Lester Bangs “Deliri, desideri e distorsioni”
Con tutta probabilità ha un titolo meno geniale di quello della raccolta di scritti pubblicata da minimum fax esattamente un anno fa (“Guida ragionevole al frastuono più atroce”), ma “Deliri, desideri e distorsioni” è, se possibile, ancora più grande e appassionante. Il talento di Lester Bangs è un autentico fiume in piena. Anche volendo, è impossibile stargli dietro. Però, che piacere impagabile provarci. Siamo negli anni in cui le utopie erano già cadute da un pezzo eppure la musica era ancora vista come una questione di primaria importanza, per lo meno da una manica di pazzi che erano soliti farsi cullare, cambiare, maciullare o salvare la vita da una canzone rock. Agli eredi di quella pazzia che, pur nel degrado senza rimedio di un’epoca mercificata e sommersa di ‘immondizie musicali’, ancora oggi riescono a trovare perle per cui può valere la pena aprire gli occhi la mattina è dedicato questo libro. Dentro è possibile trovare tutto l’armamentario critico di Lester Bangs: eccitazione, ferocia, passione vera, colpi bassi, calci nel culo; e poi i pronostici smentiti, le allucinazioni, i voli pindarici, le esaltazioni vertiginose come le stroncature perentorie. C’è la musica che ama, “Horses” di Patti Smith, Miles Davis, Charlie Haden, “The Marble Index” di Nico, e quella che proprio non sopporta, gli Aerosmith, gli Eagles, i Dead Kennedys, i Joy Division e la new wave. C’è l’imperdibile serie di articoli sui Rolling Stones, i preferiti di Bangs, perché «sono i maestri indiscussi nell’esprimere la noia e la disperazione del vivere comodamente in questa società», ai quali tuttavia non risparmia frecciate («gli Stones sono sempre più rimbambiti: questo è ovvio per chiunque abbia ascoltato gli ultimi due dischi o li abbia osservati negli ultimi tempi») e battute al vetriolo («io voglio incisività e questo album non mi rassicura sul fatto che la otterrò»). C’è il divertente articolo sui quattro ex Beatles divenuti zombie, pubblicato nel 1975. C’è il ricordo sui generis di Sid Vicious, scritto poco dopo la sua morte. Ci sono folli stralci di una folle intervista col folle Captain Beefheart. Letto insieme a “Guida ragionevole al frastuono più atroce”, questo “Deliri, desideri e distorsioni” rappresenta un’opera imprescindibile per chi è una rockstar nella vita di tutti i giorni. Lester Bangs, per primo, ha vissuto come una rockstar, bruciando tutto, bruciando di vita, bruciando d’elettricità, bruciando di cattive abitudine, bruciando di una strana celebrità. Philip Seymour Hoffman ne ha offerto una credibile interpretazione in Quasi famosi, film di qualche anno fa girato dall’eterno rockettaro Cameron Crowe; REM, Bob Seger, Ramones l’hanno cantato nelle proprie canzoni; ma la via più corretta per conoscere Bangs passa, necessariamente, per i suoi dirompenti scritti. Vorrei chiudere con la definizione di Keith Richards più esagerata che vi capiterà mai di leggere: «Keith Richards sembrava incarnare tutte le cose buie e tragiche che il trip degli Stones avesse mai fatto temere: l’anima insipida, la pelle giallastra, scorticato fino all’osso, e dietro l’ombra degli occhi nascosti dal riflettore la traccia di un’intelligenza malata, troppo cancerosa ormai per snocciolare maledizioni». Firmato Lester Bangs.
Pierluigi Lucadei
Leggi la recensione di “Guida ragionevole al frastuono più atroce” http://win.ilmascalzone.it/re88.htm
Recensioni – martedì 21 febbraio 2006, ore 15.43
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