Migliaia di persone invadono una spiaggia "bene" per protestare contro il razzismo che colpisce le donne di servizio peruviane/13
9/2/2007
Attivisti in spiaggia Ormai c’é poco da fare: sono entrata nel circolo vizioso di manifestazioni e cortei e non riesco piú a non partecipare alle iniziative lanciate dalle ong peruviane. Domenica 28 gennaio, insieme ad altre 6 mila persone, ci siamo dati appuntamento in una delle spiagge piú “pituque” (fighette) del Perú: Asia. Non eravamo per l’aperitivo e nemmeno per surfare, eravamo in riva al mare per denunciare alcune pratiche razziste e discriminatorie esercitate verso le donne di servizio peruviane che lavorano nelle famiglie benestanti. Perché una protesta in spiaggia? Nelle famiglie ricche di Lima (credo che la situazione si possa estendere al Perú in generale) il personale di servizio viene sistematicamente discriminato e umiliato. Un esempio su tutti é il fatto che le “colf” sono costrette a vestirsi in uniforme (grembiule e accessori vari) anche quando si trovano in luoghi pubblici. In spiaggia, infatti, quando accudiscono le bimbe delle famiglie borghesi, nonostante il sole sprigioni i suoi 30 gradi, non possono separarsi dall’uniforme e hanno il divieto di entrare in acqua prima delle sette di sera, nonostante le spiagge siano pubbliche. Alcune persone che appartengono alla “mesa sobre el racismo” di un importante raggruppamento non governativo sui diritti umani hanno voluto mobilitarsi contro questa inaccettabile situazione. Hanno lanciato l’idea su Internet: “Empleada audaz”, questo il titolo della missione da portare a termine. Abbiamo avuto un mese per aderire e coordinarci. Domenica 28, alle nove, ogni iscritto si é ritrovato nei punti di incontro stabiliti per la trasformazione: le donne in divisa blu e gli uomini con la magliettina “Basta de racismo”. Con piú di 8 autobus abbiamo raggiunto la spiaggia irrompendo nella mattinata - tipo dei “pituqui” di Asia. Nell’autobus, un ragazzo cercava di farci conoscere meglio e aiutarci a riflettere un po’ di piú sulla ragione della missione: “Da che parte di Lima venite?”. Vari applausi per salutare i diversi distretti rappresentati: “Avete una domestica in casa?”. Molti ragazzi di San Isidro e La Molina (quartieri della Lima “bene”) annuivano. “Conoscete il nome ed il cognome di questa donna?” “Sì” rispondevano poco convinti dimostrando come la discriminazione razziale in Perú sia qualcosa di sottile e radicato, difficile da estirpare. Scesi dall’autobus ho assistito ad una vera e propria invasione. Eravamo tantissimi e di tutti i tipi, tra di noi anche personaggi dello spettacolo e congressisti impegnati nella lotta contro il razzismo. Dopo una catena umana in riva al mare, tutti in acqua rigorosamente in uniforme!!! (da provincia.ap.it)