2007-09-01 - Stupendo, emozionante. Ancor più di due anni fa, quando quel nome, risuonato nell'aria di Helsinki, era stato riconosciuto solo dagli addetti ai lavori, o, al massimo, dai devoti di quella religione che è l'andatura tacco-punta. E' un fantastico bis di bronzo, a 24 mesi di distanza, quello che arriva da Osaka, dal caldo di un Giappone arroventato (gara disputata con temperatura di trenta gradi), a firma di Alex Schwazer, terzo questa mattina, nella notte italiana, sui 50 chilometri di marcia del Campionato del Mondo (la stessa posizione occupata nella rassegna iridata del 2005). Lui, l'altoatesino di Calice trapiantato alla scuola di Saluzzo, allievo di Sandro Damilano, è riuscito a salire sul podio con una gara fantastica. Tanto bella, entusiasmante nella seconda parte, da lasciare un pizzico di rammarico per l'esito finale, che avrebbe forse potuto essere ancora più esaltante, se Alex si fosse fidato del suo istinto più dei bip del cardiofrequenzimetro, e avesse sfidato la sorte nella prima frazione, marciata invece molto prudentemente, a distanza dai primi.
L'oro all'australiano Nathan Deakes, il primatista del Mondo (vincitore a Osaka in 3h43:53); l'argento al francese Yohan Diniz, il campione d'Europa (3h44:22): nomi che danno la misura dell'impresa dell'azzurro (3h44:38; 18esimo Cafagna in 4:06.03, ritirato dopo il 35esimo chilometro De Luca), che deve dunque gioire, piangere forse di quella stessa felicità che gli bagnò le guance due anni fa. La gara: bella, come solo le prove rese difficili dal valore della posta in palio e dalle proibitive condizioni climatiche possono essere: i migliori davanti, a cercare la rimonta sull'improbabile fuga del cinese Chahong Yu. Gli altri, con Schwazer, più indietro a distanza. Intorno al trentesimo chilometro, il classico fuoco alle polveri. E' Diniz ad accenderlo, rimontando e staccando il gruppetto dei primi (che intanto aveva riassorbito il cinese), e trascinando con sé l'australiano Deakes. In qual momento, Schwazer è a circa 2:50 di distanza, ma capisce, e mette il turbo anche lui. Le frequenze di mille metri passano da 4:30 in un lampo a 4:20, poi a 4:15, e scendono ancora. Il russo Nizhegorov, compagno di andatura dell'azzurro, è il primo a cedere, mentre il vantaggio dei fuggitivi diminuisce giro dopo giro. Cade, crolla anche il giapponese Yamazaki, è Schwazer è già bronzo. L'incredibile sempra a portata di mano, perché l'andatura dell'altoatesino dei Carabinieri non diminuisce, e le distanze si accorciano inesorabilmente. Deakes e Diniz, che intanto non viaggiano più insieme, vengono avvertiti della rimonta dell'italiano, e provano a reagire. Per alcuni chilometri, dalle parti del quarantesimo, le distanze sembrano assestarsi, Schwazer comunque rimonta, rimonta, rimonta. I chilometri però scorrono, e comincia a prendere corpo l'ipotesi che non ci sia tempo sufficiente. L'ultima tornata dell'allievo di Damilano è furiosa, l'ultimo mille probabilmente uno dei più veloci (il più veloce?) di sempre in questa prova in una grande manifestazione, 4:08. Ma non basta. Alla fine, Deakes conserva ancora 45 secondi, e Diniz la miseria - comunque sufficiente - di 16. Alex taglia il traguardo, sbatte il cappello per terra, è un Howe all'incontrario, disperato, impreca, piange. Ma solo per pochi istanti. Il tempo di essere raggiunto da Damilano, e di capire, realizzare il valore dell'impresa, a poco meno di 12 mesi dall'Olimpiade di Pechino.
"Sono felice - le parole di Schwazer ai microfoni - anche se mi rendo conto che avrei potuto davvero vincere. Onore a loro che mi hanno battuto, ma dentro di me so che sono più forte, che posso rovesciare questa classifica. E' stata una grande lezione, oggi ho imparato cose che nessun alenamento può insegnare, cose che spero mi tornino utili all'Olimpiade". La riflessione coinvolge il ruolo dei tecnici azzurri: "No, loro non c'entrano con la gestione della gara: è stata una mia scelta, quella di attendere, di lasciarmi portare per le prime due ore. Ma sono contento, e valuto positivamente anche l'esperienza della doppia gara mondiale. Certo, non credo che sarò mai un ventista, ma qui, l'aver gareggiato nella prima domenica, mi è servito molto". Il mondo è avvertito, Super-Alex è tornato, più forte di prima. (da fidal.it)
Marco Sicari
LE FOTO DI SCHWAZER AD OSAKA