di Pierluigi Lucadei
Se uno non è in grado di fare un minimo di autocritica dopo aver perso per 3-0 nella partita inaugurale dell’Europeo, viene naturale chiedersi quando mai sarà capace di ammettere i propri errori.
Abbiamo sbagliato tutto, io e i giocatori: avrebbe dovuto dire questo il nostro c.t., non quell’ammasso di parole blaterate con la spocchia del che ne capite voi. Gente come Marcello Lippi o Fabio Capello magari avrebbe reagito male, avrebbe risposto a muso duro, ma avrebbe avuto almeno la sportività di applaudire gli avversari, di bastonare gli undici mandati in campo, e di autoflaggellarsi un po’, anche.
Ma Donadoni appartiene alla scuola Sacchi. L’autocritica da queste parti non garba per niente. Figuriamoci l’autoflagello fatto in pubblico. Da queste parti gli uomini che vanno in campo sono pedine intercambiabili al servizio dello schema-dogma.
E invece gli uomini contano.
Avere in testa una graduatoria dei centrali difensivi che, dal migliore al peggiore, dice Materazzi Barzagli Chiellini Gamberini mentre chiunque abbia seguito il campionato da poco concluso sa benissimo che tale graduatoria è buonissima ma in senso diametralmente opposto, far giocare un Gattuso completamente fuori forma e lasciare fuori lo scalpitante De Rossi, sacrificare i talenti di Del Piero e Cassano per Di Natale, bel giocatorino per carità ma avvezzo quasi quanto il sottoscritto a ribalte europee, sono preoccupanti segnali di scarsa lucidità oltre che di assenza di umiltà.
E intanto contro la Romania saremo già all’ultima spiaggia. Conviene affidarci a gente come Buffon: ci ha pensato lui ieri a salvare la faccia della Nazionale con quel chiediamo scusa ai tifosi italiani che tutti volevano sentire. Allora si può anche perdere.
Se invece prendi tre gol dall’Olanda di Van Nistelroy e arrivi ai microfoni con tutta quella spocchia, allora sei condannato a vincere. E se non vinci te ne vai di corsa.
Caro direttore,
ieri 9 giugno mi é crollato il mondo addosso. Per dirle quanto ho sofferto... guardi che se mi avessero ucciso avrei sentito meno dolore. La sconfitta dell'Italia per me e per immigrati come me è stata una tortura. Si perché sono dieci anni che vivo in Svizzera e non le dico le tante umiliazioni che dobbiamo subire noi italiani. Perciò ieri avrei sbattuto volentieri la vittoria di noi italiani in faccia agli svizzeri. Lo so che ci sono cose più importanti del calcio, è vero ma le umiliazioni che affronto ogni giorno mi hanno cambiata. Mi sento sola e triste in un paese ostile. Se possibile vorrei che questa lettera fosse pubblicata per farlo sapere a voi altri, ai nostri giocatori e a Donadoni. Saluti carissimi da una italiana che ha sempre nostalgia della sua bella Italia