SAN BENEDETTO DEL TRONTO, 2007-03-17 - Juliette Gréco è arrivata venerdì a San Benedetto ed ha incontrato la stampa nella hall dell’hotel Calabresi, dove è stata accolta dal sindaco Gaspari, da Maria Ferré, vedova di Léo, dal prof. Giuseppe Gennari, responsabile del Centro Léo Ferré che quest’anno organizza la tredicesima edizione del festival a lui dedicato (la serata con la Gréco ne è un’anteprima), e dall’artista torinese Ugo Nespolo, autore della locandina del concerto e della chiave d’oro della città che questa sera verrà consegnata alla grande cantante francese, per la terza volta a San Benedetto dopo l’esibizione del 1987 (pochi mesi dopo lo stesso Ferré) e quella del 1999.Al termine dell’incontro il sindaco ha parlato di “ripresa della città”, anche dal punto di vista culturale, con l’arte più “alta”, come appunto quella della Gréco. Un obiettivo di cui aveva parlato con il prof. Gennari, “sfidandolo” a portare di nuovo a San Benedetto questa artista. Una sfida accettata e vinta. La Gréco ha risposto con grande disponibilità e generosità a molte domande, ha parlato del presente e del passato, di politica e di se stessa, di musica e sentimenti.Sulla cultura di oggi e di ieri. «Oggi gli Stati destinano maggiori risorse agli eserciti e alle armi che alla cultura. L’epoca di Saint Germain des Près è irripetibile, perché fu resa possibile da condizioni eccezionali come la fine della guerra o la bomba atomica, cui seguì la bomba culturale, che esplose con non minore forza. In un luogo piccolo arrivavano persone da tutto il mondo: poeti, scrittori, musicisti. Ma io non conosco la malinconia e non ho il senso del tempo che passa. Per me ci siete solo voi, io, qui, ora. Così, se è vero che allora succedevano più cose, oggi non mancano affatto giovani che fanno cose interessanti. Io sento sempre in maniera molto forte e per me accadono sempre cose nuove. Non credo a chi dice che non c’è un “dopo”».Sulla musica. «Credo sia importante che a scrivere i testi siano buoni poeti e scrittori e a comporre la musica buoni musicisti. È importante mettere in contatto le persone con le cose belle. Io stessa sono una servitrice con questo compito. Al Théâtre du Châtelet a Parigi, dove ho cantato ancora recentemente, moltissimi giovani sono venuti ad ascoltarmi sapendo poche cose di me o di Jacques Brel o di Boris Vian. Ma sono venuti a cercarmi, ne avevano bisogno».Le donne e Segolène Royal, candidata alle presidenziali in Francia. «Non c’è alcuna differenza tra un uomo intelligente e una donna intelligente. Segolène Royal è una donna intelligente e coraggiosa, che stimo e appoggio. Spero che sia lei il prossimo presidente». Di se stessa: «Sono feroce ma non sono crudele. La crudeltà è l’intenzione di fare del male agli altri, mentre la ferocia è un atteggiamento naturale e proprio degli animali o dei bambini. Io sono feroce, ma non cattiva». Dura più l’odio o l’amore? «L’amore. L’odio può essere combattuto e vinto, l’amore no».L’Italia. «Mi chiamo Gréco, quindi non è sicuro che io sia francese! Ma diciamo che se non fossi stata francese mi sarebbe piaciuto essere italiana. L’Italia è un paese magnifico, con una luce particolare, in cui le donne sono belle, gli uomini sono belli, anche troppo, e in cui si vive bene». Cosa prova a cantare di nuovo a San Benedetto? «Ve lo dirò domani sera dopo il concerto».Ricordi. Quello di Boris Vian: «Il miglior psicologo e psichiatra che esista. Un uomo pallido, bello, tenero e delicato. Era malato, ma è morto per il suo gran cuore e la sua straordinaria generosità. La guerra era stata terribile e avevo deciso che non volevo più parlare. Lui mi fece tornare la voglia di parlare. Allora avevo diciassette anni». Léo Ferrè: «Oggi la cultura viene costretta in pochi istanti, ma Léo aveva la straordinaria capacità di rendere indispensabili anche pochi istanti. Era una persona sola e forte. Lo incontrai la prima volta in un piccolo cabaret a Saint Germain des Près. Mi disse “Vieni a casa mia”. Gli diedi il mio numero e mi chiamò qualche giorno dopo. Andai da lui. Suonava. Disse a un certo punto: “Questa è una canzone da uomini, ma se vuoi puoi cantarla…”. Risposi di sì. Era Jolie Mome!».
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