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MeconiAppunti: Il Paesaggio è oramai merce. ‘Venditori’ i nostri non ignari Comuni...

Il 18 luglio 2008 si è scritto un documento dal titolo che cominciava: “Il Paesaggio è oramai merce. ‘Venditori’ i nostri non ignari Comuni...”.

Il documento presentava sia spunti su dove si stanno indirizzando le società immobiliari per comprare e vendere Paesaggi, che alcuni errori.

Per le diverse pubblicazioni di questo scritto apparse su internet, si ritiene opportuno correggere i predetti errori. Correzioni che, in più, aiuteranno a capire meglio più cose.

Si confermano i due principali spunti di quello scritto.

1 - che i Comuni stanno pareggiando i bilanci comunali vendendo a società immobiliari i loro migliori Paesaggi. Infatti, dissennate, almeno da quel che si vede nelle nostre colline, modifiche normative consentono l’utilizzo delle entrate c.d. Bucalossi anche per le spese correnti dei Comuni.

2 – che le società immobiliari stanno rispondendo al calo della domanda di alloggi chiedendo ai Comuni, che adempiono, di edificare sui crinali e su luoghi collinari un tempo riserva di villette.

Gli errori riguardano l’evoluzione delle leggi sull’utilizzo delle entrate c.d. Bucalossi.

Evoluzione che aiuta capire, sembrerebbe, l’involuzione politica o la perdita di sensibilità in tema di Paesaggio, dei Governi che si sono succeduti. Sia di centro destra che di centro sinistra.

Prima però è utile richiamare un editoriale sul tema de Il Sole 24 Ore del 18 agosto 2008 a pagina 16. E’ di Pierluigi Ropolo. Parte dall’”ultima relazione della Corte dei conti sulla gestione finanziaria degli enti locali” che: “evidenzia ancora una volta il crescente ricorso di Comuni e Province a entrate straordinarie per finanziare oneri correnti”.

Vi si legge che “Tra i Comuni meno popolosi … il fenomeno … concentra principalmente l’afflusso di entrate … attraverso i <contributi concessori>, cioè gli oneri di urbanizzazione”.

Sapendo che il 72% e anche oltre del territorio nazionale è amministrato da Comuni con meno di 10mila abitanti, la cosa dovrebbe far riflettere tutti gli amanti dei Paesaggi.

L’articolo di Ropolo termina con questa riflessione:

Intanto molti Comuni continuano a dilatare l’edificabilità sui propri territori, attraverso l’adeguamento degli strumenti urbanistici, anche per reperire risorse da destinare al funzionamento dei propri uffici e dei propri servizi. Fino a che non si arriverà all’ultimo filo d’erba (s.d.r.)”.

Se da queste brevi considerazioni, e da quanto si dirà, si torna alle aggressioni delle colline di Monticchiello, in Toscana, o di Colli del Tronto, nelle Marche, o alle aggressioni in corso su colline di piccoli Comuni collinari sempre nelle Marche come: Lapedona, Massignano, Altidona, Moresco, Montedinove, eccetera, che hanno visto mobilitati Vittorio Emiliani, Tullio Pericoli e molti altri, viene da pensare che i Sindaci e Amministratori Comunali di questi Comuni avevano per la testa forse altro che rilanciare l’economia o i servizi comunali. Meno che mai turismo di qualità e valorizzazione degli incantevoli Paesi, e Paesaggi, amministrati.

Ecco una breve l’evoluzione storica della c.d. Bucalossi.

Prima però si ama riportare quanto ascoltato a Bologna alcuni anni fa dalla voce di un suo mitico ex Sindaco, Guido Fanti. Siamo negli anni ’60. Riferisce Fanti che, dopo le invasioni sovietiche in Ungheria e Praga, invece di scoraggiarsi hanno rafforzato la presenza sociale sul territorio. Da qui l’introduzione a Bologna, per chi voleva costruire, di pagare al Comune quanto necessario per strade, piazze, reti idriche, illuminazione, verde pubblico, servizi per l’infanzia e simili.

Si pensa che la legge n. 10 del 28 gennaio 1977 che introduce la c.d. Bucalossi, cioè l’obbligo, per chi costruisce, di versare al Comune oneri per le opere di urbanizzazione primaria e secondaria, sia il passaggio in legge di questa pratica ricordata dal Sindaco Guido Fanti.

1986. Si ha la prima smagliatura della vincolatività delle entrate Bucalossi per le sole opere di urbanizzazione primaria e secondaria. Si introduce infatti la facoltà di destinare le c.d. entrate Bucalossi anche per altro; cioè: “nel limite massimo del 30 per cento, a spese di manutenzione ordinaria del patrimonio comunale” (vedere il decreto legge 01/07/1986 convertito in l. n. 488/1986, articolo 16-bis, e con il decreto legge 31 agosto 1987 n. 359 all’articolo 11-bis).

Smagliatura perché le spese di manutenzione ordinaria del patrimonio comunale non sono spese di investimento, com’è l’utilizzo, vincolato, delle c.d. entrate Bucalossi, ma spese correnti. Sono spese di investimento le manutenzioni straordinarie.

1997. La predetta percentuale del 30% viene elevata al 100% (vedere la legge 27 dicembre 1997 n. 449 all’articolo 49 comma 7).

Questa facoltà, cioè di poter destinare fino al 100% delle entrate c.d. Bucalossi per la manutenzione ordinaria del patrimonio comunale sembra ancora in vigore.

Dal 2007 al 2010, subirà, come si vedrà, una sorta di sospensiva. E, sempre dal 2007, alla manutenzione ordinaria del patrimonio comunale si riserverà non oltre il 25% dei proventi delle concessioni edilizie e delle sanzioni previste in materia edilizia.

Dal momento che in questi stessi anni il taglio dei trasferimenti ordinari dello Stato ai Comuni è diventato via via sempre più forte, con l’aggiunta di vari stop ai tributi comunali, va da se che i Comuni cominciano ad ‘abbandonarsi’ a Piani Regolatori Generali sempre più permissivi. Appunto per incrementare i proventi delle concessioni edilizie e ora permessi di costruire. E, con le trasformazioni urbanistiche, dell’Ici.

2001. Il ‘glorioso’ articolo 12 e successive modifiche della legge n. 10/1977, insieme ad altri articoli connessi, vengono abrogati (vedere sia l’articolo 136 del decreto legislativo n. 378 del 676/2001 che l’articolo 136 del DPR 6/6/2001 n° 378, meglio conosciuto come Testo Unico sull’edilizia).

Resta, il contributo per il rilascio del permesso di costruire. Restano gli oneri di urbanizzazione primaria e secondaria (vedere l’articolo 16, commi 7, 7-bis e 8 e l’articolo 19 del d.lgs. 378/2001).

Ma resta anche l’articolo 49 comma 7 della legge n° 449/1997 ricordata sopra. Legge pericolosissima per i nostri Paesaggi perché contiene la possibilità di ‘vendere’ Paesaggi per entrate della c.d. Bucalossi per la manutenzione ordinaria del patrimonio comunale.

2004. Legge 30 dicembre 2004 n° 311 (legge finanziaria 2005). Ecco cosa recita, con linguaggio impreciso perché le “concessioni edilizie” dal 2001 sono diventate “permesso di costruire”, l’articolo 1 comma 43:

I proventi delle concessioni edilizie e delle sanzioni previste dal testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, possono essere destinati al finanziamento delle spese correnti entro il limite del 75% per l’anno 2005 e del 50 per cento per il 2006”. Come dire che ben il 75% nel 2005 e il 50% nel 2006 delle entrate c.d. Bucalossi finiscono in gloria….

Da notare che l’articolo 49 comma 7 della legge n° 449/1997 resta sempre in vigore.

2006. Legge 27 dicembre 2006, n° 296 (legge finanziaria 2007). Ecco cosa recita, ripetendo l’errore di “concessioni” al posto di “permesso”, l’articolo 1 comma 713:

Per l’anno 2007, i proventi delle concessioni edilizie e delle sanzioni … possono essere utilizzati per una quota non superiore al 50 per cento per il finanziamento di spese correnti e per una quota non superiore ad un ulteriore 25% esclusivamente per spese di manutenzione ordinaria del patrimonio comunale”.

Il passaggio dal Governo di centro destra al Governo di centro sinistra non ha mutato la ‘disattenzione’ in tema di Paesaggio. Che si conferma ‘merce’ di scambio.

Si sono solo accorti di quella legge n° 449/1997 che non però viene abrogata, ma, sembrerebbe, almeno per il 2007, sospesa. Non più il possibile 100% per manutenzioni ordinarie del patrimonio comunale. Ma il solo 25%. Mentre il 50% finisce, come detto, in gloria. O per tutte le altre spese correnti.

2007. Legge 24 dicembre 2007, n° 244 (legge finanziaria 2008). Ecco cosa recita all’articolo 2 comma 8:

Per gli anni 2008, 2009 e 2010, i proventi delle concessioni edilizie e delle sanzioni … possono essere utilizzati per una quota non superiore al 50 per cento per il finanziamento di spese correnti e per una quota non superiore ad un ulteriore 25% esclusivamente per spese di manutenzione ordinaria del verde, delle strade e del patrimonio comunale”.

Il Governo di centro sinistra, come si vede, ha non solo sposato la filosofia del Governo del centro destra che con la finanziaria 2005 aveva trasformato coscientemente il Paesaggio in “merce”, ma l’ha rafforzata, triennalizzandone la rapina.

Come uscirne?

Non si vede altro percorso, oltre al recupero dei Comuni alle regole della democrazia (con l’elezione diretta dei Sindaci dal 1993, la messa tra parentesi conseguente dei Consigli Comunali e lo spoil system che ha “fidelizzato e feudalizzato” <parole del Programma 2006 dell’Unione> la dirigenza pubblica,  nei Comuni non si respira più aria di democrazia, ma, come si legge in crescendo in editoriali di tutti i giornali, di oligarchie e, addirittura, di neo feudi), che l’avvio di un federalismo fiscale solidarista. Con Comuni che tornino alla democrazia; rafforzata da forme di democrazia diretta e partecipata.

Sull’urgenza del federalismo fiscale, che contiene il superamento di trasferimenti statali ai Comuni su base storica come si fa dalle leggi Stammati del 1978, si danno i dati del solo 1997 che confrontano i 73 Comuni della Provincia di Ascoli Piceno e i 68 Comuni della Provincia di Pesaro:

            PESARO                  Ab. 340.071            £. 184.398.027.297

            ASCOLI PICENO          367.174            £. 140.629.061.999

                                               27.103            £.   41.768.965.298

Come si vede, nel solo 1997, i Comuni del Pesarese, con 27.103 abitanti in meno, hanno preso dallo Stato “contributi erariali ordinari” per circa 42 miliardi lire in più dei Comuni Ascolani. Da tener presente che nel 1997 lo Stato attuava già da più anni politiche perequative. Come dire che nel 1978 lo scostamento tra Ascoli e Pesaro era ancora maggiore.

Se proiettiamo queste differenze dal 1978 ad oggi, si scopre che nelle sole Marche la Provincia di Ascoli Piceno, con la più alta percentuale di disoccupati della Regione, ha però ricevuto negli ultimi 30 anni dallo Stato contributi erariali ordinari inferiori intorno a 1500 miliardi di lire.  

Che dire poi della alzata di ingegno della classe politica Ascolana che, per affrontare questa enorme sperequazione tra Nord e Sud, invece di far fare, come si dice, sistema, di fare rete tra i suoi 73 Comuni, unendo e anche accorpando i più piccoli, ha ulteriormente aumentato i costi spaccandosi e creando due Province lilliput? 

Cari amici dei Paesaggi; tutelati, come sappiamo, dall’articolo 9 della nostra Costituzione. Cari amici dei beni comuni.  

Dal momento che non c’è forza politica fin qui conosciuta che, da anni, non governi o Comuni, o Province, o Regioni o Stato, o più Enti insieme, escludendo che non sappiano quanto si scrive sopra su quanto fatto a danno dei nostri Paesaggi e di quanto, da decenni e neppure dal quel 2001 che ha visto l’introduzione, nella Costituzione dell’autonomia finanziaria di entrata e di spesa degli Enti Locali (art. 119 Cost.), non si fa dal Parlamento e dagli stessi Enti Locali per perequare le risorse tra Comuni e tra cittadini che dovrebbero essere uguali, resta la domanda se non sia giunta l’ora che i cittadini, a partire dai rispettivi Comuni, entrino con tutti e due i piedi, democraticamente, in tutto ciò che sembra essere sfuggito alle mani dei nostri abituali Amministratori.   

Monterotondo 23 agosto 2008 Luigi Meconi


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