io ero produttore esecutivo e, con la collaborazione di Paolo Pischedda e Andrea Viti, anche produttore artistico. Abbiamo registrato tutto il disco in casa, eccetto le batterie, con continue sovraincisioni. Al contario, “Tecniche di illuminazione” ha avuto un produttore artistico esterno, Paolo Iafelice, un produttore esecutivo, Titti Santini di Ponderosa, ed è stato registrato in studio, in gran parte suonando tutti insieme in diretta. Infine si sono aggiunte le collaborazioni di Fabio Mercuri alla chitarra elettrica e di Ray Tarantino, coautore di alcune musiche, che prima non c'erano.

Più pressione tre anni fa o adesso?
Pressione non direi. Però per questo disco ci sono stati confronti piuttosto serrati con Titti e Paolo per la scelta dei brani da registrare. C'è stata una lunga fase di provini e limature prima di entrare in studio.

“Il nuotatore” è il titolo di un tuo brano ma è anche il titolo di un racconto di John Cheever. C’è per caso una qualche relazione?
Ho scoperto il racconto in internet solo dopo aver scritto il pezzo, ed è molto divertente; so che ne hanno tratto un film con Burt Lancaster negli anni '60 e credo di averlo visto da ragazzino. Il mio nuotatore, in senso letterario, è più debitore di un verso di Baudelaire tratto da "Elevazione" nei "Fiori del male": 'come un buon nuotatore che gode in mezzo alle onde'. Ma la suggestione principale viene dalla mia passione per il nuoto e dalla prima volta che ho messo in mare mio figlio.

In molte canzoni si percepisce un senso di perdita. Sbaglio?
Non sbagli, è così. Pur amando molto la vita e quello che ancora di bello arriverà, o forse proprio per questo, la perdita improvvisa di una persona molto amata, Margherita, ha segnato profondamente me e le persone a me vicine in questi ultimi due anni. Era quindi inevitabile.

Quello che si legge tra le righe di “Tempo” è un attacco al clero che, in materia di sesso, è rimasto indietro di secoli?
In quella frase esplicita di "Tempo" me la prendo con la sessuofobia della chiesa che sfida ogni senso logico: ma come si fa a parlare sempre di sesso senza conoscerlo e di famiglia senza averne una. Ripeto, per me è una questione più logica che ideologica. In generale nella canzone mi auguro che si torni a dare più significato alle parole che pronunciamo e quindi a rispettarle. Perché siamo sommersi di chiacchiere inutili e rumorose. Come diceva un film "chi parla male, pensa male".

Nelle tue canzoni è possibile sentire influenze diverse. Puoi provare a darci le coordinate delle tue fascinazioni musicali?
Tenco, Modugno, Battisti, Paoli, De Andrè, Beatles, Rolling Stones, Morricone, Talking Heads, Smiths, Paul Weller, Joe Jackson, Tom Waits, Nick Cave, Elvis Costello, Clash, Jeff Buckley, Ben Harper, Beck, Battiato, Conte, Badly Drown Boy, David Byrne, tutta la musica Soul e Rhythm'n'Blues dei '60 e '70 da Ray Charles a Sly & the Family Stone fino a Prince. Ce ne sono ovviamente tanti altri ma questi sono di sicuro gli innamoramenti più potenti. Migliaia di bellissime canzoni.

Cosa stai ascoltando in questo momento?
The Cinematic Orchestra, un disco impressionante, Bjork, Mavis Staples, Rufus Wainwright, ma del suo disco mi piace solo qualche canzone.

Qual è il disco che ascoltavi in continuazione a venti anni?
"The Queen Is Dead" degli Smiths.

A trenta?

"Fight for your mind" di Ben Harper. Ne avevo ventinove di anni, va bene lo stesso? "Power Of The Gospel" resta una delle mie canzoni preferite di sempre.

“Tecniche di illuminazione” è pieno di suggestioni e citazioni cinematografiche. Che tipo di spettatore sei al cinema?
Vado al cinema volentieri da solo o con la mia compagna. Anche con altri ma al massimo in due. Di pomeriggio o nelle sere in cui c'è poca gente. Le mie preferenze vanno, tra passato e presente, a Fellini, Pasolini, Visconti, Rossellini, Leone, Monicelli, Risi, Scola, Moretti, Scorsese, Coppola, Kubrick, Jarmusch, Spike Lee, Ridley Scott, Sorrentino, Martone, Piccioni, Garrone, Kassowitz, Hitchcock, Kar Wai, Gondry e molti altri che ora non ricordo ma che mi emozionano attraverso la narrazione. Non seguo la fantascienza e i blockbuster.

Hai dichiarato che molti spunti del disco sono autobiografici. Così, quando in “Al pop del giorno preferisco il soul” ti sento cantare «tassista di notte consegnare il latte stampare il giornale le ho provate tutte» mi chiedo: Luca Gemma ha fatto davvero tutti questi mestieri?
Beh, ne ho fatti anche di più. Parlando della canzone: un taxi vero e proprio non l'ho mai avuto ma ho fatto per diverso tempo l'autista e il road manager per molti musicisti tra cui Ali Farka Tourè, mentre l'episodio notturno si riferisce a un viaggio assurdo per accompagnare il Balanescu Quartet da Milano a Rimini con un'Alfa a noleggio e io, alla partenza, ero già stanco. I giornali non li ho stampati ma li consegnavo a domicilio in Germania da ragazzino e a Milano durante l'università. Il latte, che è anche un'esigenza di rima nella canzone, si riferisce a quando facevo il cameriere in un bar sempre durante l'università. Poi ho fatto il traduttore dal tedesco, il redattore per l'Enciclopedia Britannica, l'insegnante d'italiano, l'educatore musicale a Quarto Oggiaro, alcuni  saltuari lavori estivi, ho finito Scienze Politiche e sono stato bibliotecario durante il servizio civile. Nel frattempo, ovviamente, ho sempre suonato. 

Suoni poco dal vivo o sono io che non ti becco mai? Ti ho visto soltanto una volta, era l’open act per un concerto degli Afterhours…
Purtroppo è la verità: suono  poco dal vivo. Con il primo disco ho fatto circa una trentina di concerti mentre, con i Rossomaltese, ero abituato a farne anche un centinaio all'anno. Ma nel frattempo, dagli anni '90 a oggi, è cambiato tutto e quella cifra non è più pensabile. Ora però, con "Tecniche di Illuminazione" ci stiamo attrezzando per fare meglio e sono fiducioso. Non sarà un'estate di fuoco ma un autunno caldo sì. Io tra l'altro vado in giro in modo modulare, tipo Ikea, a seconda del posto: da solo, in duo, in quartetto e, al completo, in sei. Le date saranno aggiornate sul mio sito e su myspace.


 Pierluigi Lucadei

Interviste

 Articolo letto 2429 volte. il 19 Jul 2007 alle 09:29
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