Ricordi e aneddoti di un luogo magico, tra antico e futuro dell'arte
di Chiara Poletti
MARTEDI 4 SETTEMBRE- VENEZIA (LIDO). Fatica a livello logistico per arrivare. Fatica economica per alloggiare. Una lunga "galoppata" tra battelli e ferry-boat (quelli che trasportano anche veicoli) sulle onde dormienti e pachidermiche della laguna di Venezia. Da Chioggia (parcheggio auto molto comodo) a Lido di Venezia, la strada per arrivare alla Biennale del Cinema, attraversa in 25 minuti, piccole isolette verdi utili solo per una gita in mountain bike, e il Mose, la mega-struttura di contenimento dell'alta marea per salvare dall'inondamento il futuro della splendida laguna (non ancora ultimato). E qua c'è il sole, per fortuna, anche se l'aria si staglia da ogni direzione infastidendo il collo e il decoltè delle signore. Dalla terra ferma di Chioggia partono 3 isolette di 12/15 km : in ordine si trova Pellestrina, Lido di Venezia e la penisola di Cavallino, dove sulla punta esterna più vicina al Lido, Punta Sabbioni, si può trovare casualmente e furbamente (per pura fortuna!), la soluzione di tutti i mali: un bel campeggio (Cà Savio) che per 20 euro a notte in due, in una struttura ammobiliata e bagno interno, permette di sopravvivere al tracollo finanziario per assistere alla maratona internazionale più "dispendiosa" del nostro cinema italiano: la 64 edizione della Mostra Internazionale d'arte cinematografica. Sì, perchè anche gli accreditati, cineasti o giornalisti, non hanno rimborsi spese dalle proprie aziende, e vivere 10 giorni qua a Lido non è solo fascion e arte, ma stress per trovare un alloggio a meno di 100 euro a notte. E l'impresa si complica senza conoscenze o amici così detti "agganciati". Ecco allora l'idea del campeggio, in 25 minuti è fatta. E non sono certo, quelli di vent'anni fa. A differenza dei battelli arrugginiti, Punta Sabbioni si è fata furba. Lido del resto, non ne ha bisogno.
E che dire nell'impatto con la zona Mostra: giardini ovunque, fiori ovunque, il mare con i capannetti bianche e azzurri a sinistra e a i due Palazzi principali sulla destra, costruiti nel '34 e ancora perfettamente impressionabili: il Palazzo del Casinò (dove si trovano gli uffici dirigenziali, i 1.500 computer per i giornalisti e la mitica Sala Conferenze, quest'anno rappresentata dai colori verdi e blu “a puzzle”. Mentre al piano terra c’è la Sala Perla, la più importante del palazzo. La sede ufficiale per le anteprime in Concorso, invece è la mitica Sala Grande nella seconda costruzione: il Palazzo del Cinema, con il suo lunghissimo tappeto rosso, le bandiere di tutto il mondo che sventolano, la grande sfera d'acciaio creata dal premio Oscar Dante Ferretti insieme a Federico Fellini, in occasione del capolavoro Prova d'Orchestra (1979) e i due Leoni d'oro disegnati sempre da Ferretti che nel 2004, ha rivisitato l’assetto scenografico esterno. Qui al piano terra, nella Sala Grande, si svolgono le proiezioni dei film più importanti, mentre ai lati, entrambi i palazzi, hanno due salette da 400 posti, dedicate alle repliche e ai film non in concorso. (sezione Orizzonti, Grandi maestri, Corti ecc).
Una manifestazione importante perchè ha compiuto il quarto e ultimo anno sotto la direzione di Marco Muller, un uomo non tanto alto, distinto, con classe e dall'aria modesta che è apparso poco. E l'idea di poter assistere ad un programma lontano dalle main street o delle grosse potenze distributive difese a gran forza e con coraggio da Muller, era una tentazione imperdibile da lasciare in letargo anche quest'anno. Così si decide, si parte e si arriva. E si deve dire subito, che appena sbarcati alla Biennale, la prima impressione, per chi non c'e mai stato, è da una parte deludente e dall'altra accecante. Come sempre insegna la sociologia del viaggiatore, anche qua, le dicotomie tra poveri e ricchi, non mancano. Attorno al celebre e luccicante Lido, e ai suoi alberghi 5 stelle stile liberty anni '30, in zona imbarco, sembra di vedere la zona più povera, trascurata e abbandonata della nostra Italia del dopo guerra dove i battelli caricano una sovrannaturale massa di turisti (fuori da ogni norma di sicurezza). E tutto questo fa pensare quando sull'altra sponda del Lidò, George Clooney, arriva su un'esclusiva motonave in legno di pino luccicante all'ombra di 4 bodyguard pagati in proporzione alla faccia incattivita da film horror che riescono ad assumere dietro quegli occhiali neri fascianti. Fa pensare che dall'altra parte del Lido, la gente comune ancora nel 2007, debba salire su questa ferraglia di centinaia di tonnellate arrugginita che non affonderà solo per grazia di Dio. Tuttavia, se con l'illusione della fantasia ci si aiuta abbastanza da dimenticare l'idea di essere dei poveri topolini stipati e malaticci che sopravvivo al tempo, Lido di Venezia, può essere vista come una romantica laguna incantata sulle palafitte bianche e nere, resa immobile dal tempo lasciato qui, dagli spiriti dei vecchi pescatori. E così, i battelli scassati del dopo guerra, ancora oggi, continuano a portare fiumane di turisti nel mondo dei sogni, notte e giorno, sempre. Gli autobus Atcv girano ogni 20 minuti anche di notte. Tutto qui non ha tempo, non ci sono differenze di orari e meteo. Una calma piatta che non disturba aironi, volpoche e coppiette modeste di esseri umani. Il tempo, qui sembra immobile e romantico per chi se lo sa godere con filosofia senza leggere troppi giornali, presi dalla frenesia di sapere tutte le news del vip. Magari pensando che al di là del Lido, qua di fronte, sopravvivono dall’anno 828, le magiche architetture gotico-bizantine della basilica marciana più famosa al mondo, contenente le reliquie trafugate da Alessandria d'Egitto di San Marco Evangelista. Un legame che per chi è ravennate come me, è ancora più forte, perchè i suoi mosaici ricordano quel capolavoro paleocristiano della Basilica di San Vitale di Ravenna capitale dell’impero bizantino, con quel Cristo pantocrate tipico dell’abside dei mosaici bizantini.
L’ingresso nella zona clou della Biennale, è libera. Basta un daily-pass che rilasciano giornalmente a tutti presentando un documento, ed è valido fino alle 10 di sera. Se poi c’è il guardaroba gratuito aperto fino alle 2 di notte e se arriva la fame, niente paura. A differenza di quanto hanno scritto certi quotidiani, mangiare alla Mostra è molto comodo ed economico. Con 3 euro si mangia un buon panino farcito o una piadina riminese. Una bottiglietta d’acqua costa 1,50 euro e una colazione 2,50 euro, come al bar sotto casa. E non vale la pena di aspettare ore, per ordinare un cappuccino al bar esclusivo di fronte al Palazzo del Casinò, perché più del denaro, qui il tempo è sempre fatale. Scorre troppo veloce e i film da vedere sembrano infiniti, e del resto non vale la pena di mancare anche a qualche incontro con gli autori o a qualche convegno sulle nuove tecnologie Bluetooth. E allora, l’ideale sono scarpe da ginnastica, pratiche e veloci, e poca eleganza nel vestiario, se si possiede un qualche pass. La zona fieristica, il Movie Village, è comunque non troppo dispersiva. Qui si incontrano giovani, famiglie, mamme e bambini in carrozzina, il clima insomma è rilassante e curioso anche per i giornalisti. Si trovano proprio qui, infatti, le celebri bacheche dove chiunque può lasciare un commento sul film che ha visto alla Mostra. Massima libertà, insomma. Il Movie Village, è tranquillo anche perché si tratta di enormi tendoni bianchi, modello circo Orfei, e il pubblico, nonostante i miei iniziali pregiudizi, è proprio da festa dell’Unità un poco più borghese, in cui al posto dei politici, ci sono i produttori della Fandango, O1, Mikado e gli organizzatori di Festival cinematografici minori in giro per l’Italia. Sempre qua, si trovano quei 4 o 5 bar gestiti da giovani allegri e svegli che lavorano 10 ore continuative.
Girando fra i padiglioni e imbottendomi la borsa di carta e depliant di ogni genere, che non troverai mai il tempo di leggere, ho chiesto al personale delle due uniche librerie ufficiali della Biennale, (gli Electa Shop come il catalogo Electa della Mostra) posizionati vicino al Palazzo del Casinò, se avessero un libro interessante sulla storia ufficiale della Biennale. La risposta è stata negativa. “Ne avevamo 4 copie - mi ha risposto un 30 enne di Mestre, con tutta la gentilezza possibile- ma sono andate esaurite il primo giorno”. Allora, mi regalerete almeno un catalogo di quest’anno, ho replicato.“No, signorina, è in vendita a 29 euro. E i gadget , come una T-shirt della Biennale, costa a 12 euro e un semplice block notes 18 euro. Prestampato in serie. Non sarebbe allora più ragionevole mettere a disposizione del pubblico almeno la consultazione gratuita dei cataloghi delle edizioni precedenti? Invece che promuovere la fiera del consumismo firmato ricordi dalla Biennale? Alla fine ho portato a casa due libri che avrei trovato anche nella mia solita libreria sotto casa, Fare un Film di Antonioni e Tutto quello che Socrate direbbe a Woody Allen di J. Antonio Rivera. C’è da dire, però una cosa. La gentilezza del giovane, non si è esaurita qua. Su mia richiesta, mi ha trascritto su un foglietto stropicciato, il titolo del libro storico sulla mostra, che ordinerò, questa volta, da casa. “STORIA DELLA BIENNALE 1895-2003- ENZO DI MARTINO”. E se di saggi storici abbiamo appurato che c’era poco qui alla Biennale, di cronaca rosa invece, ho trovato invece un buon libro scritto molto bene: si intitola “LA BIENNALE”, Arte, polemiche, scandali e storie in laguna” ed. Gli Specchi Marsilio 17 euro, scritto da una brava e bella giornalista di economia e società del Corriere della Sera, appassionata di Castelli e dive celebri, Enrica Roddolo, autrice di vari saggi di società. La copertina ritrae una foto in b/n di Sophia Loren mentre riceve la Coppa Volpi come miglior attrice per il film Orchidea Nera di Martin Ritt nel 1958.
Altra curiosità. Sapete quanto guadagnano i dipendenti? Meno di 50 euro al giorno senza rimborso-spese. Se qualcuno vuole fare domanda per lavorare qua…l’azienda che cura biglietteria e assunzioni si chiama Copress Cultura e ha sede a Mestre. E’ una bella esperienza umana…qualcuno mi ha risposto, magari per il curriculum, ma non per mettere via qualche soldino.
La zona più esclusiva della Biennale è l’Excelsior, l’hotel in cui- teoricamente- non ha accesso il pubblico, ma con un pass chiedendo all’Infopoint, si riesce, almeno così è successo a me, ad entrare senza problemi. L’unico momento in cui ho provato un leggero “batticuore” è stato durante la mia visita alla zona rassegna stampa, dove un robusto security alto 2 metri e largo 3 mi ha chiesto di mostrargli il pass interno, che non avevo. Sono stata comunque soddisfatta di aver visto tanti splendidi habitat umani: il bagno ad esempio, è tutto in marmo e le salviette per asciugarsi le mani, sono di flanella lanosa molto morbida. Nemmeno ai pasti mi asciugo la bocca con un panno così raffinato. In bagno poi, la fila è interminabile. E non tanto per l’afflusso di donne che devono aggiustarsi il make up, ma semplicemente, perché queste signore sono quasi nobili e la permanenza in bagno è curata, precisa, lenta, meticolosa. In media sono 10 minuti a persona. In fondo sono punti di vista. La zona dove pranzano i vip, invece, si trova sul retro con vista mare. Qui ho incontrato Gigi Marzullo, Gian Luigi Rondi, Rita Pavone, Ewan McGregor, Paul Haggis, Valerio Mastandrea e anche il ministro Rutelli, intervenuto il giorno della notizia della morte di Luciano Pavarotti, per presenziare alla celebrazione della nuova Fondazione intitolata a Gillo Pontecorvo. E poi tanti attori stranieri con relativi compagni. Sempre nella zona veranda, si pranza con la cucina di Gualtiero Marchesi e al lancia Cafè si può avere un buon caffé gratuito. Adiacente all’Excelsior si trova un nuovo spazio per gli operatori del settore, lo Spazio Pool dove si posizionano telecamere per le interviste alle celebrità e c’è una piscina splendida. Sempre tra questi esclusivi habitat, dall’architettura bianca e trasparente, di plexiglas e legno chiaro, quest’anno è stata realizzata una scultura di ottone che rappresenta un Toro Alato. Un’alter-ego del Leone d’oro che è stato firmato, da tutti i vip che sono passati quest’anno dalla Biennale e il ricavato dalla vendita andrà in beneficenza al Fai, il fondo ambiente italiano che si occupa di recuperare antiche dimore storiche e castelli da restaurare.
Interno del Palazzo del Cinema - La Mostra del Cinema di Venezia nasce nel 1932 come Esposizione Internazionale d’Arte Cinematografica nell’ambito della XVIII Biennale di Venezia, connotandosi come la prima manifestazione internazionale del genere.
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