Programma di lotta all’Aids sull’orlo della bancarotta: appello di Medici Senza Frontiere
La lotta all'AIDS nei Paesi poveri è destinata al fallimento se le istituzioni internazionali non si impegneranno in modo serio e concreto per risolvere la questione dei costi esorbitanti delle nuove terapie. Cinque mesi fa l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha pubblicato l'aggiornamento delle linee guida per il trattamento dell'AIDS raccomandando l'uso dei farmaci di nuova generazione anche nei Paesi più poveri. Ma nessuna strategia concreta è stata messa in atto per aiutare i Governi dei Paesi più colpiti a procurarsi questi medicinali dal prezzo esorbitante. Il nuovo regime terapeutico raccomandato dall'OMS può essere fino a sei volte più costoso rispetto a quello più comunemente usato oggi. I pazienti che già ricevono i farmaci di prima generazione sempre più spesso devono passare a una terapia innovativa a causa dei pesanti effetti collaterali e dell'insorgere di resistenze. Quando si manifestano resistenze i pazienti devono necessariamente passare a una combinazione di farmaci completamente diversa altrimenti si ammalano di nuovo e muoiono. Queste terapie di seconda linea sono fino a 50 volte più costose di quelle in uso oggi. “Il nostro lavoro sul campo ci insegna che il costo delle terapie è destinato a crescere ancora nei prossimi anni se non si interverrà a livello politico. Non si può fare affidamento sulle politiche di beneficenza delle multinazionali farmaceutiche per risolvere il problema. È necessario un cambiamento globale di strategia”, ha detto Gianfranco De Maio, direttore di MSF Italia. “È chiaro come il sole che, ai prezzi attuali, la necessità di somministrare ai pazienti farmaci di nuova generazione porterà alla bancarotta i programmi di cura faticosamente messi in piedi negli ultimi 15 anni. Eppure i Governi, le industrie e le agenzie multilaterali stanno facendo molto poco per risolvere il problema”. Oggi MSF somministra antiretrovirali a 80mila pazienti in 65 progetti in più di 30 Paesi. I dati forniti dal progetto in Sudafrica (attivo dal 2000) dimostrano che il 17,4% delle persone in trattamento da più di 5 anni hanno dovuto cambiare regime e passare ai farmaci di seconda linea. “La chiave di volta per espandere i trattamenti contro l'AIDS – prosegue De Maio – è stata la comparsa sul mercato di equivalenti generici dei farmaci di marca delle multinazionali. Solo la concorrenza con i produttori indiani ha portato a un reale abbassamento dei prezzi delle triterapie dai 10mila$ l'anno per paziente del 2001 ai 130$ di oggi”. Purtroppo oggi il rafforzamento delle norme sui brevetti e sulla protezione della proprietà intellettuale rischiano di impedire l'immissione sul mercato di equivalenti generici dei nuovi farmaci. Inoltre in molti Paesi gravemente colpiti dalla pandemia, spesso le multinazionali non si preoccupano nemmeno di registrare e far arrivare nuovi farmaci. “È inaccettabile che in Africa dobbiamo aspettare anni per usare farmaci che sono largamente in uso nei Paesi ricchi”, dice il dottor Moses Massaquoi che lavora per MSF in Malawi. Ecco alcuni esempi di comportamenti delle multinazionali farmaceutiche a danno dei Paesi più poveri e più colpiti. Il Tenofovir, uno dei farmaci più comunemente usati nei Paesi ricchi e raccomandato dall'OMS, è stato approvato negli USA nel 2001, ma la Gilead che lo produce lo ha registrato in appena 15 dei 97 Paesi in via di sviluppo che dovrebbero poter accedere al programma di prezzi ridotti annunciato dalla stessa multinazionale. La Abbot un anno fa ha lanciato negli USA una nuova versione di un suo farmaco essenziale, il lopinavir/ritonavir, particolarmente adatta ai paesi tropicali perché non si altera con le alte temperature. A tutt'oggi la multinazionale non ha registrato questo prodotto innovativo in nessuno di Paesi in via di sviluppo. “I programmi di lotta all'AIDS nei Paesi poveri sono finanziati da donatori internazionali le cui risorse non dovrebbero essere utilizzate per pagare prezzi artificiosamente tenuti alti al fine di garantire i profitti delle aziende farmaceutiche. La priorità è quella di abbassare i prezzi il più possibile per garantire l'accesso alle cure a tutti i malati”, conclude De Maio.