SAN BENEDETTO DEL TRONTO, 08/10/2008 - Al Teatro Concordia di San Benedetto del Tronto, alle 17.00 ha preso ufficialmente il via la 15^ Rassegna del Documentario ‘Premio Libero Bizzarri’ con una madrina d’eccezione, la guatemalteca Premio Nobel per la Pace Rigoberta Menchù.
L’arrivo della signora Menchù, reso possibile grazie al Collettivo Guatemala-Moie nelle persone di Antonella Nonnis e di Raffaele Bucciarelli, al comune di San Benedetto del Tronto e alla Presidenza del Consiglio Regione Marche, ha lasciato tutti i presenti con il fiato sospeso.
All’apertura dell’incontro la presidente della Fondazione Libero Bizzarri, Maria Pia Silla, ha accolto così il Premio Nobel: “Siamo onorati di averla con noi al Festival Bizzarri per la forza che viene dalle sue parole, dalle sue azioni. Per aver sempre parlato di istruzione e diversità come fondamenti. Per aver portato allo scoperto la situazione del Guatemala”. Anche l’assessore Margherita Sorge ha ringraziato la Menchù, prima di lasciarle la parola: “Per il Festival Bizzarri, per noi tutti e per le generazioni più giovani il suo esempio è d’incoraggiamento a lottare e a vivere per un ideale. Per questo la ringraziamo”.
La figura di Rigoberta Menchù, composta, fiera e con indosso gli abiti tradizionali del Guatemala, ha poi catalizzato l’attenzione di tutti: “Tutti i popoli che vivono sulla propria pelle le atrocità dei conflitti armati, non solo i guatemaltechi, hanno bisogno di solidarietà. Parlare dei diritti umani, della vita, serve non solo a ricordare. Serve a non farsi complici silenti di dolore, torture, assassini.
La gente ha bisogno di cose semplici e pratiche per essere felice, ha bisogno che sia rispettata la madre terra e tutti i suoi figli, siano essi uomini, piante, animali. Il mio, oggi, è un paese in cui a tre anni dalla firma della pace abbiamo 300.000 vedove e 50.000 desaparecidos. Un paese in cui negli anni di conflitto sono state eliminate 600 comunità indigene, sequestrate, torturate e uccise le guide spirituali delle comunità stesse. Persone che per la gente rappresentavano un punto di forza, una fonte di incoraggiamento. Le armi ci hanno censurato il libero pensiero, il dialogo, hanno bloccato lo sviluppo del Guatemala”.
E ha proseguito: “La Fondazione Menchù ha portato e porta avanti una lotta per il riconoscimento del ‘delitto di lesa umanità’, ossia il crimine perpetrato a danno di tutta l’umanità. Il genocidio, l’etnocidio sono crimini che coinvolgono tutti gli esseri umani, tutti quanti. Dobbiamo fare in modo che i diritti umani smettano di essere la lotta personale di una persona, di un gruppo, devono essere teorizzati, concettualizzati, devono diventare una priorità nelle giurisprudenze di tutti i popoli”.
Poi, il Premio Nobel, introducendo la proiezione di Las Cruces…Poblando proximo di Ray Figueroa e Rafael Rosal, ha concluso il suo discorso: “Vi ringrazio di essere qui, per la solidarietà, la coscienza civile, ma ricordate che chi ha coscienza non resta in silenzio, ma agisce. Dobbiamo guardare al futuro per non scordare il passato e per fare in modo che i nostri figli non siano né vittime né carnefici”.
Chi oggi ha partecipato all’incontro ha avuto l’opportunità di conoscere una donna straordinaria, di ricevere in dono attraverso le sue parole, i suoi pensieri, una visione del mondo dalla forza ancestrale. Una visione ereditata dagli antenati Maya.
Con questo pomeriggio inaugurale, in cui la libertà di pensiero, il diritto dell’essere umano e della vita in ogni sua forma hanno avuto l’ascolto e l’attenzione che meritano, prende dunque il via un Festival Bizzarri tutto da vedere, tutto da vivere. Un Festival che svegli le coscienze e aiuti quelle già sveglie a non perdersi mai d’animo, ma a lottare con intelligenza e perseveranza per lasciare che tutti i figli di questa terra vivano nella pace a cui hanno diritto.