“SUPERBA” ED INTENSA INTERPRETAZIONE DELL’ATTORE GIULIO SCARPATI DEL PRETE-UOMO DELLA CARITAS
DON LUIGI DI LIEGRO.
Dunque…la “buona televisione” esiste!
A chi ha avuto la possibilità, l’intenzione e l’interesse di seguire, il 21 e 22 maggio, il fim tv (ancor più che una ‘fiction…) su Mediaset, sarà inevitabilmente balzato agli occhi, alle orecchie e soprattutto alle menti, che si possono ancora apprezzare belle cose in tv che possono arricchire e far “pensare”. Non per dire che quell’apparecchio che accompagna i vari momenti della nostra routine, il televisore appunto, debba essere necessariamente ‘erogatore’ di messaggi educativi. Non si cerca a tutti i costi una televisione ‘didascalica’…Tuttavia, dopo tanto ‘opinabile’ reality, tanta cronaca nera che avvilisce e su cui si discute, spesso a vuoto, ben venga un prodotto così! Lo si aspettava, almeno per chi ancora crede nei valori umani e non solo nelle ‘patinature’ del mondo dello spettacolo.
Non ha tradito le attese, “L’uomo della carità”, più e più volte annunciato come “prossimamente” su Mediaset. Poi, finalmente, è arrivato; forse in un momento ‘stagionale’ poco favorevole ma, a chi è attento a come va il mondo, il vero mondo, non sarà certo sfuggito di seguirlo.
Il pregevole e minuzioso lavoro di “ricerca” del protagonista Giulio Scarpati e dei suoi sceneggiatori, Fabrizio Bettelli e Nora Venturini (moglie di Scarpati ma ‘soprattutto’ regista e sceneggiatrice di teatro, cinema e tv..), ha consentito di “ricostruire” e scrivere ‘buona parte’ dell’ eccellente opera di ‘diffusione della solidarietà’ di don Luigi Di Liegro.
Scorrevole, intenso, progressivo, il film si dipana tra le idee, i desideri e, poi, finalmente, le lotte di un prete-uomo che vedeva la sua missione cristiana come opera fattiva,‘concreta.
Don Luigi scende nelle miniere; prende e porta con sé poveri, ragazzi persi, gente comune che (giusto saperlo) “non arriva alla fine del mese”ed ha bisogno di beni essenziali: mangiare, ad esempio! Ed allora la lotta per le mense; quella per accogliere i giovani “illusi” dalla droga e piombati in baratri senza via d’uscita, apparentemente; ancora quella, più difficile, di far accettare “l’altro da noi”, l’ immigrato.
Preveggente, potremmo dire, Luigi ci riesce, lottando con determinazione, scaltrezza -perché no?- tra politica, Chiesa e anche persone che lo ‘braccavano’.
Certo, perché chi si prodiga così tanto per il prossimo ,disorienta, lascia ‘perplessa’ la gente…
Il film è ricostruito con ‘rigore’ lasciando il dovuto spazio agli sceneggiatori ed all’ottimo regista, Alessandro Di Robilant, di raccontare i fatti senza il ‘taglio’ documentaristico.
E che dire di Giulio Scarpati? Che è un attore sensibile, capace di dare se stesso in ogni interpretazione, non soltanto leggera e rassicurante come l’amato ed irripetibile “Lele”, ma anche in lavori impegnativi come questo. Senza contare la straordinaria somiglianza, non solo fisica, ma nei gesti, nei modi, nel ‘sentire’, come hanno dichiarato le persone “vicinissime” al vero Don Luigi. D’altra parte, quando un artista ama davvero il suo personaggio ne è “contagiato”, inevitabilmente. Un prete-prete, Don Luigi-Scarpati, come detto da qualcuno giorni fa, non politicizzato, non rivoluzionario ma ‘soldato’ di quel Credo del Vangelo che permette l’amalgama tra spirito e corpo.
Nell’accoglienza e nel guardare”gli altri”, senza distinzioni o pregiudizi, con coraggio e, soprattutto Amore…parola “abusata” e “svilita”, da un po’ di tempo…!
Anna Maffei