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Antonietta Di Martino |
Atletica, Mondiali di Osaka2007: Di Martino d'argento, con 2,03 è record
ilmascalzoneSportivo, Osaka07 sul mascalzone a cura di Pietro Lucadei Osaka: Di Martino d'argento, con 2,03 è record 2007-08-02 - E’ difficile trovare aggettivi alla medaglia d’argento di Antonietta Di Martino, alla sua prestazione mondiale, alle emozioni che ha saputo suscitare. Il suo argento vale sicuramente molto di più, conoscendo la sua storia. In una finale dove c’erano tutte le migliori al mondo e dove la portacolori delle Fiamme Gialle è partita come suo solito con un piccolo decalage costituito dall’errore a 1,85 (“All’inizio fatico sempre a concentrarmi” affermava prima della premiazione”) la Di Martino ha impresso il suo marchio indelebile sulla gara.
Sedici finaliste con dieci di loro con un primato di 2 metri ed oltre: è chiaro che per vincere bisogna volare molto in alto. Antonietta ha dimenticato tutti gli infortuni, l’ultimo a pochissime settimane dalla rassegna iridata e comincia a volare. A due metri sono già fuori alcune delle favoritissime con la svedese Bergquist e la campionessa europea Hellebaut, ma lei c’è, insieme alla croata Vlasic e alle tre russe, un vero spauracchio. Due metri superati alla prima prova, unica capace di farlo. La Vlasic e la Chicherova hanno bisogno del secondo tentativo, ma per la Slesarenko (“Era lei quella che temevo di più”) e la Savchenko non c’è niente da fare: per Antonietta è medaglia.
A 2,03 la Di Martino compie il suo capolavoro. Al secondo tentativo l’asticella è valicata alla maniera delle più forti. Record italiano eguagliato, la ciliegina sulla torta. La Vlasic aveva superato la misura al primo tentativo, la Chicherova ricorre al secondo. Si va avanti. A 2,05 Antonietta fa sognare: il primo tentativo dimostra che la misura è nelle sue gambe. Gli altri due hanno meno spessore, la campana è stanca ed è normale dopo un concorso che la costringe a 11 salti. La Chicherova sbaglia anche lei, le due sono a pari merito. La Vlasic invece supera i 2,05 al terzo tentativo e conquista una meritata medaglia d’oro, che legittima successivamente affrontando la misura del record del mondo, 2,10, con un tentativo, il primo, molto vicino al successo. Per la Di Martino, quest’anno già sul podio agli Europei Indoor, è il coronamento di una carriera che senza tanti infortuni sarebbe stata certamente ricca di giornate come quella giapponese.
Anche l’ultima giornata infarcisce di medaglie d’oro la rappresentativa statunitense, uscita in pompa magna dalla rassegna mondiale. Stupisce soprattutto il successo di Bernard Lagat nei 5000: dopo l’oro nei 1500 nessuno degli specialisti riesce a scrollarsi di dosso l’ex keniano, che in volata piazza il suo sprint mortifero per andare a vincere in 13:45.87 precedendo di 13 centesimi il keniano Eliud Kipchoge e di 88 l’ugandese Ndiema Kipsiro, che per 3 centesimi toglie il bronzo all’altro americano Tegenkamp. Battuti tutti gli specialisti, dagli etiopi all’australiano Mottram, colpevoli di aver impostato una gara attendistica non nelle loro corde. Negli 800 finale decisa da un volatone, con tutti gli 8 finalisti racchiusi in mezzo secondo. La spunta il keniano Daniel Kirwa Yego in 1:47.09, appena un centesimo meglio del canadese Reed mentre l’olimpionico russo Borzakoswski deve accontentarsi del bronzo in 1:47.39.
Le staffette del miglio hanno un andamento simile, con i quartetti americani nettamente superiori alla concorrenza. Fra le donne (con la Felix che coglie il suo terzo oro) il tempo di 3:18.55 vale la miglior prestazione stagionale e l’oro davanti alla Giamaica e alla Gran Bretagna che nell’ultima frazione con l’argento iridato Sanders beffa la Russia. Fra gli uomini dominio condito da un’imperiosa frazione finale di Jeremy Wariner e vittoria in 2:55.56, record stagionale, davanti a Bahamas e alla sorprendente Polonia. Nei 1500 femminili titolo al Bahrein con la Yusuf Yamal, ossia l’ex etiope Zebenech Tola, che in 3:58.75 batte la russa Soboleva e l’ucraina Lishchynska. Di grande livello la finale del giavellotto maschile con 11 atleti sopra gli 80 metri. Titolo con 90,33 al finlandese Pitkamaki, quello del lancio del Golden Gala che ha infilzato il francese Sdiri, davanti al norvegese Thorkildsen (88,61) e allo statunitense Greer (86,21). I Mondiali si chiudono nel segno degli Usa, con molte Nazioni dal grande passato come Francia e i padroni di casa del Giappone che hanno mostrato grande sofferenza e una rappresentativa azzurra che chiude con due argenti e un bronzo, mostrando segni di ripresa rispetto a Helsinki 2005. Ora rotta verso Pechino e i suoi cinque cerchi.
Di Martino: "Per un attimo ho sognato di vincere" Il suo sorriso può essere a buon diritto preso a simbolo dell’edizione 2007 dei Mondiali, almeno in chiave italiana. La medaglia d’argento di Antonietta Di Martino è il dessert finale di una spedizione in terra giapponese che vede l’Italia tornare a casa con tre medaglie, bottino di non poco conto. Ma il suo argento, per chi ha vissuto con lei tutte le vicissitudini legate a una carriera costellata di infortuni, con le ultime Olimpiadi guardate con malinconia da casa dopo una delicata operazione, vale molto di più di quello che è realmente: “Non posso ancora crederci – afferma la campana subito dopo la conclusione del concorso vinto dalla croata Vlasic – è un sogno essere sul podio in una gara simile. Avevo iniziato con fatica, all’inizio soffro sempre a concentrarmi, così a 1,85 sono arrivata troppo sotto l’asticella e ho sbagliato. Poi però sono entrata in gara con la testa. Durante la competizione tenevo il conto degli errori e di quanto facevano le rivali, avevo paura della Slesarenko ma vedevo che non era in grande giornata e speravo che uscisse fuori. A due metri, quando ha sbagliato e con lei l’altra russa, ho capito che ero sul podio”.
Il record italiano a 2,03 è stata la consacrazione, perché ottenuto in una grande competizione: “Per qualche attimo ho sognato, dico la verità e mi dicevo che era impossibile che io, proprio io, potessi diventare campionessa del mondo. Ma la Vlasic ha meritato il titolo, ha valicato anche i 2,05 e ha dimostrato di valere il record mondiale. Per me questa medaglia ha un valore enorme e la dedico a tutti coloro che mi sono stati vicini, soprattutto nei tanti momenti difficili, dal dottor Benazzo che mi ha rimesso in piedi a chi ha accompagnato la mia risalita, dalla mia famiglia ai tecnici e alle Fiamme Gialle, che mi hanno sostenuto anche quando non potevo gareggiare, anzi senza il loro aiuto forse non avrei neanche continuato”.
Cos’è stato che ha spinto Antonietta Di Martino a stringere i denti e non mollare? “La fede che non mi ha mai lasciato. Sono molto credente e nei momenti bui la preghiera mi ha confortato molto”. Ora un po’ di meritato riposo e poi la nuova rincorsa verso le Olimpiadi: “Nel 2004 sono rimasta a casa a guardarle ed ero piena di malinconia e di dubbi se mai avrei ripreso e a quali livelli. Ora ci sono e a Pechino voglio fare il bis”.
Gabriele Gentili TUTTI I RISULTATI Osaka: Weissteiner 12. nei 5000 La penultima giornata di gare ai Mondiali di Osaka va in archivio sull’onda, per noi, del bronzo conquistato da Alex Schwazer nella 50 km di marcia e regala anche la buona prestazione di Silvia Weissteiner, unica azzurra in gara nella sessione pomeridiana, che nei 5000 metri ottiene il 12. posto e con 15:11.81 dà una sostanziosa limata al suo primato personale, dimostrando che la scelta di scegliere i 5000 per la rassegna iridata è stata indovinata. La finale vive nell’incertezza per utta la sua durata anche perché la grande favorita, l’etiope Meseret Defar, lascia campo libero a chi voglia tentare la sorte. Quando i ritmi si fanno troppo forti sulla spinta delle atlete africane (compresa la naturalizzata turca Abeylegesse, alla fine quinta) la Weissteiner preferisce continuare sul suo passo e la scelta si rivela indovinata consentendole di evitare le ultime posizioni. Quando suona la campana la Defar saluta la compagnia per vincere in un per lei “normale” 14:57.91 davanti a un trio di atlete keniane, Cheruiyot (14:58.50), Jepleting Cherono (14:59.21) e Jebiwott Kibet (14:59.26).
Le altre finali della giornata regalano nuove soddisfazioni alla spedizione statunitense, che si aggiudica entrambe le staffete veloci. In quella maschile la formazione americana, con il vincitore di 100 e 200 Tyson Gay in terza frazione, conclude in 37.78, miglior tempo dell’anno davanti alla Giamaica (con Bolt in seconda e Powell in quarta) che con 37.89 ottiene sì il primato nazionale, ma visti i cambi molto sporchi lascia intendere che con un po’ di lavoro in profondità potrebbe scaturirne qualcosa di magico. Bronzo alla Gran Bretagna in 37.90. In quella femminile ancora sfida Usa-Giamaica vinta dalle statunitensi a dispetto della frazione un po’ deludente di Torri Edwards che sul rettilineo finale fatica a contenere il ritorno della Campbell. 41.98 e 42.01 i tempi dei due quartetti mentre il bronzo va a sorpresa al Belgio grazie a una monumentale Kim Gevaert con 42.75.
Un lancio inatteso nel giavellotto regala al ceko Roman Sebrle la vittoria nel decathlon con 8.676 punti. Per quasi tutto il concorso il giamaicano Smith e il kazako Karpov sembrano in grado di sovvertire il pronostico, ma nella penultima prova Sebrle cava fuori dal cilindro un lancio da specialista, 71,18 che gli consente di sopravanzare i rivali e controllarli nei 1500 conclusivi. Argento al nuovo talento giamaicano Smith con 8.644 punti, bronzo a Karpov con 8.586. Per l’olimpionico di Atene 2004 è il primo titolo mondiale dopo l’argento di Parigi 2003 e Helsinki 2005. Nel salto con l’asta maschile misure nel complesso modeste per l’assegnazione del titolo che va all’americano Brad Walker con 5,86, stessa misura del francese Mesnil, terzo il tedesco Ecker con 5,81.
Domani chiusura della rassegna iridata innanzitutto con la maratona femminile, in programma a mezzanotte ora italiana. Le quatrtro azzurre (Andreucci, Incerti, Toniolo e Volpato) partono innanzitutto con il proposito di ben figurare in Coppa del Mondo a squadre, presumibile quindi una tattica tranquilla lasciando le altre a combattere per il titolo. Favorite l’ex iridata keniana Catherine Ndereba e la cinese Chunxiu Zhoiu, miglior tempo stagioonale, ma attenzione anche all’algerina Ait Salem Souad, vincitrice quest’anno a Roma. Nel pomeriggio ultimi sette titoli assegnati e un’azzurra che si batterà per sorprendere tutti nel salto in alto. La finale che inizierà alle 11,30 si preannuncia estremamente incerta con ben 10 atlete su 16 con personali superiori ai 2 metri. In campo maschile titoli assegnati negli 800, nei 5000, nel giavellotto e nella 4x400, fra le donne nei 1500 e ancora nella staffetta del miglio.
Gabriele Gentili
Nella foto: Silvia Weissteiner (foto Giancarlo Colombo per Omega/Fidal)
TUTTI I RISULTATI Clicca qui per vedere le foto dallo stadio Osaka: maratona alla Ndereba, azzurre quinte L’ultima giornata dei Mondiali di atletica ad Osaka si è aperta con la maratona femminile che nella sua meccanica ha ricalcato quella maschile disputata una settimana fa e come quella ha avuto per protagonista assoluto il caldo, che ha elevato notevolmente i tempi delle arrivate. Una corsa che si è trasformata in una lenta selezione, acceleratasi solamente negli ultimi 10 km. Il verdetto finale ricalca i pronostici della vigilia: la vittoria è andata infatti alla keniana Catherine Ndereba, autrice di una prova accorta che nella prima parte l’ha vista rimanere discosta dal folto gruppo di testa, staccata di qualche secondo. Dopo il passaggio ai 21,097 km la Ndereba si è riaccodata e dopo il 30. km ha acceso la miccia, sgretolando il gruppo. L’ultima a cedere è stata la cinese Zhou Chunxiu, la primatista mondiale stagionale e data come sua principale avversaria nella corsa al titolo. La Ndereba ha chiuso in 2h30:37, il che la dice lunga sulle difficoltà della gara. Per la keniana è la seconda medaglia d’oro mondiale dopo quella di Parigi 2003. Il bronzo è andato a Reiko Tosa, che ha così regalato ai padroni di casa giapponesi la prima medaglia di questa edizione iridata. Le ragazze italiane hanno tenuto fede al programma che si erano preposte alla vigilia, senza seguire le più forti ma cercando un’andatura che consentisse loro di poter entrare nella classifica della Coppa del Mondo a squadre. Le più brillanti sono apparse subito Incerti e Toniolo, che sono transitate a metà gara in 32. e 33. posizione a 1:43 di distacco dal gruppo di testa. Nella seconda parte di gara la Incerti ha provato a forzare un po’ superando molte atlete fino al 17. posto finale in 2h36:36: “Sicuramente potevo fare di più, sono stata un po’ troppo prudente, ma è stata un’esperienza importante. Il caldo mi ha messo in crisi, ho avuto qualche passaggio a vuoto ma ho stretto i denti, certamente qui il tempo dice molto poco”. Un piazzamento che comunque per la Incerti costituisce un’ipoteca su una conferma in azzurro per i Giochi Olimpici del prossimo anno a Pechino, oltretutto con le stesse condizioni climatiche. 26. posto per la Toniolo, che ha chiuso in 2h39:46: “E’ stata una gara durissima, proprio per questo sono contentissima di averla portata a termine. Obiettivamente non ero nelle condizioni di fare di più con un clima così difficile”. Commossa all’arrivo Lucilla Andreucci, che con il suo tempo di 2h56:19 ha consentito all’Italia di concludere al quinto posto nella Coppa del Mondo: “E’ stata l’esperienza più dura della mia carriera, un coronamento alla stessa. Ho avuto momenti di grave crisi, ma proprio per onorare la maglia azzurra non potevo mollare, questa maratona rappresentava troppo per me. Sapevo poi del ritiro della Volpato, mollando avrei impedito all’Italia di chiudere in classifica”. Ed effettivamente molte sono state le atlete che sono dovute ricorrere alle cure mediche subito dopo il loro arrivo: la stessa Andreucci ha chiuso sbandando ripetutamente sul rettilineo conclusivo. Un dato sul quale riflettere per Pechino 2008, un compito che spetta soprattutto agli organizzatori. (da fidal.it) Gabriele Gentili TUTTI I RISULTATI
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il 02 Sep 2007 alle 21:40 |
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