Rapporto CENSIS MARCHE 2006: una regione-traino per la ripresa
ROMA, 2007-04-17 - Si è svolta a Roma, presso la sede della Giunta regionale Marche, la conferenza stampa di presentazione del Rapporto CENSIS MARCHE 2006, presente il Presidente Spacca, il Direttore Roma, il Presidente De Rita e alcuni parlamentari Marchigiani. Una regione-traino per la ripresa Rapporto Marche: sulla tradizione si cresce Le Marche rappresentano un caso unico di sintesi della vitalità economico produttiva del territorio, che corre a velocità doppia, e di uno stile di vita che mantiene ancora intatti fattori quali un’elevata qualità della vita, l’attaccamento alle tradizioni e ai valori della terra, un tessuto sociale fatto di microrelazionalità diffusa fortemente coeso.Una regione che corre a velocità doppia. Le Marche corrono, a velocità sempre più sostenuta. Negli ultimi anni tutti i fondamentali dell’economia marchigiana hanno registrato risultati estremamente positivi: il valore aggiunto è aumentato tra 2000 e 2005, in termini reali, del 6,1%, a fronte di un tasso di crescita medio nazionale del 3,4%, collocando le Marche al terzo posto, dopo Lazio e Sardegna per crescita del Pil (tab. 1); l’occupazione è cresciuta, tra 2000 e 2006 dell’11,3% registrando il secondo migliore risultato dopo il Lazio (tab. 2); gli impieghi bancari segnano tra 2000 e 2006 un incremento del 54,4% (secondo solo al Trentino) portando ai vertici della graduatoria nazionale (quinto posto) le Marche per indice di utilizzo della raccolta bancaria (tab. 3).Ma è sul fronte delle esportazioni che le Marche segnano il migliore risultato con una crescita reale del 34,4% (contro il 10,2% a livello nazionale) tra 2000 e 2006, e un incremento nel corso del 2006 di ben il 18,7% (in Italia l’aumento del valore dell’export è del 6,9%) (tab. 4).Marchigiani campioni dell’export. Gli ottimi risultati hanno fatto crescere di misura la propensione all’export (vale a dire il valore delle esportazioni sul pil regionale) passata dal 27,8% al 35%, a fronte di una tendenziale stagnazione a livello nazionale (tab. 5). Il contributo netto delle esportazioni alla crescita (saldo export-import sul Pil) è risultato nel 2006 il più alto di Italia, dopo il Friuli Venezia Giulia. Nel 2006 le Marche hanno contribuito per il 3,5% all’export complessivo del sistema Italia (nel 2005 il valore era del 3,2%) con un contributo decisivo in paesi come la Federazione Russa (9,4% delle esportazioni italiane sono marchigiane), il Belgio (16,2%), la Romania (7,3%). Tra i settori che hanno registrato i migliori risultati, si segnalano: meccanica (+37,5% tra 2000 e 2006, e +9% tra 2005 e 2006), trainata dalle ottime performance del comparto elettrodomestici; prodotti chimici e fibre sintetiche e artificiali, i mezzi di trasporto, i settori dell’industria della stampa, carta ed editoria, le macchine e le apparecchiature elettriche, agroindustria e gli articoli di abbigliamento. Governare i processi di internazionalizzazione. Il mondo delle imprese marchigiane ha dimostrato di sapere reagire positivamente alle difficoltà della cattiva congiuntura, rigenerandosi nella sua capacità, per certi versi unica, di creare continuamente nuova imprenditorialità. Secondo la Banca d’Italia, sono il 12,3% le imprese industriali con più di 50 addetti che hanno spostato una quota della loro attività all’estero, il 21,4% quelle che invece hanno avviato forme di collaborazione con altre imprese straniere (joint venture, attività di ricerca, accordi commerciali) (tab. 6). Le Marche sono una delle regioni italiane ad avere registrato l’incremento più significativo nella partecipazione al capitale di imprese straniere: tra 2000 e 2005 è cresciuto di misura il numero delle imprese estere partecipate da aziende marchigiane (passate da 373 a 436 per un incremento del 16,9%), che si è tradotto in un aumento del numero degli addetti all’estero (+16,3% contro una crescita media nazionale del 4,8%) e soprattutto del fatturato da queste generato, cresciuto del 25,6% (contro una crescita nazionale del 6,5%). La manifattura come destino. A fare da volano alla corsa dell’economia regionale è stato il manifatturiero, settore di punta dell’economia marchigiana considerato che nel 2005 le Marche risultavano la regione con la più elevata presenza di occupati nel manifatturiero su 1.000 abitanti. A fronte di una brusca flessione tra 2000 e 2005 del valore aggiunto generato dall’industria italiana di 4,7% punti percentuali, quella marchigiana ha compensato con una crescita superiore al 3,4% (tab. 7). Quasi il 27% del valore aggiunto marchigiano è ancora oggi generato dall’industria, rivelando un modello di specializzazione non più riscontrabile nel resto del Paese, dove il manifatturiero contribuisce alla formazione di un più contenuto 20% del valore aggiunto complessivo. Inoltre, tra il 2000 e il 2005, gli occupati dell’industria in senso stretto hanno registrato nella regione un incremento del 3,7% a fronte di una flessione dell’1,4% a livello nazionale.Marche lifestyle: dal vivere bene al saper vivere. Le Marche vantano uno stile di vita unico ed impareggiabile, e la qualità della vita ne costituisce un elemento fondante: il 64,3% la considera infatti buona con riferimento alla città in cui vive, e l’11,6% addirittura ottima. Il rapporto con il territorio, rappresenta un elemento imprescindibile di ciò: in termini di radicamento (il 57,6% dei marchigiani è nato nel comune in cui abita), nella funzione securizzante che è in grado di svolgere (ben il 91,5% dei marchigiani si sente sicuro nella città/paese in cui vive, a prescindere dalle dimensioni che questo ha), nella preservazione dei valori rurali, che traspaiono nei comportamenti di vita quotidiani (ben il 50,2% dei marchigiani si dedica al giardinaggio, alla coltivazione, alla caccia, o ad altre attività di tipo agreste, e addirittura il 69,9% dichiara di consumare spesso prodotti coltivati o raccolti da un famigliare, un amico, un parente). E’ forte l’attaccamento alle tradizioni e alla vita della comunità considerato che il 57,2% (percentuale che sale quasi al 60% tra i marchigiani di età compresa tra i 30 e 64 anni) partecipa generalmente alle processioni, alle manifestazioni, alle sagre che vengono svolte nella propria città e che il 64,8% dichiara che nella propria città o paese si sta diffondendo un nuovo interesse per le tradizioni, la storia e l’identità locale. Le comunità marchigiane sono inoltre il luogo di una intensa relazionalità e solidarietà diffusa che garantisce sostegno ai propri membri: il 56,3% degli intervistati nell’ultimo anno ha versato soldi in beneficienza e il 22,5% ha svolto sempre nell’ultimo anno, attività di volontariato; il 35,4% dichiara di essere coinvolto nella soluzione dei problemi della comunità in cui vive, per il 52,5% gran parte delle relazioni sociali si svolgono in piazza, al bar, in altri luoghi di incontro pubblici nella propria città, oltre il 7% dichiara di ricoprire incarichi di prestigio in ambito cittadino (presidente di associazioni, di organizzazioni di volontariato). Consultare il documento integrale allegato
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