Come sono finito dentro una canzone
(ovvero il nuovo album di Marcilo Agro e il Duo Maravilha)
Da oggi è bene che ogni qualvolta un giornalista si appresti a scrivere la sua critica stia ben attento alle parole da usare, perché queste potrebbero finire per diventare parole di una canzone. E’ quello che è successo al sottoscritto, a Rossano Lo Mele, ad Aurelio Pasini e a Enrico Veronese: Marcilo Agro ha usato le parole delle nostre recensioni dell’ep di due anni fa come liriche di “Tra l’altro”, penultimo brano del nuovo “Viva a ilusao” e singolo che ha anticipato l’album sul sito web del gruppo. Oltretutto le mie parole – niente di speciale per carità, solo dei cenni ai riferimenti musicali del gruppo – fanno da ritornello e vengono ripetute più volte. Che effetto mi ha fatto sentirmi cantare in un cd? Nessuno, zero, assenza di reazione. Per me sono parole come altre, ma è un discorso perso in partenza perché io sono uno con una soglia di entusiasmo molto alta e la maggior parte delle cose mi scivola vicino senza lasciare traccia sul cuore. Ma questi sono discorsi altri e queste dieci righe come cappello alla nuova recensione sono anche troppe.
Testi sempre al di sopra della media nazionale, attenti, puliti, arrangiamenti che più semplici non si può, sonorità acustiche che portano in mente l’atmosfera di un tardo pomeriggio primaverile, quando le panchine si riempiono di giovani coppie e l’aria che ci stuzzica le braccia nude dice che certe stagioni non si ripetono: questi gli ingredienti di “Viva a ilusao”, piacevole conferma del già apprezzato talento di Marcilo Agro e il Duo Maravilha. L’iniziale Frasi così è un concentrato di dolcezza perpetrata a colpi di versi acuti e ispirati («l’amore si impara/non viene in un attimo/e nella fiducia/la sua velocità/d’amore si muore/ma soltanto un attimo/e nella fiducia/è la sua verità»), la pigra Le giuste domande, che viene subito dopo, fa di sentimenti inespressi il motivo del canto. Due chitarre acustiche e niente altro: sembra poco ma non lo è, queste canzoni sono complete e autentiche nella loro essenzialità, non hanno bisogno di inutili fronzoli. E in ognuna di esse sgorgano ruscelli, nascono margherite, si dipinge un quadretto bucolico mai stucchevole, anzi piacevole come poche cose uscite di recente. Ma non di sola dolcezza è fatto “Viva a ilusao”. Marcilo e Joao sono capaci di cantare con lo stesso sguardo estatico anche canzoni di disprezzo come A fine mese («dato che perso un po’ della mia cortesia/per favore vai via») e Again («questa cosa mi darà fastidio/questa cosa mi da già fastidio/odio Nadia che mi dà fastidio»). Probabilmente non raggiungeranno il grande pubblico, ma i ragazzi continuano a fare musica che si attacca alla pelle di chi ascolta, come una magia. E dalla loro hanno l’apprezzamento della critica e dei colleghi. Senza neanche un vero album alle spalle hanno già fatto da spalla a Perturbazione, Marlene Kuntz, Oasis, e scusate se è poco.
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