L'ETIOPIA DI FRANCESCA
Dopo l'esperienza di Serena in Perù, un'altra ragazza picena parte per un lontano Paese per un anno di servizio civile: oggi inizia la sua testimonianza
31/10/2007 - Sono nella mia stanza e osservo le cose collezionate negli ultimi anni, tra le quali sono cresciuta e che parlano tutte un po’ di me… stasera mi piace più di altre sere guardare i poster appesi alle pareti durante gli anni delle medie e mai tolti, il computer ormai vecchio ma che funziona ancora, gli scaffali pieni di libri, le foto, le medaglie e soprattutto i quadri e le statuette che qualcuno potrebbe definire etniche…
Ah, sto dimenticando di presentarmi: mi chiamo Francesca Bernabini, ho 26 anni, abito a Folignano e sono laureata nella specialista di Cooperazione e Sviluppo locale e internazionale. A partire da oggi mi impegnerò a scrivere ogni settimana su questo giornale, continuando quanto iniziato da Serena, la quale fino a pochissimi mesi fa si trovava in Perù….
Anch’io sto per intraprendere un viaggio, che durerà circa 11 mesi. La mia destinazione è l’Etiopia, e in particolare una cittadina a sud: Moyale. In Etiopia svolgerò il mio servizio civile, un’opportunità importante di crescita personale, ma soprattutto un’occasione per conoscere altre culture e altri sistemi di organizzazione sociale, per comprendere come si svolge la vita quotidiana delle persone in un contesto a me insolito e soprattutto per mettermi a disposizione nella ricerca di soluzioni condivise per lo sviluppo del mondo in cui abitiamo. Sarò inserita all’interno di un progetto agro-pastorale e di sicurezza alimentare gestito dall’organizzazione non governativa LVIA, Associazione di Solidarietà e Cooperazione Internazionale (sito ufficiale www.lvia.it).
La scelta di questa partenza non è stata improvvisa, ma il risultato di un lungo percorso cominciato fin da bambina quando, all’asilo in Nigeria, dove abitavo con la mia famiglia, ho avuto un primo incontro con le ingiustizie e quindi con le sofferenze che affliggono il continente africano. Crescendo mi sono chiesta perché in alcune parti del mondo i bambini potessero andare facilmente a scuola, giocare, mangiare e abitare in posti salubri, mentre in altre parti del mondo questo non era possibile; oggi non conosco completamente tutta la risposta, ma continuo a credere che non sia giusto. Inoltre ho forte fiducia che le cose possano cambiare piano piano, con l’impegno di tutti.
Ho pensato di condividere quello che sentirò e vivrò in Etiopia per vari motivi: un po’ perché si parla troppo poco di Africa e quando lo si fa è per la gran parte in termini pietistici o sensazionalisti, senza riconoscere la vivacità culturale e la dignitosa resistenza delle persone nei paesi africani, e un po’ perché le questioni africane sono strettamente legate alle nostre, sotto vari punti di vista: immigrazione, uso critico delle risorse, come acqua e ambiente, etc. Inoltre mi piace credere che non parto sola, ma che in qualche modo tutte le persone conosciute, che hanno quindi contribuito a farmi essere ciò che sono, mi accompagnino in questa avventura, a maggior ragione gli abitanti della provincia di Ascoli Piceno, nella quale sono cresciuta.
Intanto però sono qui nella mia stanza, a casa, la valigia è aperta, ma vuota ancora… quando leggerete questo articolo sarò probabilmente atterrata da pochissime ore all’aeroporto di Addis Abeba, la capitale etiope. Avrò quindi già salutato familiari ed amici e starò cercando di capire “in che posto sono finita”, per quanto la comprensione delle cose non sia mai immediata e il tempo diventa quindi un fattore fondamentale. Ovviamente ho un po’ di paure, quelle tipiche di chi inizia un nuovo viaggio, una nuova fase della propria vita, tra l'altro in un contesto che non è dei più facili, ma nemmeno dei più difficili... ma anche tanto entusiasmo, perché sto per impegnare le mie energie in qualcosa in cui credo, anche se questo significa dire temporaneamente addio alle mie certezze, staccarmi da cose a me note e che, tutto sommato, mi piacciono.
Francesca Bernabini
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