Appunti e Spunti di Pio Rapagnà
Roseto degli Abruzzi, 10.10.2007 - Nella nostra Regione ci troviamo di fronte ad una scandalosa, "mancanza di controllo e di informazione", di efficaci interventi di contrasto, di prevenzione e repressione da parte delle tantissime “Autorità” politiche, amministrative e giudiziarie competenti nei confronti di gravissimi reati attinenti gli sprechi amministrativi degli Enti locali e dei loro enti strumentali, scandali urbanistici, speculazione edilizia, dissesto geologico delle colline ed idro-geologico del territorio con fenomeni abnormi di frane, alluvioni, inondazioni di interi centri urbani, abitazioni e territori della fascia costiera a causa di esondazioni di canali, ruscelli, torrenti e fiumi, desertificazione di intere aree interne e montane con manifestazioni di siccità nell'ex-lago del Fucino ed incendi nelle zone di maggiore pregio ambientale e faunistico con inquinamento delle acque e moria di animali storici e sacri da secoli e secoli.
Tutto ciò fa seguito ad intollerabili costi impropri della politica e delle strutture strumentali della Regione, delle Province, dei Comuni e loro Consorzi, Società miste e partecipate i cui organi di vertice sono tutti di nomina strettamente politica.
I rappresentanti dei partiti di potere, i politici e gli amministratori della casta, funzionari, dirigenti, consulenti, tecnici ed esperti, non stanno favorendo né tutelando lo sviluppo sostenibile del nostro territorio, e forse hanno anche indirettamente e inconsapevolmente “tollerato e favorito” coloro che le mani sulle nostre Città e sulle parti più appetibili e pregiate del nostro territorio regionale ce le hanno messe davvero.
La stessa impossibilità di chiedere in Abruzzo un puro e semplice “Referendum abrogativo regionale” sui costi impropri e sugli sprechi della politica, è stata per me, e per altri, una chiara dimostrazione di “chiusura e blindatura” in se stessa di tutto un mondo ormai fuori dalla realtà e destinato inesorabilmente ad essere travolto, anche dal suo interno.
Ma una cosa mi sconcerta e mi allarma: il fatto che nemmeno a livello delle più alte cariche e responsabilità istituzionali della Regione Abruzzo, della Informazione, della pubblica opinione, della società civile e della magistratura più esposta sul fronte delle “regole e dei costi della democrazia”, trovino grave, tra gli altri tantissimi esempi constatati in tre mesi di “campagna referendaria” in tutto l'Abruzzo, che addirittura la metà dei 305 Comuni abruzzesi e pubblici Ufficiali individuati dalla Legge Regionale 86/87, non ancora rinviino i moduli ad essi consegnati per la raccolta, autentica e certificazione delle firme, per non parlare dei ruolo svolto da diversi Segretari Comunali e funzionari degli Uffici al servizio dei Cittadini.
Poi, rileggendo la relazione del Procuratore Regionale della Corte dei Conti Bruno Di Fortunato presentata a L'Aquila il 9 febbraio scorso alla inaugurazione dell'anno giudiziario 2007, ho sottolineato le seguenti testuali affermazioni:
“Si è constatato, comunque, che molti casi illeciti sono stati segnalati da cittadini, associazioni e da soggetti, uffici ed organi non tenuto alla denuncia in adempimento di specifico obbligo di legge. Appare chiaramente, di conseguenza, la richiesta di giustizia, il rifiuto della inefficienza, nonché la insofferenza per i costi che la collettività subisce in relazione ai servizi non adeguati e, ciò, dimostra, anche, quanto sia diffusa la omissione di segnalazione alla quale, invece, sono tenuti soggetti in relazione alla funzione che rivestono nell'ambito delle strutture amministrative. Sostanzialmente, pur rifuggendo da qualsivoglia generalizzazione, i comportamenti contrari ad doveri di ufficio indignano i privati e li inducono a rivolgersi al Pubblico Ministero presso la Corte dei Conti, per lo spreco di denaro pubblico e per l'inefficienza soprattutto di enti ed istituzioni locali e trattasi, a ben vedere, di situazioni difficili da rimuovere senza alterare l'equilibrio dei consensi.
L'esperienza ha evidenziato che il livello professionale in molte istituzioni locali è spesso assai modesto, soprattutto laddove la gestione della cosa pubblica è stata condizionata da interessi8 di parte, dove la politica del personale ha seguito la logica del clientelismo, con conseguenze deleterie sui ruoli, talvolta sconvolti da scelte prive di riscontro in ordine alle mansioni svolte e perfino ai titoli di studio posseduti. E sono proprio queste esigenze di giustizia a richiedere che certi comportamenti che si risolvono in un danno per tutti i contribuenti non possono e non debbono essere lasciati senza sanzione”.
Ecco perchè mi rivolgo alla Commissione antimafia ed alla Magistratura abruzzese più illuminata.
Pio Rapagnà – ex Parlamentare
Movimento Regionale
“Città per Vivere-Mia Casa-Solidarietà e Giustizia”
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