Una fine annunciata
di Gloria Lattanzi Un nuovo capitolo della saga dedicata alla Politica Italiana
25/01/2008 - Ieri sera alle 20.30, il presidente del Senato Franco Marini leggeva i risultati delle votazioni sulla questione di fiducia: 156 Si e 161 No. Un risultato previsto e da alcuni sperato. Come per i ragazzi di Alleanza Nazionale che a Largo Goldoni seguivano le vicende di Palazzo Madama da un maxischermo. Primi a festeggiare alla caduta del Governo. In un scenario di insulti coloriti, accuse, bagarre l’unico calmo resta il presidente del Consiglio che nel discorso prima della votazione, afferma: “se sono qui non è per testardaggine ma per coerenza”. Ne esce così limpidamente sconfitto. Al contrario di personaggi come Mastella, Cusumano, Veltroni. Gli indici sono puntati verso di loro, quali presunti responsabili della fine di questa instabile legislatura durata 618 giorni. Indiscutibilmente, l’Oscar come miglior attor protagonista spetta a Clemente Mastella. Dalla ribalta sui media dei giorni scorsi per le indagini in corso su di lui e famiglia, alle dimissioni dal ruolo di Guardasigilli fino al discorso pronunciato ieri al Senato, in cui convinto di citare Pablo Neruda negava l’appoggio al morente esecutivo. Come miglior attore non protagonista invece l’Oscar spetta a Walter Veltroni che a parer di molti col Pd è stato il primo a decretare la fine dell’era Prodi. E proprio verso di lui si dirigono le critiche di molti esponenti dell’ormai ex-governo che accusano il sindaco di essere stato un fattore altamente destabilizzante per il centrosinistra. Un cammeo in questo kolossal gentilmente prodotto dalla politica italiana, è stato egregiamente interpretato dal senatore Cusumano. Tra le file dell’Udeur è stato l’unico a ribellarsi al diktat del partito, votando “si” sulla questione di fiducia, ricevendo addirittura uno sputo in faccia da un collega di partito, per poi esser colto da un malore. Si sospetta che molto probabilmente abbia dovuto distaccarsi dalla linea di Mastella e company non per un’esigenza irrefrenabile di apparire fedele fino all’ultimo al Governo, ma per rispettare uno scambio di favori culminato nell’ottenimento del suo collaboratore di un posto tra i vertici dell’Agecontrol, un’agenzia alle dipendenze del ministero dell’Agricoltura. Passando da Turigliatto a Dini, di certo questo capolavoro era già stato progettato. Nel secondo tempo si analizzano le prospettive che si sono aperte: dall’ipotesi di elezioni anticipate, caldeggiate soprattutto da Forza Italia, al Governo-tecnico, fino alla riforma della legge elettorale. Se ne discuteva amabilmente ieri sera alla prima del film-documentario “La mia vita è stata una corsa” sulla vita di Bettino Craxi. Tra popcorn e Coca-cola, gli illustri rappresentanti della politica italiana disquisivano sull’orizzonte incerto del futuro del nostro Paese. Mentre nel resto del mondo ad attirare l’attenzione dei media è il rischio della recessione del paese più ricco e sviluppato, in Italia il problema più impellente è trovare il cast per il prossimo film gentilmente prodotto dalla casta politica. Sullo sfondo, la scenografia più economica della storia del cinema, l’immondizia campana!
|