IL PERU' DI SERENA
In uno spettacolo teatrale l'allegoria dei difetti della società peruviana/31
19/7/2007, Domenica scorsa sono andata a teatro a vedere uno spettacolo di un gruppo chiamato “Yuyachkani”. Tutti qui in Aprodeh mi avevano raccomandato di andare, soprattutto perché ripronevano un’opera di 25 anni fa che, a detta loro, era imperdibile. Normalmente quando ricevo una presentazione cosí pomposa, finisco sempre per caricarmi di aspettative per poi terminare terribilmente delusa. In realtà avevo visto giá alcune parti di loro spettacoli. Yuyachkani ha infatti accompagnato Aprodeh in varie occasioni: inaugurazioni di progetti sulla memoria, eventi legati alla CVR. Si trattava sempre di pièces teatrali forti, che rappresentavano la sofferenza vissuta durante gli anni di violenza politica. Per questo, forse, l’opera “Los musicos ambulantes” mi ha spiazzato completamente: ho riso un’ora e mezza, senza interruzione!
L’opera “I musicanti ambulanti” è una rappresentazione colorata e multiculturale e soprattutto una metafora di quella che è la società peruviana, caratterizzata dalle mille sfaccettature dettate dai differenti climi, paesaggi, tradizioni, linguaggi. È un testo ispirato alla nota opera “I musicanti di Brema”. I personaggi sembrerebbero quasi identici(l’asino, il cane, il gatto ed il gallo) se non fosse per il loro modo di parlare e la realtà che ognuno di essi rappresenta.
La storia è raccontata dagli stessi animali che, durante un concerto, spiegano come sono finiti ad essere musicisti e ad integrare questo stravagante ed insolito gruppo. Il narratore è il “burro”, l’asino, che alterna frasi in spagnolo ad espressioni in quechua: viene dalla regione di Ayacucho, nella sua terra veniva utilizzato per carichi pesanti e maltrattato. E’una storia di sfruttamento, comune a quella vissuta da molti abitanti di quella zona. È per questo che decide di tentare la fortuna nella capitale, dove proverà a suonare con zampoña ed altri strumenti tipici le melodie del huayno ayacuchano (danza di origine preispanica tipica della sierra). Nel cammino incontra “chusco”, un cane bastardino: parla il gergo tipico dei giovani di Lima, il suo modo di fare è molto simile a quello dei teppistelli di strada “pirañitas”, le sue espressioni le piú divertenti. In realtà lui cerca compagni di ventura e vede nel “burro” un buon amico con il quale iniziare una nuova esperienza.
Il terzo membro che si aggrega alla felice combriccola è la “plumosa”, una gallina afrodiscendente della città di Chincha. È famosa per essere un’ottima cantante ed una agile ballerina, caratteristica, questa, della popolazione di quella zona. Chincha è infatti una delle città con maggior presenza di popolazione proveniente dall’Africa, discendenti di coloro che raggiunsero il territorio peruviano durante il periodo della schiavitù: per questo i suoi abitanti sono celebri per i ritmi tribali, ballati al suono di “cajón” (una sorta di bongo rettangolare che si suona in verticale) e di “quijada de burro” (mandibola di asino).
L’ultimo personaggio è la “michacha”, la gatta adulatora, che proviene dalla profonda selva amazzonica. Il suo corpo è adornato da pendagli e piumaggi tipici di questa regione, cosí come la sua maniera di parlare, per certi versi presenta alcune similitudini con le sonorità sarde.
La opera è bien studiata , oltre a presentare i conflitti naturali che si generano tra questi diversi animali, mostra come spesso le tensioni sono un prodotto delle differenze culturali che marcano la popolazione peruviana di ieri e di oggi. È cosí che l’asino a volte viene definito “serrano” in modo dispregiativo e viene deriso per il suo modo di parlare in cui l’uso del quechua viene vista come una barbara intrusione. Una rappresentazione che aiuta a riflettere gli spettattori peruviani sulle differenze che possono essere creatrici di discriminazione o promotrici di interculturalità e di ricchezza: dipende dall’intelligenza e dalla tolleranza che sono alla base.
Questo concetto è spiegato molto bene attraverso la varietà musicale generata dalla multitudine di strumenti presenti in scena. È fondamentale, ad esempio, l’evoluzione del gruppo che, alla sua prima prova, crea solo un gran fracasso: tutti gli strumenti cercano di prevaricare gli altri causando una confusione generale mentre, al momento del concerto, ogni strumento riesce a trovare il proprio spazio nella diversitá, inventando una melodía unica e originale. Si direbbe un invito all’unità e alla valorizzazione della diversità, che ancora oggi viene utilizzata come pretesto per la discriminazione razziale e assicurare la supremazia della popolazione di origine ispanica, considerata ancora il vero modello da imitare. Serena D’Angelo
Yuyachkani È uno dei gruppi di teatro latinoamericani piú conosciuti a livello mondiale. Nasce nel 1971 come risultato dell’iniziativa di Miguel Rubio, Teresa Ralli ed altri che volevano dar vita ad un teatro nuovo che potesse farsi portavoce dei problemi sociali e dei periodi politici difficili che hanno scandito la storia del Perù. Dopo piú di 35 anni di attività, Yuyachkani sente di aver raggiunto il suo obiettivo grazie alla messa in scena di opere che da anni immortalano diversi tasselli della realtà peruviana, utilizando personaggi cosí reali che gli stessi spettatori possono vivere intimamente il contenuto che si sta recitando, sentendolo proprio. È inoltre importante sottolineare la volontà di questo gruppo teatrale di insegnare a valorizzare e ad amare le proprie radici: Yuyachkani non si stanca mai di riaffermare la sacralità della cultura andina, proponendo testi in parte in quechua e riattualizzando tutto quel mondo fatto di musiche, canti e riti tipici delle varie regioni del Perú.
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