Il Cameroun di Alice
Il resoconto di un viaggio avventuroso, tra un villaggio e l'altro, attraversando un paesaggio unico
10/1/2008 - Sabato mattina ore 8,00 partenza. Siamo Benjamin (un ragazzo francese che lavorerà alla fondazione per 2 anni), “Père Duriez”, un prete che ho scoperto essere un suo lontano parente, e io. Viaggiamo con una piccola jep verdone “4 per 4”, percorriamo l’unica strada asfaltata esistente in tutto l’estremo nord del Cameroun e arriviamo alla città di Mokolo. Ci interniamo subito in una vera strada africana verso un villaggio in cui il “Père Duriez” ha abitato. Il Père ha vissuto per quaranta anni in queste zone dell’Estremo Nord del Cameroun, ora ha circa 70 anni ed è rientrato in Francia per lavorare con gli extra comunitari, sono 2 anni che non torna in Africa ed è molto entusiasta, anche della nostra compagnia.
Dopo un lungo e difficoltoso tragitto finalmente arriviamo: lo accolgono come fosse un Re, tutti lo chiamano e si inchinano verso di lui per stringergli la mano (questa è una cosa che si ripeterà ogni volta che andremo in un villaggio). Lui in queste zone ha costruito diverse missioni che sono ancora oggi funzionali grazie alla gente del posto che le porta avanti, ha visto crescere tanti ragazzi e sposato tante coppie, oggi diventate numerose famiglie. L’emozione di rivedere tanti amici, la vita che continua, i luoghi della sua giovinezza e ricordare con loro le tante difficoltà e conquiste, è fortissima, anche Benjamin ed io ne siamo partecipi. Nei suoi occhi e negli occhi della gente si legge la felicità di rincontrarsi dopo tempo e di scambiarsi racconti e sensazioni.
Il capo famiglia ci invita nella sua casa fatta di terra e paglia: le donne si danno subito da fare per portarci l’acqua per lavare le mani e poi tornano nel cortile esterno perché non possono mangiare con gli uomini. “Bill bill”(vino fatto con il miglio) e riso con salsa di carne: questo è il nostro pranzo. Si mangia seduti a terra sulla “nat” (un tappeto in paglia intrecciata multicolori), in cerchio, tutti dallo stesso piatto e le nostre mani si incrociano per prendere il riso. Una ciotola di legno scorre e a turno gustiamo il vino, che non è niente male.
Nel pomeriggio visitiamo altri villaggi ed in serata arriviamo alla missione di Mokolo. Ci sono 2 preti francesi e dei ragazzi africani seminaristi. Devo dire che mi dà l’impressione di essere un luogo un po’ triste, probabilmente perché vivo in una missione piena di bambini e di giovani. Sono ospitali e ci offrono una buona cena, ma alle 20, davvero, non c’è più niente da fare, così con Benjamin decidiamo di uscire per una birra:. Troviamo un locale abbastanza vicino: sono quasi tutti ubriachi di bill bill, festeggiano ancora il ramadam e noi siamo l’attrazione della serata, i “Nazara” (bianchi) di turno. Dopo un po’ diventa imbarazzante, finiamo la nostra birra e andiamo a dormire, domani ci aspetterà ancora tanta strada (strada si fa per dire…).
Alle 6 sono già sveglia e alle 7,45 siamo in marcia verso un villaggio dove il Père celebrerà la messa. Anche qui veniamo accolti con molto entusiasmo: dopo la celebrazione gli abitanti del villaggio ci riempiono la macchina di polli e patate. Pranzo nella casa del capo villaggio e ripartiamo. I polli dietro si lamentano e, tra una buca e l’altra, le patate si spargono per tutta la macchina. Passo io alla guida e devo dire che non me la cavo male, anche se dopo un po’ mi fanno male le braccia perché per reggere il volante devo fare molta forza. Davanti a noi si apre un paesaggio da favola, un villaggio in bilico sulla cima di una montagna circondato da due baub grandissimi. Riprende la guida il Père Duriez, inserisce la 4x4, ma la macchina non riesce a salire: ci sono troppi massi e dopo un po’ ci ritroviamo su due ruote. La jeep è capovolta su un lato, io sono dietro, coperta dai polli e dalle patate, riesco ad uscire dal finestrino. Benjamin e altri uomini del posto iniziano a spingere e riusciamo a tirar fuori la macchina: siamo stati molto fortunati...
Ceniamo in questo villaggio composto solo da poche case, immersi nel silenzio e nella natura impetuosa, il tramonto è alle nostre spalle, la luce del giorno scende dolcemente, regalandoci una calda e rilassante atmosfera. Arriva il buio e sopra di noi si apre uno spettacolo che riesce a sorprendermi ogni notte, come fosse sempre la prima volta, un’infinità di stelle, lucine sparse su un lenzuolo blu che illuminano con forza questo meraviglioso cielo. (da provincia.ap.it) Alice Beltrami
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