di Luigi avv. Meconi
“Quattro soluzioni per il rebus-rifiuti”. Questo il titolo del secondo contributo di Guido Viale, forse il più preparato in Italia sul tema, sul Manifesto del 15 gennaio. L’altro contributo è su Il Manifesto del 5 gennaio. Uniti, sono già un manuale.
A livello nazionale, leggendo i numerosi contributi per Napoli pare di capire che c’è un sostanziale accordo nell’incentivo della differenziata. La differenziata, si conviene, è la precondizione per risolvere il rebus-rifiuti.
Ho letto i due contributi di Viale mettendomi, come sono, dalla parte di un dirigente comunale. Mi ha colpito un passaggio che riporto qui sotto e che vorrei confrontare con la legge finanziaria 2008, n. 244/07, articolo 2, commi 28 e 38. Non ci si spaventi per il richiamo. Sono due commi dove si parla di rifiuti, di servizio idrico integrato e, per quanto si vuol dire su una delle riflessioni di Viale, sui rispettivi ambiti territoriali e sull’Ente Locale: Provincia o Comune, che dovrà gestire questi ambiti.
Ecco cosa dice il legislatore al predetto comma 38 dell’articolo 2: “… le regioni, nell’esercizio delle rispettive prerogative costituzionali in materia di organizzazione e gestione del servizio idrico integrato e del servizio di gestione integrata dei rifiuti,… procedono entro il 1° luglio 2008 … alla rideterminazione degli ambiti territoriali ottimali per la gestione dei medesimi secondo i principi dell’efficienza e della riduzione della spesa”. Prosegue poi stabilendo la “delimitazione degli ambiti secondo … valutazione prioritaria dei territori provinciali quali ambiti territoriali ottimali ai fini dell’attribuzione delle funzioni in materia di rifiuti alle province e delle funzioni in materia di servizio idrico integrato di norma alla provincia…”.
Il comma 28 dell’articolo 2 esclude praticamente i predetti due servizi da “forme associative comunali”. In pratica si ribadisce il passaggio dei predetti dai Comuni alle Province.
Ecco quanto propone Viale: “Anche la raccolta differenziata … chiede una mobilitazione straordinaria che i comuni che hanno già raggiunto questo obiettivo ben conoscono. La raccolta differenziata deve essere fatta porta a porta; il personale che la fa deve essere formato e investito di una responsabilità che richiede una elevata professionalità: quella di imparare a conoscere il territorio attraverso i rifiuti prodotti; di dialogare con la popolazione; di individuare i problemi e proporre soluzioni. L’addetto alla raccolta differenziata porta a porta non è più un facchino ma un lavoratore front-line. Serve un grande lavoro con le persone, ma i risultati arrivano: non c’è un solo abitante dei comuni che fanno bene la raccolta differenziata che vorrebbe tornare indietro”.
Mi sono dilungato nei richiami delle norme e della riflessione di Viale perché si capisce subito che tra il Parlamento e quanto propone uno dei massimi esperti in tema di servizio rifiuti solidi urbani c’è un abisso. E’ come abitassero in due epoche ben distinte. L’uno va verso il governo dei rifiuti urbani attraverso le Province. L’altro dice invece che l’Istituzione più competente è il Comune.
Questa divaricazione non nasce per caso. L’uno, il Parlamento, ha già scelto che acqua e rifiuti sono merce. Per cui l’ambito ottimale è quello dove si può conseguire non il massimo di efficienza, ed efficacia, ma di utili; cioè la Provincia. A costo di mandare l’esercito (sic!). L’altro, Viale, ritiene che i rifiuti non sono merce, ma un servizio al cittadino. E, non meno esperto di economia, individua l’istituzione più idonea per un servizio efficiente ed efficace è quella più vicina al cittadino, il Comune.
Sempre che, e chiudo, a sua volta il Comune non cada nella contraddizione di trasformarsi in holding, o l’acqua e i rifiuti, merce. Cioè non pretenda di gestire i rispettivi servizi con Spa o Srl. Per utili e dividendi. Mantenga, al contrario, Consorzi o Aziende speciali consorziali. Enti strumentali, però, debitamente integrati da Bilanci Partecipativi. Cioè con forme di partecipazione del cittadino non meramente consultive, ma decisionali. Alias con forte iniezione di democrazia diretta. Che è quanto le imprese, in altra forma, fanno da almeno 30 anni. Con il marketing.
Chiaro che i predetti passaggi della finanziaria 2008, mentre dovrebbero far desistere la Lanzillotta dal procedere nel suo dissennato proposito di ‘privatizzare’ i Comuni con i rispettivi servizi, sono il riconoscimento diretto di forti competenze delle Regioni. Sempre che, dopo il Parlamento, anche le Regioni non cadano nel tranello della rivoluzione, neo-feudale: dall’Italia dei Comuni all’Italia delle Province. E a Comuni, Province, Regioni holding. Napoli, e non solo, dovrebbero far riflettere.
15 gennaio 2008 Luigi avv. Meconi (segretario comunale in disponibilità)