Roberto Saviano “Gomorra”
Nella sua opera prima Saviano racconta da cronista l’affermazione economica e finanziaria della camorra, la sua potenza militare, la progressiva metamorfosi da banda a multinazionale d'affari. Scritto in prima persona dal luogo degli agguati, dai negozi e dalle case-fabbriche dei clan, l’autore descrive gli eventi spesso in presa diretta tanto che il lettore si aspetta quasi di sentire il respiro affannato, l’odore del sangue o le grida dei parenti delle vittime. La storia parte dalla guerra di Secondigliano, dall'ascesa del gruppo Di Lauro al conflitto interno che porta ad una vera guerra civile. Una resoconto duro, diretto, che rivela alcuni misteri del Sistema: così gli affiliati parlano della camorra (termine che ormai non usa più nessuno), un’organizzazione che, cresciuta nel silenzio omertoso, è diventata potentissima, superando Cosa Nostra per numero di affiliati e per giro d’affari. Senza dubbio Saviano è riuscito con apparente semplicità a rendere accessibili dinamiche e mentalità camorriste, raccontando una città-stato amata e odiata e i meccanismi spietati che la regolano. È impossibile non rimanere turbati, scossi da tanta violenza, da ferree regole di appartenenza che governano vita e soprattutto morte. Merito sicuramente dell’autore a cui riconosciamo non solo notevole potenza narrativa ma anche capacità di documentazione, probabilmente ottenuta con buona dose di rischio e pericolo. Quello che appare poco chiaro è se Saviano scriva un romanzo (quindi fiction), oppure un resoconto denuncia. Il libro infatti sembra elaborato in stile pseudo-hardboiled, genere americano per eccellenza, quello in cui il delitto viene combattuto da un detective privato con metodi spesso non troppo più corretti di quelli usati dal criminale, senza contrapposizione manicheista tra buoni e cattivi. Vale comunque la pena leggerlo, non risolve ma serve a capire.
Gabriele De Gregorio
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