“L’uomo della carità”
RIVIVE NEL FILM TV “L’UOMO DELLA CARITA’ LA FIGURA DI DON LUIGI DI LIEGRO NELL’INTERPRETAZIONE DELL’ATTORE GIULIO SCARPATI. Presentato nella sezione “Eventi Speciali” alla Festa del Cinema di Roma tenutasi lo scorso ottobre, il film “L’uomo della carità” ripercorre la vita del fondatore della Caritas Italiana, Don Luigi Di Liegro. Negli anni Cinquanta il sacerdote lavora nelle miniere del Belgio a fianco agli immigrati italiani. Porta, poi, la sua presenza e il suo aiuto nella borgata romana di Giano, sulle rive del Tevere, vicino ad Ostia. Il suo è un progetto d’ integrazione e aiuto ai meno abbienti,a tutti coloro che vivono ai margini perchè trovino calore umano, una mensa e un luogo dove riposare. La sua lotta accanto ai diseredati lo porta, negli anni Ottanta, ad avvicinarsi ai malati di Aids(virus allora pressoché sconosciuto)e ad occupare, all'interno di Villa Glori, una casa per accogliere quanti di loro erano rifiutati dalla società. Nei primi anni Novanta, dopo la caduta del muro di Berlino e i cambiamenti al vertice della diocesi di Roma, Don Luigi viene inviato in Albania. Al suo ritorno in Italia, si schiera a favore dell'integrazione razziale e, a fianco all'Imam, celebra nella ex fabbrica Pantanella, diventata il rifugio dei senza tetto extracomunitari, il matrimonio tra una ragazza italiana e un ragazzo pachistano. Ma questa non è la sua ultima battaglia… ”Un prete straordinario-dice Scarpati- totalmente incentrato sul fare, mai dogmatico né dottrinale. Con lui è nata la Caritas come ‘istituzione’ e, per merito delle sue opere, è mutata l’idea di solidarietà da pura opera di carità ad accoglienza(ancor piu’ che tolleranza…). Apprezzo il suo coraggio di essersi confrontato con un potere che spesso tende a ‘spendere’ per chi garantisce una sorta di consenso e si ‘risparmia’ per chi voce non ha…Non è stato un prete politicizzato ma ha saputo ‘trattare’ con l’amministrazione del tempo coinvolgendo stampa e quant’altro a prestare la giusta attenzione a persone che altrimenti sarebbero ‘relegate’. Problemi come l’AIDS, la pedofilia, la prostituzione, l’immigrazione, Di Liegro li ha messi sotto gli occhi di tutti, creando Centri nei cosiddetti quartieri “bene” della capitale laddove gli veniva invece richiesto di ‘decentrarli’.. Un uomo senza pregiudizi, pronto a mettersi in gioco per portare avanti ciò in cui più credeva, ovvero l’incontro con il prossimo». ”Non si può amare a distanza, restando fuori dalla mischia, senza sporcarsi le mani, ma soprattutto non si può amare senza condividere”: questa frase racchiude il ‘senso’ dell’opera di don Luigi di Liegro. Uomo d’azione e grande uomo di fede, aveva costruito un progetto educativo che fosse un punto di incontro tra la chiesa e i giovani di altre fedi e di altre ispirazioni a patto che fossero disposti a mettersi in gioco per i più deboli. L’intensa interpretazione dell’attore Giulio Scarpati, la sceneggiatura di Fabrizio Bettelli e Nora Venturini, la sapiente regia di Alessandro Di Robilant, garantiscono un prodotto di ‘qualità’, sperando di allontanrci, pian piano da un ‘certo’ tipo di televisione ripetitiva e a tratti squallida… Davanti allo schermo, dunque, il 21 e il 22 maggio su Canale 5, in prima serata.
Guardiamo, apprezziamo, riflettiamo..
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