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Mobbing

Stress, mobbing e dintorni: le insidie intangibili degli ambienti lavorativi

L’informativa di oggi riguarda lo stress che per la nostra lingua è un apporto recente; il padre di questo moderno concetto è Hans Selye, nato a Vienna (1907-1982), che indica con questo termine uno stato di tensione aspecifica della materia vivente, che si manifesta mediante trasformazioni morfologiche tangibili in vari organi, e particolarmente nelle ghiandole endocrine che stanno sotto il controllo dell'ipofisi anteriore.
Vi segnalo dei testi a riguardo e una nota (Stress:un nemico che puoi vincere), di Valeria Chierichetti, da VERA MAGAZINE 72 – rubrica “Psico” (dati tratti da una ricerca della Fondazione Europea per il Miglioramento delle Condizioni di Vita e di Lavoro).


1. “Lo stress” a cura di Mario Farnè  (Segnatura A- 23)

Si pensa che riguardi solo alcune persone fragili, mentre sono le persone dinamiche e con grinta che ne subiscono di più gli effetti. Ognuno poi reagisce in modo personalizzato alle situazioni stressanti e deve quindi imparare a prestare attenzione ai propri campanelli d'allarme e soprattutto saper individuare delle contromisure che siano adatte a sé.

Mario Farnè:  medico e psicoterapeuta, è professore di Psicologia medica alla Facoltà di Medicina dell'Università di Bologna. Tra le sue opere più recenti: Lo stress e L'ansia (il Mulino, Bologna 1999 e 2003) e Psicologia, salute e malattia (Zanichelli, Bologna 2001).


2. ” Stress e mobbing” a cura di Harald Ege e Maurizio Lancioni (Segnatura A - 16) 
 

Lo stress rappresenta un agente in grado di colpire il corpo e la psiche pressochè in maniera congiunta. Scrivere sul Mobbing e sullo stress significa anche raggiungere una visione d'insieme del lavoratore che vive con tutto se stesso e quindi con il proprio corpo, la sofferenza psichica di vittima di Mobbing. Questo è il tentativo riuscito degli autori che da anni si occupano di Mobbing. Gli autori superano qui la tendenza di alcuni a limitare i problemi della psiche ad un fatto astratto, disgiunto da una qualsiasi traccia concreta sulla fisiologia dell'essere umano. Le patologie da stress sono invece entità tangibili e concrete che richiedono cure mediche. Il volume oltre a far definitivamente luce sul delicato problema che lega lo stress al fenomeno del Mobbing, fornisce anche suggerimenti utili per arrestare il dilagare di questo fenomeno.
 
Harald Ege: ricercatore tedesco da anni residente in Italia, è specialista in relazioni industriali e del lavoro, dottore di ricerca in psicologia del lavoro e dell'organizzazione e svolge attualmente attività di ricerca presso l'Università di Bologna. E' responsabile della ricerca italiana sul Mobbing. Nel 1996 ha fondato PRIMA Associazione Italiana contro Mobbing e Stress Psicosociale, un'organizzazione senza scopo di lucro che si prefigge di divulgare, formare, assistere ed intervenire sul Mobbing a tutti i livelli, dal lavoratore al campo dirigenziale ed imprenditoriale.


3. ”Stress, mobbing e dintorni: le insidie intangibili degli ambienti lavorativi” a cura di R. Vaccani (Segnatura A - 165)


Le minacce invisibili degli ambienti lavorativi pervadono la società contemporanea come l'aria che si respira. Riconoscere queste insidie non è facile, a causa del loro insinuarsi silenzioso: la fisiologia degli individui percepisce il disagio e la mente, anche se apparentemente non consapevole, attiva processi di stress negativo. Sempre più frequenti e diffusi nella vita di tutti i giorni, lo stress aziendale e i fattori che ne possono provocare l'acutizzazione - come il mobbing - sono usciti dai libri specialistici e hanno trovato spazio sui periodici e nei discorsi comuni. Ma quali ne sono le cause e, soprattutto, come è possibile rimuoverle per favorire lo sviluppo di relazioni sane all'interno di un'organizzazione? Il volume, scritto da un autorevole esperto del mondo aziendale, analizza i fenomeni di stress, disadattamento lavorativo e mobbing in tutta la loro estensione, considerando: l'impatto dei nuovi paradigmi sociali ed economici, le culture aziendali che ne favoriscono o ne frenano lo sviluppo, gli effetti sull'individuo, le strategie per la riduzione o l'eliminazione del fenomeno.

Roberto Vaccani dal 1970 pratica attività di ricerca e consulenza di strutture, processi e comportamento in numerose aziende e istituzioni pubbliche e private. Dal 1975 si occupa di attività di docenza di strutture e comportamento organizzativo presso la SDA Bocconi di Milano. È fondatore e responsabile del SES (Studio di Educazione Sociale di Milano). Dal 1992 è responsabile della formazione dei docenti dell’Università Bocconi e dal 1996 è responsabile scientifico del Programma Orientamento laureati della medesima università.

________________ 

di Valeria Chierichetti, da VERA MAGAZINE 72 – rubrica “Psico” (dati tratti da una ricerca della Fondazione Europea per il Miglioramento delle Condizioni di Vita e di Lavoro):

STRESS: UN NEMICO CHE PUOI VINCERE

Nervi a pezzi. Fino a certi livelli è positivo; se è troppo fa ammalare.
Nel 50% dei casi la causa è il sovraccarico di impegni. Sono 600 milioni i giorni di lavoro persi a causa dello stress, è di 20 miliardi di Euro l’anno il costo dello stress in Europa
Lo sapevate? Quarantuno italiani su cento sono stressati
Uomini e donne, soprattutto tra i 35 e i 54 anni, con i nervi a pezzi. Non c’è dubbio: tra i disagi di questo nostro tempo lo stress riveste un ruolo determinante. “È un fenomeno legato al salto qualitativo della civiltà attuale” dice Luciano Marchino, docente di Psicologia Clinica all’Università di Milano Bicocca. “Da un punto di vista funzionale abbiamo ancora un cervello simile a quello degli umani del Paleolitico, estremamente primitivo. Basti pensare che il 98,7% dei nostri cromosomi è in comune con i gorilla. La sfida è proprio quella di riuscire a reggere l’impatto di una civilizzazione basata sull’aumento esponenziale di stimoli e informazioni, con un sistema biologico ancora primordiale”. Da qui, insomma, lo stress.     Che ci fa ammalare, o quanto meno incide sulla qualità della nostra vita.


Non sempre è dannoso.
Ma che cos’è lo stress? In sé, è un’emozione vitale, positiva, addirittura indispensabile.”È la capacità di reagire agli eventi, ai cambiamenti, ai rischi. Senza, la specie umana non avrebbe potuto sopravvivere”, spiega Mario Farnè, docente di Psicologia Medica all’Università di Bologna. In che senso? “Lo stress benefico, definito anche eustress, è la risposta psicobiologica dell’organismo a un pericolo: fa in modo che si entri in stato di allarme o di vigilanza e si affinino le capacità di percezione e di concentrazione”, aggiunge Ferdinando Pellegrino, psichiatra e psicoterapeuta di Milano.
Anche le ricerche più recenti, condotte da Bruce Mc Ewen, neuroendocrinologo americano della Rockfeller University di New York, confermano che lo stress permette al nostro corpo un repentino adattamento a ogni pericolo o stimolo esterno. In seguito a un segnale di allarme le ghiandole surrenali producono immediatamente adrenalina, noradrenalina e cortisolo, ormoni che agiscono su muscoli, cuore e polmoni per predisporre il corpo a un comportamento di attacco o di fuga. Il respiro accelera il ritmo, il cuore batte più forte per portare più sangue ai muscoli delle gambe, perfino i vasi sanguigni della pelle si contraggono per diminuire il rischio di emorragia in caso di ferite, mentre lo zucchero nel sangue aumenta per darci più energia. “In questo modo l’uomo delle caverne era pronto a reagire agli attacchi delle bestie feroci che lo circondavano. Anche se i mammuth sono scomparsi, noi continuiamo con l’identico meccanismo a reagire al pericolo, di qualunque natura sia: una macchina che ci sta per venire addosso o il capo inferocito che ci convoca per una riunione”, spiega Farnè. “Guai se non avessimo lo stress. È il meccanismo che in fondo ci permette di affrontare la vita”.


Da positivo a negativo
Ovviamente, quando questa situazione di allarme si prolunga troppo, gli ormoni prodotti in continuazione diventano eccessivi e finiscono per danneggiarci. “Lo stress si trasforma così da positivo in negativo. Dall’eustress si passa al distress, quello che fa male, che ci fa vivere sempre in ansia, che ci fa sentire come elastici tirati al massimo che prima o poi si spezzeranno” dice Farnè. “Di certo, i ritmi convulsi della nostra vita fanno da sfondo a questo scenario di popolazione perennemente stressata. Rappresentano un’ottima base di partenza per soffrire di stress cronico”. Non tutti, comunque, abbiamo le stesse modalità di reazione di fronte a un medesimo evento.
 “Non è tanto la situazione in sé a essere fonte di stress, ma la capacità con cui una persona reagisce trovandosi in quella determinata circostanza” prosegue Pellegrino. In altre parole, quello che può essere estremamente stressante per una persona, non lo è affatto per un’altra. Una questione personale, insomma.
Di solito, di fronte a eventi piuttosto pesanti, la media degli individui riesce a reagire bene. Sono i microtraumi del quotidiano che alzano la soglia dello stress. Non è l’eccezionale, ma la normalità, la vita di tutti i giorni che , per varie ragioni, assume un carattere stressante.
E questo, appunto, è molto soggettivo, con variabili che dipendono dal nostro carattere, dal nostro vissuto.
Un esempio? “Lo stress da prestazione, quello che ti porta a vivere in uno stato di allerta continua per corrispondere alle aspettative degli altri, nasconde una buona dose di perfezionismo”, dice Anna Oliverio Ferraris, docente di Psicoterapia dell’Età Evolutiva all’Università La Sapienza di Roma. “Voler fare tutto al meglio alla lunga provoca uno stress permanente. Ingigantito se poi, quando qualcosa non funziona, subentra il senso di fallimento”.
Un altro stress è quello emotivo-sentimentale. I sintomi? Un investimento eccessivo nelle relazioni con gli altri, nei rapporti affettivi, nella vita con il partner. Un classico è la persona che sacrifica tutti i suoi bisogni e desideri per prendersi cura di chi le sta a cuore (familiari, amici, figli …) senza mai chiedere nulla in cambio. Salvo sentirsi subito in colpa quella volta che, per una qualsiasi ragione, viene meno ai suoi “doveri”.


Attenzione ai cambiamenti
Poi c’è la categoria, vastissima, degli stressati da cambiamento. “Gli imprevisti, magari minimi, fanno parte della vita di tutti i giorni: un appuntamento che salta all’ultimo minuto e ti costringe a cambiare i tuoi piani; la coda in autostrada che ti fa arrivare in ritardo alla riunione. Ma alcune persone, caratterialmente molto rigide, hanno bisogno di appigli sicuri. Basta un niente, una variazione di programma o di abitudini, per farle saltare. Il loro punto debole? Mancanza di sicurezze interiori e, appunto, ricerca di sicurezze esterne. Che però non vengono mai acquisite”, dice Oliverio Ferrarsi.
Poi c’è l’altra faccia della medaglia: ovvero lo stress da ipostimolazione. “È quello che affligge individui particolarmente portati alla novità, che invece si sentono intrappolati in una vita all’insegna della routine”, aggiunge Farnè. Già, perché anche la totale (o quasi) assenza di stimoli può provocare stress.
Non solo. Sempre Mc Ewen ha scoperto che anche la mancanza di potere genera ansia. Certo, la figura del manager stressato è una realtà, ma anche chi svolge lavori poco gratificanti, ripetitivi, per nulla creativi è soggetto a crisi. E infine c’è lo stress da troppi impegni. “È tipicamente femminile, visto che oggi le donne devono saper far fronte a lavoro, figli, marito, casa, vita sociale e chi più ne ha più ne metta”, dice Marchino. “Il tutto comporta una notevole fatica mentale e fisica. Come se non bastasse, molte donne sono bravissime a caricarsi di impegni extra, di cui potrebbero fare benissimo a meno.
Ma il problema, la fonte da cui scaturisce lo stress, è proprio questo: il controllo, il sentirsi indispensabili in ogni circostanza, il non sapersi fermare mai. Un gorgo senza fine che ci porta a dimenticare noi stessi, le nostre esigenze personali, i nostri reali, più che giustificati bisogni”.

Quanto influisce sulla salute fisica?
La mente e il corpo interagiscono, è dimostrato. Una situazione prolungata di stress può quindi innescare disturbi fisici di vario genere che spaziano dalla cefalea, prodotta dalla contrazione della muscolatura cranica, alla tachicardia dovuta alla troppa adrenalina, al mal di stomaco causato da una eccessiva acidità gastrica.
Ma a volte non si esagera dando sempre la colpa allo stress?
 “Certo, prima di liquidare ogni nostro disturbo come una sua conseguenza, è sempre necessario consultare il proprio medico di fiducia, per farsi prescrivere tutti gli accertamenti del caso”, dice Farnè. “Solo se gli esami clinici non rivelano nessuna patologia, allora si potrà davvero prendere in considerazione il disturbo come una conseguenza di stress e tensione”.
Non va dimenticato che secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità circa il 70% delle persone che passano dagli ambulatori medici sono soggetti funzionali, cioè non hanno nulla di organico. Tra questi, molti sono vittime dello stress.



Comitato Paritetico sul fenomeno del Mobbing
 

Chi fosse interessato al prestito dei volumi può telefonare ai seguenti numeri:
    tel. 071- 806 3733 
    cell. 339 -1885908.
    email:
gabriella.sabbatini@regione.marche.it



comitato.mobbing@regione.marche.it
c.so Garibaldi, 111 -  60100 Ancona c/oSportello Informadonna

 


 Redazione 

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