di Daniela Abbondanza
Si parte domani, 1 maggio, con la seconda edizione di “Paesaggi Umani” che debutterà alle 17.30 a Grottammare con momenti dedicati a teatro, giornalismo partecipativo e musica, e sin dalle prime ore della giornata a Monteleone e Servigliano con l’avvio dei 2 workshop per gli iscritti.
Abbiamo intervistato Giampaolo Paticchio, rappresentante della Casa di Mattoni di Monteleone di Fermo, uno dei partner del festival, che ci ha raccontato il proprio coinvolgimento nell’organizzazione della manifestazione.
Qual è il tuo ruolo all’interno della macchina organizzativa del festival “Paesaggi Umani”?
Mi sono occupato in particolare della programmazione degli eventi del primo maggio e concentrato soprattutto su “Sindrome Comune” esperimento denominato l’anno scorso di “videocrazia popolare” fatto in compagnia degli artisti Antonio Rezza e Flavia Mastrella.
Il workshop è stato seguito lo scorso anno da un gruppo di circa 40 persone soprannominato “gruppo quarantena” e diventerà quest’anno un laboratorio di post-produzione video in cui i partecipanti del 2008, più altre 15 nuove persone si occuperanno, con compiti diversi, di montare le circa 15 ore di girato dell’anno scorso, tra interviste, avvicinamenti, backstage e momenti di lezione frontale con Rezza e Mastrella. Qualcuno si occuperà di montare, qualcuno di selezionare il backstage, altri di scrivere testi, altri ancora di selezionare le musiche. Sarà una vera e propria sfida riuscire ad avere in tre giorni un prodotto finito…
“Sindrome Comune” come prodotto finito: cosa avrà in comune con l’arte di Rezza e Mastrella? E quali saranno i protagonisti?
Questo lavoro somiglierà sicuramente a qualcosa che Rezza e Mastrella hanno fatto in televisione, mi viene in mente “Troppolitani” una trasmissione che andava in onda circa 6 -7 anni fa nella fascia serale/notturna di Rai Tre (http://www.tg1.rai.it/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-945eb529-1dab-4d85-8389-3a0d7d7b37ef.html, ndr).
I protagonisti del documentario saranno i ragazzi che hanno partecipato all’esperienza di video-indagine sociale lo scorso anno e tutti quelli che lavoreranno quest’anno alla post-produzione, i loro accompagnatori Rezza e Mastrella e le persone del territorio che abbiamo avvicinato ed intervistato. Alcune semplicemente affiancate in silenzio: faceva un certo effetto vedere una troupe di 30 persone avvicinare un singolo individuo e coglierne le reazioni...
L’idea di fondo era restituire l’immagine del “Paesaggio Umano” del luogo. Un’immagine di una umanità che oscilla tra la nostalgia di una comunità/comunanza, che di fatto non c’è più (ma che forse esiste ancora a livello di desiderio), e la solitudine o l’individualismo della vita contemporanea, nel “migliore” dei casi. Il prodotto finale avrà dunque l’impronta dell’umorismo grottesco e critico post-moderno di Rezza e Mastrella ma vi sarà anche molto del “Paesaggio Umano” e della personalità dei ragazzi che erano tutti interessati ad un’esperienza del genere, dimostrando anche discrete competenze.
Questo cortometraggio/documentario potrà essere utilizzato come prodotto di promozione del Piceno?
L’idea è quella di avere un prodotto finito e quindi una distribuzione finale. Secondo me non si tratterà però tanto di una promozione del territorio nel senso specifico del termine. Sicuramente ci saranno i Paesaggi Umani, i paesaggi naturali ed anche urbani del Piceno. Ma si tratta più di un punto sullo stato d’animo, individuale e collettivo delle persone. Proprio nello stile di Rezza e Mastrella, uno stimolo a dei cambiamenti ed un invito a guardare il nostro territorio, e le persone che ne fanno parte, con piglio critico e rivoluzionario, intendendo con la parola rivoluzione la tensione al cambiamento.
Come studente del master in giornalismo partecipativo dell’Università di Macerata hai scelto di coinvolgere il tuo professore in una lezione sul tema. Che tipo di pubblico intendete avvicinare e con quali obiettivi?
L’occasione di poter frequentare questo master e la voglia di ricominciare a studiare dopo un po’ di tempo si sono quest’anno per me incontrate. E da qui nasce l’idea di portare a Grottammare, nella giornata inaugurale di “Paesaggi Umani” e nel momento centrale della manifestazione, una lezione all’aperto, sullo stile delle lezioni in piazza dell’Onda Anomala. Credo che la maggior parte del potere oggi si giochi sulla parola, soprattutto sulla parola dell’informazione. E allora due sono gli atteggiamenti possibili da parte di ognuno di noi nella vita quotidiana: essere soggetti passivi dell’informazione oppure cercarsi e farsi da sé l’informazione, essere soggetti attivi, capaci di fare o quantomeno cercare e selezionare l’informazione. Dal momento ritengo vi debba essere una distribuzione equa del potere, credo sia necessario acquisire la capacità di saper dare al proprio microcosmo personale un’informazione quanto più corretta, critica e capace di scendere in profondità. Il nostro obiettivo è dunque fornire un minimo di indicazioni ed un minimo di mezzi affinché le persone possano crearsi da sé l’informazione e condividere il potere, divenendone soggetti attivi. Credo si tratti di un esercizio di democrazia.
Come mai la scelta musicale per il concerto del 1 maggio è caduta su Ginevra di Marco?
Abbiamo scelto Ginevra di Marco perché unisce il vecchio e il nuovo, fa della musica popolare una rilettura abbastanza originale ed è una donna senza manie di protagonismo. “Paesaggi Umani” vuole infatti anche essere un momento di equa distribuzione del protagonismo. L’ultimo suo disco, che presenterà per l’occasione, non è molto diverso dal punto di vista della qualità musicale e dei testi rispetto al precedente. Per la maggior parte si tratta di riletture di pezzi popolari o quasi popolari come “Terra Mia” di Pino Daniele. Mi è rimasto particolarmente in mente un brano che parla dei banchieri ed in un certo senso della crisi causata dalla speculazione finanziaria, ma con un linguaggio molto popolare, quasi eterno. Un’interpretazione di come le persone di oggi e di ieri vedrebbero e leggerebbero questa situazione internazionale.